La Dama di Napoli

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A dispetto del nome che indicherebbe una statua femminile, si tratta in realtà di un dignitario che per via dell’abbigliamento e della parrucca fu scambiato in passato per una rappresentazione femminile.

Dama di Napoli. Crediti/ La collezione egiziana del Museo archeologico Nazionale di Napoli

E’ il reperto più antico presente nella collezione e risale alla III dinastia, che regnò in Egitto intorno al 2700 a.C. circa, scoperto nel sito di Saqqara, non distante della Piana di Giza che ospita le tre celebri piramidi.
Il soggetto è seduto su di un seggio di tipo arcaico di forma cubica e tiene il braccio ripiegato in vita ad angolo retto con la mano chiusa a pugno, ad esclusione del pollice. Il braccio destro è appoggiato sulla gamba e la mano è aperta sul ginocchio con il palmo rivolto verso il basso.

La particolare concezione egizia della statuaria si discosta totalmente da quella moderna che mostra una finzione tesa ad imitare la realtà. Nell’antico Egitto la statua era “vivente” e si identificava con il personaggio che rappresentava, animata da un rituale complesso conosciuto come “apertura della bocca”, praticato dai sacerdoti sulla statua stessa.
Per questi motivi le statue egizie non sono quasi mai un ritratto del proprietario, per quanto in alcuni casi vi si possano riconoscere dei tratti peculiari, e non mostrano il soggetto in atteggiamenti classici della vita quotidiana, ma piuttosto dei canoni precisi che riguardano l’abbigliamento, la postura necessari a collocare il soggetto in una determinata e ben precisa classe sociale, o per chiarire il suo rapporto con la divinità.

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