La nuova campagna subacquea di ottobre 2017,condotta dalla Soprintendenza del Mare in collaborazione con i subacquei altofondalisti della GUE (Global Underwater Explores), tra i 75 e i 95 metri di profondità nei fondali a nord – ovest dell’isola di Levanzo, ha portato ulteriori preziose informazioni sul luogo dove si svolse la Battaglia delle Egadi tra Romani e Cartaginesi nel 241 a.C., luogo già individuato negli scorsi anni da altre approfondite indagini.

L’area indagata, caratterizzata da una forte presenza di rocce emergenti, è stata scelta per la maggiore possibilità di essere indagata mediante immersione umana diretta piuttosto che con apparecchiature elettroniche, più versatili nelle aree a fondo piatto e sabbioso.
Entusiasta anche il Soprintendente Sebastiano Tusa che dichiara: “E’ un risultato eccezionale sia sotto il profilo scientifico poiché aggiunge altri reperti con caratteristiche assolutamente inedite a quelli già noti e recuperati che certamente potranno apportare nuovi dati tipologici, tecnici, epigrafici e storici. Si sottolinea anche la correttezza del percorso metodologico adottato che vede un eccellente esempio di giusto equilibrio fra ricerca strumentale e intervento diretto dell’uomo. Queste ultime scoperte si aggiungono alle tante effettuate nel passato in questo tratto di mare tra Levanzo e Marettimo e che hanno permesso di localizzare esattamente il sito in cui si combatté una delle più grandi battaglie navali dell’antichità per numero di partecipanti, circa 200 mila, tra i Romani, guidati da Gaio Lutazio Catulo, e i Cartaginesi, capeggiati da Annone, e che, oltre a chiudere a favore dei primi la lunga e lacerante Prima Guerra Punica, sancì la supremazia di Roma su Cartagine. Sono tornati alla luce autentici frammenti di storia antica in forma di tredici rostri bronzei di antiche navi da guerra, diciotto elmi bronzei, centinaia di anfore e reperti di uso comune”.

Tra gli eccezionali ritrovamenti si segnalano in particolare due rostri in bronzo, Egadi 12 ed Egadi 13, che vanno ad aggiungersi agli altri 11 recuperati nelle scorse campagne subacquee e a dieci elmi in bronzo del tipo Montefortino.Le preziose informazioni, scaturite da questa nuova campagna, riguardano in particolare i due rostri e uno degli elmi recuperati.
L’elmo del consueto tipo detto di Montefortino, in dotazione ai milites Romani, ha come peculiarità, estremamente rara, di avere sulla sommità un elemento applicato in rilievo che riproduce una pelle di leone che sembra abbracciare la pigna centrale che ne orna la punta. Un vero e proprio unicum in questa tipologia di elmi anche se esiste un altro elmo simile con un uccello stilizzato applicato in analoga maniera sulla sommità.

Dalle fonti e dai ritrovamenti, sappiamo che i pretoriani, corpo istituito da Augusto, erano soliti adornare il proprio elmo con una reale pelle di leone. Non vi erano simili esempi in età romano repubblicana, ma è probabile che tale decorazione si debba ricondurre a qualche città alleata di Roma dove forte era l’influenza del mito di Ercole, l’eroe per eccellenza che si adornava con la leontè, la pelle del Leone Nemeo ucciso dopo una delle sue fatiche, oppure si potrebbe pensare ad un’insegna che indicherebbe un ruolo gerarchico all’interno dell’esercito romano. Queste ipotesi sono tutte da vagliare, si tratta di supposizioni preliminari che dovranno essere approfondite e verificate nel corso degli studi che seguiranno la campagna in mare.
Il rostro Egadi 13, recuperato di recente, è di grande rilevanza perché presenta un’iscrizione punica sulla guaina superiore. Si tratta del secondo rostro con iscrizione punica fino ad ora ritrovato, l’altro era il rostro Egadi 3, e sarà di grande aiuto per aumentare le conoscenze sulla battaglia soprattutto dopo il restauro e la traduzione dell’iscrizione.

Il rostro Egadi 12, invece, è diverso dagli altri finora ritrovati. Questo presenta infatti una decorazione su entrambi i lati di grande pregio artistico. La decorazione è costituita dall’impugnatura di una spada che si collega alla lama centrale del rostro e dalle appendici a testa di uccello che ornano la parte iniziale delle due lame superiore e inferiore. Questo tipo di decorazione, fino ad ora, era noto solo nel rostro di Acqualadroni che la Soprintendenza del Mare recuperò alcuni anni fa nelle acque di Capo Rasocolmo a Messina. La decorazione darà così la possibilità di individuare la zona di provenienza del rostro grazie ad un’accurata indagine iconografica a fine restauro. Anche il rostro Egadi 12 presenta un’iscrizione sulla guaina superiore, ma al momento è impossibile identificarne la natura.