In occasione del bicentenario della decifrazione dei geroglifici, il Museo Egizio racconta la storia del suo straordinario protagonista, Jean François Champollion, un personaggio singolare che alternava il suo massacrante impegno di studioso ad una dissacrante attività di scrittore di pamphlet. Un’attività che in Francia, durante gli studi liceali, gli rese una certa popolarità e persino un mandato di cattura contro ignoti, per aver ridicolizzato alcune autorità locali.

Un’idea di questo suo aspetto sconosciuto ai più lo possiamo avere leggendo un articolo che abbiamo pubblicato qualche tempo fa, dove Champollion – in rotta con Luca Cordero di San Quintino, scrive una lettera al re facendo parlare direttamente una statua egizia che secondo lui non aveva ricevuto un trattamento adeguato al suo status di sovrano d’Egitto.

Ecco il link: https://mediterraneoantico.it/?s=Anche+le+statue+parlano

 

Di seguito il comunicato stampa del Museo Egizio.

A un mese dal bicentenario della decifrazione dei geroglifici, ad opera di Jean-François Champollion, padre dell’egittologia, il Museo Egizio racconta e approfondisce con una mostra un inedito aspetto della vita dello studioso francese, che nel 1824 giunse a Torino per collaborare all’ordinamento dei reperti della collezione del Museo Egizio, appena fondato.
Si tratta della mostra “Champollion e Torino” (26 agosto – 30 ottobre, 2022), curata da Beppe Moiso e Tommaso Montonati, curatori del Museo Egizio e dell’Archivio Storico fotografico del Museo.
L’esposizione fa parte del ciclo “Nel laboratorio dello studioso”, una serie di mostre bimestrali che accompagnano i visitatori dietro le quinte dell’Egizio, alla scoperta dell’attività scientifica, condotta dai curatori ed egittologi del Dipartimento Collezione e Ricerca del museo.
Champollion, l’uomo che ci ha permesso di comprendere i testi dell’antico Egitto, dai papiri alle iscrizioni, decifrando i geroglifici nel 1822, arriva a Torino il 7 giugno 1824 e da subito si concentra sul riordino e sullo studio dei reperti egizi della collezione di antichità egizie, riunite dal console francese Bernardino Drovetti e giunta a Torino dopo essere stata acquistata da re Carlo Felice di Savoia. All’arrivo di Champollion alcuni dei reperti oggi esposti al Museo Egizio erano ancora conservati nelle casse in cui arrivarono a Torino dall’Egitto. Il suo lavoro dapprima si concentra sul riconoscimento dei nomi reali
all’interno dei cartigli, riportati sia in geroglifico sia in ieratico. La collezione del Museo Egizio per lui fu una folgorazione.

In una lettera al fratello scrisse in italiano: “Questo è cosa stupenda” e trascorre le sue giornate torinesi a catalogare, decifrare e a prendere appunti. Pubblicazioni ottocentesche e lettere autografe di Champollion, reperti e statuette sono gli ingredienti principali della mostra che ricostruisce i 9 mesi del padre dell’egittologia nel capoluogo piemontese.
A Champollion si deve un primo studio del Canone Regio, papiro che è arrivato a noi in numerosi frammenti e che è famoso nel mondo perché riporta sul retro l’elenco dei faraoni fino a Ramesse II. Il Papiro, conservato a Torino, tornerà in esposizione a fine settembre, dopo essere stato restaurato, grazie all’opera di un team di studiosi e restauratori internazionali, una triangolazione tra Torino, Berlino e Copenaghen, sotto la supervisione della responsabile della Papiroteca del Museo Susanne Töpfer.

Appena giunto in città, Champollion alloggia all’hotel Féder in Strada della Zecca, 8 (l’attuale via Verdi), si trasferisce poi presso l’amico Ludovico Costa, in via Barra di Ferro (attuale via Bertola). La sua permanenza in città si protrae fino al marzo 1825, mesi durante i quali visita i luoghi di cultura cittadini, studia la collezione del Museo e tesse legami con diversi intellettuali torinesi. Anche se non mancheranno le frizioni con Giulio Cordero di San Quintino, conservatore del Museo, che si occupa della prima catalogazione della collezione Drovetti, quando ancora è stivata al porto di Livorno.
La mostra che sarà aperta al pubblico fino al 30 ottobre è visitabile al primo piano del Museo. Il 27 settembre, in occasione del bicentenario della decifrazione dei geroglifici, il Museo osserverà un orario di apertura speciale, fino alle 22, con ingresso gratuito a partire dalle 18:30.

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Paolo Bondielli

Storico, studioso della Civiltà Egizia e del Vicino Oriente Antico da molti anni. Durante le sue ricerche ha realizzato una notevole biblioteca personale, che ha messo a disposizione di appassionati, studiosi e studenti. E’ autore e coautore di saggi storici e per Ananke ha pubblicato “Tutankhamon. Immagini e Testi dall’Ultima Dimora”; “La Stele di Rosetta e il Decreto di Menfi”; “Ramesse II e gli Hittiti. La Battaglia di Qadesh, il Trattato di pace e i matrimoni interdinastici”.

E’ socio fondatore e membro del Consiglio di Amministrazione dell’Associazione Egittologia.net. Ha ideato e dirige in qualità di Direttore Editoriale, il magazine online “MA – MediterraneoAntico”, che raccoglie articoli sull’antico Egitto e sull’archeologia del Mediterraneo. Ha ideato e dirige un progetto che prevede la pubblicazione integrale di alcuni templi dell’antico Egitto. Attualmente, dopo aver effettuato rilevazioni in loco, sta lavorando a una pubblicazione relativa Tempio di Dendera.

E’ membro effettivo del “Min Project”, lo scavo della Missione Archeologica Canario-Toscana presso la Valle dei Nobili a Sheik abd el-Gurna, West Bank, Luxor. Compie regolarmente viaggi in Egitto, sia per svolgere ricerche personali, sia per accompagnare gruppi di persone interessate a tour archeologici, che prevedono la visita di siti di grande interesse storico, ma generalmente trascurati dai grandi tour operator. Svolge regolarmente attività di divulgazione presso circoli culturali e scuole di ogni ordine e grado, proponendo conferenze arricchite da un corposo materiale fotografico, frutto di un’intensa attività di fotografo che si è svolta in Egitto e presso i maggiori musei d’Europa.

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