Celebrazioni belzoniane all’Italian Cultural Institute – Italian Archaeological Centre del Cairo

“Unveiling and saving Abu Simbel. Giovanni Battista Belzoni and the Italian engagement”

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Quest’anno cadono diversi bicentenari legati alla figura del grande esploratore italiano Giovanni Battista Belzoni, e l’Italian Cultural Institute – Italian Archaeological Centre del Cairo non poteva non omaggiare il nostro connazionale conosciuto in tutto il mondo per le sue impressionanti scoperte con delle celebrazioni in suo onore. E’ infatti prevista per domani una giornata dedicata al Belzoni dal tema “Unveiling and saving Abu Simbel. Giovanni Battista Belzoni and the Italian engagement” dove, tra symposium ed esposizioni, il Centro svelerà tutto quel che c’è da sapere su Belzoni e il tempio di Abu Simbel, dalla sua scoperta al suo salvataggio dalle acque del lago Nasser, operazione che vide impegnata anche la nostra nazione.

Parlavo di bicentenari, si, perché era il primo agosto del 1817, esattamente 200 anni fa, quando l’archeologo italiano Giovanni Battista Belzoni varcò per la prima volta, dopo che per secoli nessuno vi era più entrato, l’ingresso del tempio maggiore di Abu Simbel. Il sito archeologico era stato scoperto pochi anni prima, il 22 marzo del 1813, dall’esploratore svizzero Johann Ludwing Burckhardt, ma lo aveva trovato quasi completamente ricoperto di sabbia.

Il Nilo con sullo sfondo i templi di Abu Simbel (ph. ICI-IAC Cairo)

Fu proprio il Belzoni che, dietro indicazione di Burckhardt, raggiunse il tempio nubiano edificato dal grande Ramesse II e lo liberò dalle sabbie; altri prima di lui avevano tentato invano. Nel 1954, l’Egitto, sotto la guida di Nasser, progettò la costruzione della grande diga di Assuan che, nel giro di poco tempo, avrebbe immerso gran parte della regione nubiana ricca di monumenti faraonici. La consapevolezza di dover salvaguardare tale patrimonio mobilitò il mondo intero, UNESCO compreso. La campagna di sensibilizzazione avviata ebbe successo e fu trovato il denaro necessario per il salvataggio dei monumenti più importanti. Cinquanta Stati, nel mezzo della guerra fredda, fornirono fondi per salvare i monumenti oggi considerati patrimonio dell’umanità; così una ventina di essi furono smontati e poi ricostruiti a ridosso delle acque del nuovo lago Nasser, mentre quattro abbandonarono definitivamente il paese quale segno di riconoscenza dello Stato egiziano per gli impegni profusi: il tempio di Ellesjia andò al Museo Egizio di Torino, quello di Debod a Madrid, il tempio di Dendur al Metropolitan Museum di New York e il Tempio di Taffa al Rijksmuseum van Oudheden a Leida, nei Paesi Bassi. Tra i monumenti salvati il più famoso di tutti è sicuramente il Tempio di Abu Simbel, il cui trasferimento fu seguito con apprensione dal mondo intero. L’Italia da quel momento si legherà a doppio filo con quel tempio: un esploratore italiano lo riportò alla luce e furono proprio gli italiani con la loro tecnologia a ridonargli vita. Ma non solo… Vittorino Veronese (1 marzo 1910 – 3 settembre 1986) è stato Direttore Generale dell’UNESCO dal 1958 al 1961 e nel 1960 lanciò, insieme ad altri importanti studiosi, l’appello al mondo per salvare questi templi.

Operaio specializzato al lavoro al Tempio di Abu Simbel (ph. ICI-IAC Cairo)

Il lavoro ciclopico per salvaguardare i meravigliosi monumenti di Abu Simbel coinvolse, come dicevo, anche un’importante azienda italiana: la ditta “Salini Impregilo” di Milano; in particolare, la ditta si occupò del taglio dei blocchi dei templi, un lavoro molto difficile e delicato affidato agli specialisti delle cave di marmo di Carrara, eredi di un’antica e prestigiosa tradizione. In questo lavoro di salvataggio è da ricordare la figura eccezionale di Angelo Pericoli, topografo dell’Istituto Geografico Militare Italiano (IGM), che partecipò attivamente alla ricostruzione dei templi sulla base delle informazioni fotogrammetriche acquisite dall’Istituto Geografico Nazionale Francese. Grazie a questa esperienza, è stato garantito il posizionamento millimetrico dei blocchi e si ha ora la possibilità di poter ammirare ancora gli splendidi templi che si affacciano sulle acque del lago Nasser. Nel 1979 il sito è stato riconosciuto come patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.

Giovanni Belzoni (ph. ICI-IAC Cairo)

Sempre in merito a questo meraviglioso impegno italiano e all’immagine del Belzoni è dedicata una mostra nella quale saranno esposti documenti legati al “Gigante di Padova” (così veniva chiamato il Belzoni), come schizzi e stampe, ed una vasta documentazione inerente lo spostamento dei templi, con particolare attenzione all’intervento delle maestranze di Carrara. Ad arricchire l’esposizione immagini di Abu Simbel, a partire dalle prime foto scattate da Maxime du Champ, un’istallazione di ricostruzione ambientale e antiche stampe con personaggi del tempo.

A relazionare sul Belzoni ed Abu Simbel, dopo la presentazione del dott. Paolo Sabbatini e della dottoressa Giuseppina Capriotti Vittozzi, saranno: l’egittologo Christian Leblanc che svilupperà il suo intervento intorno all’affascinante avventura egiziana del Gigante Padovano; Marco Zatterin, giornalista e scrittore che ha pubblicato per Mondadori una ricca biografia, anche rivisitata, sul nostro protagonista e sulla cui figura verterà la sua relazione; e il professore Francis Amin, curatore della mostra, che ci parlerà del magnifico tempio nubiano di Ramesse II.

A conclusione della celebrazione verrà inaugurato un busto di Giovanni Battista Belzoni.

IL PROGRAMMA:

9.00 – 9.30   Paolo Sabbatini, Direttore dell’Italian Cultural Institute del Cairo; Giuseppina Capriotti Vittozzi, Manager dell’Italian Archaeological Centre del Cairo.

9.30 – 10.30 Christian Leblanc, “Giovanni Battista Belzoni, le ‘Titan de Padoue’. Une aventure égyptienne”

10.30 – 11.00 Coffee-break

11.00 – 12.00 Marco Zatterin, “Belzoni, il gigante del Nilo”

12.00 – 12.30 Francis Amin, “Images of Abu Simbel”

L’appuntamento è dunque per domani, 19 ottobre, alle ore 9 presso la sede del Centro: 3, El Sheikh El Marsafi St. Zamalek – Cairo.

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