“Dedicare una mostra temporanea alla Missione Archeologica Italiana (M.A.I) e alla figura di Ernesto Schiaparelli che ne fu il fondatore, significa rendere omaggio a uno degli elementi costituivi dell’identità del Museo Egizio. La costruzione identitaria è un processo complesso in cui è imprescindibile guardare alla propria storia e confrontarsi con essa. Questa esposizione non è dunque un mero approfondimento di un segmento della storia del Museo ma è la sottolineatura di uno degli aspetti che reputiamo fondamentali per la vita dell’Egizio: il lavoro di scavo.”
Con queste parole Christian Greco, direttore del Museo Egizio di Torino, sintetizza in modo chiaro il progetto scientifico che sta alla base di questa nuova esposizione temporanea, visitabile fino al 20 settembre 2017, che si ricollega fortemente alla parte prosopografica che il visitatore incontra all’inizio del normale percorso museale.
Non più il reperto come protagonista ed unico attore quindi, ma la sua storia, che è la somma delle storie di uomini e donne che si intrecciano tra loro, dando forma a quell’esperienza unica e irripetibile che ha visto i nostri studiosi operare con grande successo lungo la Valle dei Nilo. Un lavoro che ha riportato in patria non solo gli oggetti “scavati”, com’era in uso al tempo, ma un vero e proprio archivio di documenti che descrivono nel dettaglio ogni fase del lavoro sul campo, corredando le descrizioni con disegni dettagliati e con una considerevole quantità di fotografie.
L’esposizione contestualizza e collega la Missione Archeologica Italiana alla Torino di inizio Novecento, dove Ernesto Schiaparelli – chiamato a dirigere il Museo Egizio fin dal 1894 – trova un magma scientifico culturale che pone piena fiducia nel progresso, con il capoluogo piemontese divenuto sempre più un innovativo e creativo polo industriale in grado di attirare l’interesse di studiosi internazionali. Schiaparelli si spende in prima persona presso le istituzioni per ottenere ogni tipo di sostegno al suo progetto e per reclutare uomini che potessero dare un concreto contributo alla missione, spingendosi a chiedere fondi anche alla Casa Reale.
E’ con questa forte spinta che la M.A.I. mette piede in Egitto a partire dal 1903, con l’appoggio in loco dei Frati Francescani e di funzionari governativi, compreso il grande archeologo Gaston Maspero, direttore del Service des Antiquitès egiziano. Sono gli anni delle grandi scoperte tra le quali ricordiamo la splendida tomba della regina Nefertari, quelle dei figli di Ramesse III, la tomba ancora intatta dell’architetto Kha e di sua moglie Merit e poi lo scavo di Gebelein, che ha regalato al Museo Egizio reperti di straordinaria importanza, come ad esempio le pitture della tomba di Iti e Neferu.
Molti gli enti prestatori tra i quali ricordiamo il British Museum, il Metropolian Museum, l’Archeologico di Firenze e le Collezioni Egittologiche di Pisa, ma anche il Centro Storico Fiat, il Museo Nazionale del Risorgimento di Torino, l’Archivio del Corriere della Sera e de La Stampa di Torino e diverse collezioni private. Un collegamento quindi tra le grandi istituzioni museali e la storia del nostro Paese, raccolta anche tra gli scaffali dell’Archivio di Stato di Torino, che conserva l’archivio storico del Museo dalla fine dell’Ottocento fino agli anni Novanta del secolo scorso: “Agli originali rapporti istituzionali di Ufficio versante e Archivio ricevente si è dunque aggiunta la comune intenzione di valorizzare, in occasione della mostra, il tesoro di carta” (dal contributo per la cartella stampa dell’Archivio di Stato di Torino).
Il percorso della mostra è dunque un viaggio che racconta un viaggio, una storia che racconta una storia, un museo che racconta un museo, con l’ausilio di un’audioguida da cui sarà possibile ascoltare un’avvincente storytelling della mostra stessa, creata appositamente dalla Scuola Holden di Torino con la narrazione di Alessandro Avataneo e la recitazione dell’attore Gianluca Ferrato. Sarà dunque lo stesso Schiaparelli a guidare il visitatore in questo viaggio, che parte dal suo studio torinese per arrivare nella terra dei faraoni.
E’ la seconda mostra che il nuovo Museo Egizio allestisce in questo spazio espositivo che non era stato previsto nei progetti di ristrutturazione. E’ stato il direttore Christian Greco, poco dopo il suo insediamento, a chiedere ed ottenere uno spazio adeguato all’interno del museo per realizzare mostre temporanee, convinto che una struttura museale debba essere al centro di una continua attività di studio, ricerca e comunicazione verso il pubblico di visitatori.
Un punto di vista confermato dal grande successo ottenuto dalla mostra precedente, Il Nilo a Pompei, che ha visto direttamente coinvolti l’area archeologica di Pompei e il Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
SCHEDA:
Missione Egitto 1903-1920
Mostra temporanea presso il Museo Egizio di Torino dall’11 marzo al 20 settembre 2017.
Enti promotori
Fondazione Museo per le Antichità Egizie di Torino
Progetto scientifico
Paolo Del Vesco, Christian Greco, Beppe Moiso
Curatori della mostra
Paolo Del Vesco, Beppe Moiso
La sezione dedicata a Giovanni Marro è a cura del Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino
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