Crediti: Abydos Archaeology

È venuto a mancare il 1 ottobre l’egittologo David O’Connor, Direttore Emerito dell’Abydos Archaeology e Lila Acheson Wallace Professor Emeritus di Arte e Archeologia Egiziana all’Institute of Fine Arts dell’Università di New York.

Il Professore David O’Connor ad Abydos nel 2002. Crediti: Robert Fletcher / Abydos Archaeology

La sua intera carriera, iniziata nella Nubian Salvage Campaign sotto la direzione di Walter B. Emery agli inizi degli anni ‘60, spaziava dall’antropologia alla storia dell’arte e alla cultura materia sia dell’Egitto che della Nubia. Nel 1967, insieme a William Kelly Simpson, sostenuti dal Museo di Archeologia e Antropologia dell’Università della Pennsylvania e lo Yale Peabody Museum of Natural History, viene organizzata la prima spedizione ad Abydos con il nome Penn-Yale Expedition to Abydos. Divenuta poi Penn-Yale-IFA Expedition to Abydos, viene diretta da O’Connor fino al 2017, quando si pensiona e ne diviene Direttore Emerito. Degli anni ad Abydos O’Connor ha pubblicato il primo lavoro approfondito sul sito: Abydos: Egypt’s Earliest Pharaohs and the Cult of Osiris (Thames and Hudson, 2009). Dopo aver ricevuto il dottorato, O’Connor ha insegnato e formato nuovi archeologi ed egittologi ed è divenuto curatore della collezione egiziana presso il Penn Museum fino a quando non si è spostato all’Institute of Fine Arts di New York. Qui si è occupato prevalentemente della complessità delle relazioni tra l’Egitto, la Nubia e il resto del bacino del Mediterraneo, analizzando i programmi figurativi e architettonici di templi e tombe, e studiando palazzi reali e dimore aristocratiche. Diversi sono i suoi contributi: Ancient Nubia: Egypt’s Rival in Africa (University of Pennsylvania Press, 1993); Ancient Egyptian Kingship, ed., with David Silverman (Brill, 1995); “Society and Individual in Early Egypt” in Order, Legitimacy, and Wealth in Ancient States (Janet Richards and Mary van Buren, eds., Cambridge University Press, 2000); Ancient Egypt in Africa, with Andrew Reid (UCL Press, 2003); Mysterious Lands (Encounters with Ancient Egypt), ed., with Stephen Quirke (UCL Press, 2003); Ramesses III: The life and times of Egypt’s last hero, ed., with Eric Cline (University of Michigan Press, 2012); The Old Kingdom Town at Buhen (Egypt Exploration Society, 2014).

Come scrive la pagina ufficiale del progetto Abydos Archaeology: Questo Grande è Passato in Occidente. Pane, birra, ogni cosa buona e pura di cui un dio vive, per il k3 del venerato David O’Connor, giusto di voce.

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Chiara Lombardi

Laureata in Archeologia Orientale presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” con una tesi magistrale in Archeologia Egiziana dal titolo “Iside nei testi funerari e nelle tombe del Nuovo Regno: iconografia e ruolo della dea tra la XVIII e la XIX dinastia” (2013), ha conseguito un master di primo livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie” presso la medesima Università (2010-2011). Durante il master ha sostenuto uno stage presso il Museo Egizio de Il Cairo per studiare i vasi canopi nel Nuovo Regno (2010). Ha partecipato a diversi scavi archeologici, tra i quali Pompei (scavi UniOr – Casa del Granduca Michele, progetto Pompeii Regio VI, 2010-2011) e Cuma (scavi UniOr – progetto Kyme III, 2007-2017). Inoltre, ha preso parte al progetto Research Ethiopic language project: “Per un nuovo lessico dei testi etiopici”, finanziato dall’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente e dal progetto PRIN 2005 “Catene di trasmissione linguistica e culturale nell’Oriente Cristiano e filologia critico testuale. Le problematiche dei testi etiopici: testi aksumiti, testi sull’età aksumita, testi agiografici di traduzione” (2006-2007). Ha collaborato ad un progetto educativo rivolto ai bambini della scuola primaria per far conoscere, attraverso sperimentazioni laboratoriali, gli usi e i costumi dell’antico Egitto e dell’antica Roma (2014-2015). È stata assistente di ricerca presso la Princeton University (New Jersey) per “The Princeton Ethiopian, Eritrean, and Egyptian Miracles of Mary digital humanities project (PEMM)” (2020-2021). Ricercatrice indipendente, attualmente è anche assistente di ricerca per il Professor Emeritus Malcolm D. Donalson (PhD ad honorem, Mellen University). Organizza e partecipa regolarmente a diverse attività di divulgazione, oltre a continuare a fare formazione. Collabora con la Dott.ssa Nunzia Laura Saldalamacchia al progetto Nymphè. Archeologia e gioielli, e con la rivista MediterraneoAntico, occupandosi in modo particolare di mitologia. Appassionatasi alla figura della dea Iside dopo uno studio su Benevento (Iside Grande di Magia e le Janare del Sannio. Ipotesi di una discendenza, Libreria Archeologica Archeologia Attiva, 2010), ha condotto diversi studi sulla dea, tra cui Il Grande inno ad Osiride nella stele di Amenmose (Louvre C 286) (Master di I livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie”, 2010); I culti egizi nel Golfo di Napoli (Gruppo Archeologico Napoletano, 2016); Dal Nilo al Tevere. Tre millenni di storia isiaca (Gruppo Archeologico Napoletano, 2018 – Biblioteca Comunale “Biagio Mercadante”, Sapri 2019); Morire nell’antico Egitto. “Che tu possa vivere per sempre come Ra vive per sempre” (MediterraneoAntico 2020); Il concepimento postumo di Horus. Un’ analisi (MediterraneoAntico 2021); Osiride e Antinoo. Una morte per annegamento (MediterraneoAntico 2021); Culti egiziani nel contesto della Campania antica (Djed Medu 2021); Nephthys, una dea sottostimata (MediterraneoAntico 2021). Sua è una pubblicazione una monografia sulla dea Iside (A history of the Goddess Isis, The Edwin Mellen Press, ISBN 1-4955-0890-0978-1-4955-0890-5) che delinea la sua figura dalle più antiche attestazioni nell’Antico Regno fino alla sua più recente menzione nel VII d.C. Lo studio approfondisce i diversi legami di Iside in quanto dea dell’Occidente e madre di Horus con alcune delle divinità femminili nonché nei cicli osiriaco e solare; la sua iconografia e le motivazioni che hanno portato ad una sempre crescente rappresentazione della dea sulle raffigurazioni parietali delle tombe. Un’intera sezione è dedicata all’onomastica di Iside provando a delineare insieme al significato del suo nome anche il compito originario nel mondo funerario e le conseguenti modifiche. L’appendice si sofferma su testi e oggetti funerari della XVIII dinastia dove è presente la dea.

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