Una delle perle di vetro provenienti dall'antico Egitto trovate in un tomba danese di 3400 anni fa. Credit Roberto Fortuna e Kira Ursem

In diverse tombe scandinave dell’età del bronzo sono state trovate perline di vetro in cobalto. Dalle analisi effettuate è emerso che ventitre delle perle ritrovate nelle sepolture danesi provenivano dall’Egitto e che erano state prodotte ad Amarna dallo stesso laboratorio che aveva fornito le perle blu che adornavano il corpo del giovane Tutankhamon nella sua sepoltura. Le altre, invece, erano per la maggior parte originarie della Mesopotamia, precisamente di Nippur. Ma cosa ci facevano queste perline in Danimarca 3400 anni fa? I composti del cobalto erano molto diffusi nell’area del Mediterraneo fin dal III millennio a.C. ed erano utilizzati per conferire colorazioni nella gamma tra il blu e il verde alla ceramica e al vetro. E’ evidente dunque che già in quel periodo erano attive delle vere e proprie rotte commerciali tra l’estremo nord dell’Europa e queste due terre extracontinentali.

Collana in vetro blu trovata tra i gioielli di donna dell’antica Danimarca. Credit Roberto Fortuna e Kira Ursem
Collana in vetro blu trovata tra i gioielli di una donna dell’antica Danimarca. Credit Roberto Fortuna e Kira Ursem

La scoperta delle perle blu, però, non è l’unica prova dell’esistenza di scambi tra queste aree così tanto lontane. Nei manufatti ritrovati le perline erano accessorie a monili in ambra locale, facevano parte dello stesso ornamento (collane e braccialetti), e quell’ambra era la stessa ritrovata a Micene, in Grecia, e in Qatna, nei pressi di Homs in Siria. Un altro indizio aggiunge pedine importanti a conferma di questa teoria: le perle d’ambra nordica, così come le perle di vetro e il rame egiziano, erano parte del prezioso carico della nave naufragata a Uluburun, a largo della costa turca. La scoperta di tutti questi reperti, insieme ad altri oggetti ritrovati al di fuori dei confini di produzione (come il rame cipriota rinvenuto in Svezia), fanno emergere l’immagine di un sistema commerciale molto elaborato e attivo. Il team di archeologi danesi e francesi che ha seguito gli studi nelle tombe scandinave è convinto che le perle di vetro viaggiavano lungo le stesse rotte dell’ambra. Il vetro andava dalla Mesopotamia e dall’Egitto verso il nord, mentre l’ambra, dal settentrione, raggiungeva la parte più lontana del Mediterraneo ed arrivava anche oltre.

Un'elaborata perla di vetro con ambra inclusa, trovata nella tomba danese di 3400 anni fa, proveniente dall'antico Egitto. Credit Roberto Fortuna and Kira Ursem
Un’elaborata perla di vetro con ambra inclusa, proveniente dall’antico Egitto, trovata nella tomba danese di 3400 anni fa. Credit Roberto Fortuna e Kira Ursem

La presenza dell’ambra e del vetro nei monili non era casuale o semplicemente un fatto estetico e di gusto. Al di là del segnale sociale che trasmettevano (la resina fossile era davvero molto costosa e solo i massimi livelli della società potevano permettersi le preziose perle esotiche), si ritiene che le perle di vetro e di ambra potessero avere valori simbolici o magici. L’ambra dorata, con la sua trasparenza, avrebbe probabilmente trasmesso il simbolismo solare. Secondo la mitologia greca questa resina rappresentava le lacrime versate dalle Eliadi, le figlie del dio del sole Helios, che, dopo il pianto disperato per la morte del fratello Fetonte, si trasformarono in alberi e le loro lacrime, al sole, si solidificarono tramutandosi in ambra. Le perle di colore blu erano rare in quei tempi e avevano un valore quasi magico, a quelle latitudini erano considerate un pezzo di cielo. In generale, il colore blu rappresentava appunto il cielo e l’acqua, e con essa il mare, i laghi e i fiumi. In Egitto questo colore era associato al concetto di vita e rinascita, rappresentava la fertilità del Nilo e le acque primordiali da cui il dio sole Ra era emerso, ed era legato ai miti della creazione e della rinascita dell’astro diurno che si rigenerava ogni mattina. Se consideriamo tutto questo non è difficile capire quali proprietà magiche erano connesse al vetro e all’ambra nell’età del bronzo del Nord, è facile dunque individuare quali fossero i valori magici attribuiti a questi materiali quando venivano indossati direttamente sulla pelle; potevano rappresentare una sorta di narrazione del mito legato al viaggio eterno del sole: nel cielo e nelle profondità delle acque, compreso il mare.

Source: www.haaretz.com and Mastrocinque Attilio (Univerisità di Verona, Dipartimento Culture e civiltà)

 

 

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Tiziana Giuliani

Egittofila, sin dall’infanzia appassionata di Antico Egitto, collabora con l’associazione Egittologia.net dal 2010. Ha contribuito alla realizzazione di EM-Egittologia.net Magazine (rinominato poi MediterraneoAntico) seguendone la pubblicazione già dai primi numeri e ricoprendo in seguito anche il ruolo di coordinatrice editoriale. Dal 2018 è capo redattrice di MediterraneoAntico.

Organizza conferenze ed eventi legati al mondo degli Egizi, nonché approfondimenti didattici nelle scuole di primo grado. Ha visitato decine di volte la terra dei faraoni dove svolge ricerche personali; ha scritto centinaia di articoli per la ns. redazione, alcuni dei quali pubblicati anche da altre riviste (cartacee e digitali) di archeologia e cultura generale. Dall’estate del 2017 collabora con lo scrittore Alberto Siliotti nella realizzazione dei suoi libri sull’antico Egitto.

Appassionata di fotografia, insegna ginnastica artistica ed ha una spiccata predisposizione per le arti in genere.

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