Finalmente, “svelando” l’ultimo colosso, da ieri sera possiamo ammirare il primo pilone del Tempio di Luxor così come Ramesse II (1303-1213 a.C.) lo aveva progettato (o quasi). Ora, tutte e sei le imponenti statue raffiguranti il grande faraone della XIX dinastia sono di nuovo erette e pronte a sorvegliare l’ingresso del tempio consacrato al dio Amon e fulcro della celebrazione della festa Opet durante il Nuovo Regno.

Il Tempio di Luxor finalmente completo delle sei statue di Ramesse II (ph. see.news)

La cerimonia di inaugurazione è avvenuta nell’ambito delle celebrazioni per la Giornata Mondiale del Patrimonio, data non scelta a caso in quanto era il 18 aprile del 2017 quando fu presentata la prima delle tre statue riassemblate e ricollocate in sito, e sempre nello stesso giorno dell’anno successivo fu eretto il secondo colosso di User-Maat-Ra Setep-en-Ra. Il tessuto che celava l’imponente statua è stato rimosso alla presenza del primo ministro, il dott. Mostafa Medbouli, e dei ministri del turismo, archeologia, cultura e salute. Non potevano mancare il dott. Khaled el-Anani, ministro delle antichità, e il dott. Mustafa Waziri, segretario generale dello SCA (Consiglio Supremo delle Antichità), il quale ha sottolineato che il lavoro di riassemblaggio dei blocchi, restauro e reistallazione è stato effettuato da un team di esperti egiziani e americani grazie a una collaborazione con la Chicago House operante sotto gli auspici del Ministero delle Antichità (inizio dei lavori nel dicembre u.s.).

La terza ed ultima statua di Ramesse II eretta di fronte al primo pilone del Tempio di Luxor (ph. see.news)

Dalla base alla corona il colosso è alto circa 12 metri e pesa quasi 60 tonnellate, è in granito rosa e raffigura il re con la doppia corona (o pschent), con le braccia incrociate al petto nell’atto di impugnare i simboli del potere.

Questa doveva essere l’ultima delle statue del re andate distrutte ad essere ricollocata nel suo “alloggiamento originale”. La scultura doveva essere parte di un gruppo di sei immagini del sovrano, quattro stanti (e questa ultima non lo è) e due sedute in trono, che fiancheggiavano l’ingresso di Ipet-Resyt (così veniva chiamato il tempio dagli antichi abitanti della terra del Nilo).

Tutti i dubbi che abbiamo insinuato lungo il testo dipendono dal fatto che secondo noi la statua in oggetto potrebbe non essere quella giusta. All’interno del tempio di Luqsor infatti esiste un’immagine della facciata del tempio stesso che mostra chiaramente come non vi siano statue con le braccia ripiegate sul petto. Anche la fattura non ci pare in linea con le altre 5 statue presenti, così come la non simmetria della facciata non convince. Attendiamo fiduciosi dei chiarimenti da parte delle autorità e nell’attesa vi mostriamo (sotto) due foto che giustificano le nostre perplessità. A sinistra la statua di Ramesse II da poco inaugurata e a destra l’immagine della facciata del tempio che mostra le sei statue, due assise su un trono e quattro stanti, con le braccia lungo il corpo. Anche il fatto che gli 80 frammenti riassemblati siano stati scoperti all’interno del tempio durante i lavori della campagna di scavo 1958/60 della squadra archeologica egiziana diretta dal dott. Mohamed Abdelkader (che aveva riportato alla luce anche parti delle altre due statue erette in precedenza), è indice che la statua in origine non poteva trovarsi di fronte al pilone.

A sinistra la statua di Ramesse II da poco inaugurata e a destra l’immagine della facciata del tempio che mostra le sei statue, due assise in trono e quattro stanti con le braccia lungo il corpo. La rappresentazione di trova all’interno del tempio stesso.

Probabilmente i colossi andarono distrutti a seguito di un devastante terremoto che colpì l’Egitto nel IV secolo d.C. e che non provocò solo la caduta di tre dei quattro colossi stanti, ma seminò distruzione ovunque. Dal momento della loro scoperta i blocchi furono restaurati e poi adagiati su una struttura di legno nei pressi della loro collocazione definitiva nell’intento di proteggerli in attesa che il Ministero delle Antichità disponesse nel novembre del 2016 l’inizio del processo di montaggio, restauro, sollevamento e ricollocazione dei tre colossi.

Ora il primo pilone è “completo” delle sei statue ma è ancora carente del secondo obelisco che adornava l’ingresso, obelisco che fu donato alla Francia nel 1829 da Muhammad Ali Pasha – in cambio di un orologio che non ha mai funzionato – e che da allora svetta e fa bella mostra di sé al centro della trafficatissima Place de la Concorde a Parigi.

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Tiziana Giuliani

Egittofila, sin dall’infanzia appassionata di Antico Egitto, collabora con l’associazione Egittologia.net dal 2010. Ha contribuito alla realizzazione di EM-Egittologia.net Magazine (rinominato poi MediterraneoAntico) seguendone la pubblicazione già dai primi numeri e ricoprendo in seguito anche il ruolo di coordinatrice editoriale. Dal 2018 è capo redattrice di MediterraneoAntico.

Organizza conferenze ed eventi legati al mondo degli Egizi, nonché approfondimenti didattici nelle scuole di primo grado. Ha visitato decine di volte la terra dei faraoni dove svolge ricerche personali; ha scritto centinaia di articoli per la ns. redazione, alcuni dei quali pubblicati anche da altre riviste (cartacee e digitali) di archeologia e cultura generale. Dall’estate del 2017 collabora con lo scrittore Alberto Siliotti nella realizzazione dei suoi libri sull’antico Egitto.

Appassionata di fotografia, insegna ginnastica artistica ed ha una spiccata predisposizione per le arti in genere.

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