La ruota del tornio scoperto a Kom Ombo e una delle rappresentazioni di un vasaio al lavoro (ph. MoA rielaborata da Mattia Mancini, Djedmedu)

Giornate piene di annunci importanti quelle di quest’ultima settimana. Dopo le sensazionali scoperte che hanno coinvolto il Basso Egitto (la parte più settentrionale dell’antica Kemet) a rendersi protagonista di buone nuove è l’Alto Egitto: a Kom Ombo, la famosa area archeologica dove l’omonimo tempio è dedicato a due triadi di divinità[1], è venuto casualmente alla luce un antico laboratorio destinato alla produzione di ceramica risalente a più di 4.000 anni fa. La scoperta era stata annunciata giovedì, ma l’interesse internazionale che ha ruotato intorno all’apertura del sarcofago in granito nero scoperto anch’esso casualmente ad Alessandria ha fatto passare in secondo piano un ritrovamento davvero rilevante.

La scoperta è avvenuta durante i lavori di drenaggio della falda acquifera che interessano la zona archeologica sita nella provincia meridionale di Assuan, nell’area compresa tra l’ingresso del Museo del Coccodrillo e il fiume Nilo.

Il laboratorio di ceramiche risale alla IV dinastia (2630-2510 a.C. – Antico Regno) ed è ad oggi il più antico laboratorio di ceramiche scoperto in Egitto. All’interno del laboratorio gli archeologi hanno trovato diversi vasi in terracotta e i relativi stampi per l’argilla consistenti in perforazioni semicircolari, oltre ad una ruota in calcare di un antico tornio da vasaio che risulta essere il reperto che ha suscitato maggior interesse. Il tornio era composto da una base vuota sulla quale far girare con mani e piedi il disco in pietra così da poter plasmare con le mani, e a volte con l’aiuto di piccoli utensili, vasi e ceramiche in perfetta simmetria ed in modo celere.

Illustrazione del funzionamento di un tornio (image MoA)

Nonostante il gran numero di rappresentazioni che descrivono lo sviluppo delle varie tecniche utilizzate per la produzione della ceramica, non era mai stata trovata finora una ruota da vasaio risalente all’Antico Regno. L’unico esempio ritrovato risalente allo stesso arco di tempo è quello portato alla luce dall’egittologo ceco Miroslav Verner, il quale aveva trovato però la sola testa di una ruota all’interno di un laboratorio di ceramiche collegato al tempio della regina Khentkaus ad Abusir, importante necropoli per le sepolture reali della V dinastia nei pressi del Cairo, quindi di poco più recente. E’ per questo che il dott. Mostafa Waziri, segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità, sottolinea l’importanza della scoperta che definisce inconsueta, in quanto permette di aggiungere informazioni preziose sullo sviluppo della produzione di ceramiche e sulla vita quotidiana degli antichi egizi durante questo periodo storico.

Il lavoro al tornio era anche associato ad una delle divinità più importanti del pantheon egizio tanto da renderlo il protettore dei vasai: Khnum, particolarmente venerato nella regione di Assuan, era il guardiano delle sorgenti del Nilo e custode della potenza creatrice delle inondazioni. Il dio criocefalo era definito il vasaio divino. Secondo la mitologia infatti plasmò l’uovo primordiale da cui sarebbero nati il mondo e con esso gli uomini, gli uccelli, i pesci e il bestiame; da allora donava la vita alle sue creazioni modellate al tornio con il fertile limo del fiume sacro.

Khnum, il vasaio divino, dal Mammisi del tempio di Dendera. Qui si vede benissimo come era composto il tornio (ph. Paolo Bondielli)

Source and photos: MoA

 

[1] La triade di Sobek (il dio coccodrillo) con Hathor e Khonsu e quella di Haroeris ovvero Horo il Vecchio, manifestazione solare del dio falco, con Tesenet-nofret (sorella divina di Horus) e Panebtaui (il signore dei due paesi).

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