Fig. 1 – Tempio di Hatshepsut a Deir el-Bahari (foto dell’autore)

Premessa

Nel 1989 e nell’anno successivo ho avuto l’opportunità di visitare una tomba incompiuta del Primo Periodo Intermedio che si trova nella falesia a destra del tempio della regina Hatshepsut (fig. 1). Qualche anno dopo l’accesso alla grotta era vietato dalla costruzione di un muro di pietre a secco che ostruivano l’ingresso. Dalla primavera del 2013 la grotta è chiusa da un cancello metallico (fig. 2 e fig. 3).

Fig. 2 – Ingresso della grotta (foto dell’autore)
Fig. 3 – Ingresso della grotta chiuso da un cancello metallico (immagine ripresa dal citato volume di Ragazzoli, pag. 23, fig. 1.9)

Questo mio scritto si propone di tratteggiare gli studi e le prime interpretazioni dei graffiti erotici che hanno sollevato subito il maggiore interesse. La recente pubblicazione della grotta declassa i graffiti erotici a scherzi di scribi che frequentavano la grotta nella XVIII dinastia, al tempo della costruzione del sottostante tempio della regina Hatshepsut e dell’adiacente tempio di Thutmosi III.
I graffiti a soggetto erotico sono solamente due e tra loro sono distanziati sulla parete della grotta: il primo graffito mostra un uomo nudo con un fallo sproporzionato in erezione.

Il secondo graffito, quasi delle stesse dimensioni, mostra una coppia, un maschio e una femmina, impegnati in un coito da tergo.

Avendo come riferimento i graffiti erotici della grotta cercherò di verificare un’ipotesi che potrebbe essere all’origine di quei graffiti in un’area sacra alla dea Hathor, la divinità principale a cui erano dedicati i templi sottostanti.

Le interpretazioni dei graffiti

Alcuni anni fa la televisione ha trasmesso un filmato intitolato “L’Egitto di Romer”. In quel video l’egittologo inglese John Romer presentava due graffiti che si trovano in una tomba rupestre incompiuta scavata nella falesia a destra del tempio della regina Hatshepsut a Deir el-Bahari.
Sulla parete, orientate verso l’interno della grotta, sono rappresentate crude scene licenziose: i graffiti mostrano un uomo con un vistoso fallo in erezione e più avanti, sotto un testo in scrittura ieratica, una coppia è impegnata in un coito da tergo. L’ipotesi che la femmina di questo rapporto sessuale fosse la regina era convalidata da una barba posticcia tipica della regalità.
Nella trasmissione il Romer aveva affermato che in quel luogo i partigiani del re Tuthmosi III avevano dato sfogo al loro livore politico contro la regina rappresentando in modo indecente, e in una posizione del tutto sconveniente per un faraone, il rapporto di Hatshepsut con Senenmut, architetto del tempio e titolare di numerose altre cariche di primo piano nell’amministrazione dell’Egitto. Come è noto, Tuthmosi III era associato al trono ma in una posizione di secondo piano dopo che la matrigna e sorellastra Hatshepsut si era auto-nominata faraone.
La storia dei rapporti fra Hatshepsut e Tuthmosi III è controversa e varie interpretazioni si sono susseguite nel corso degli anni da parte di vari egittologi. È però assodato da prove archeologiche che la desecratio memoriae di Hatshepsut da parte di Tuthmosi III è iniziata venti anni dopo la scomparsa della regina e non ci sono prove certe di conflittualità tra i due faraoni durante il loro regno in comune.
Nella grotta di Deir el-Bahari i personaggi dei graffiti non sono sempre indicati per nome, quindi si poteva presumere che l’identificazione del Romer derivasse dal testo ieratico scritto sopra i graffiti erotici… Invece non è così. Il testo ieratico è stato tradotto da Edward Wente in un articolo dal titolo “Some Graffiti from the Reign of Hatshepsut” apparso nel n. 43 del Journal of Near Eastern Studies (1984), pagg. 47-54. La traduzione rivela che il testo è una comune invocazione di offerta funeraria: “Un’offerta che il re dà ad Amon-Ra, signore dei troni delle Due Terre, a Ra-Harakhti, a Hathor,…”. In fondo al testo si legge anche il nome dell’autore: “Neferhotep, giustificato presso Osiri, generato dal sindaco di El-Kab Reneny e nato dalla Signora della casa Nehi, giustificata presso Osiri”. L’iscrizione non accenna minimamente ai graffiti sottostanti.
Neferhotep era impiegato come scriba nel “tempio dei milioni di anni” di Hatshepsut e il Wente ritiene probabile, in accordo col Romer, che il testo ieratico e i graffiti erotici siano stati tracciati dalla stessa mano, cioè da Neferhotep.
L’articolo del Wente cerca di spiegare i graffiti erotici in base ad altre evidenze identificate nella grotta. Innanzi tutto non c’è alcuna prova che l’uomo impegnato nel rapporto sessuale sia Senmut, anche se il suo nome compare su una parete della grotta. Anche altri nomi sono leggibili sulle pareti della tomba incompiuta, con i rispettivi titoli di primo, secondo e terzo profeta del tempio di Hatshepsut. Sembra che questi personaggi abbiano visitato la grotta poco tempo dopo l’esecuzione dei graffiti senza prendere alcuna iniziativa per la cancellazione di immagini tanto blasfeme.
Un altro scriba ha inserito il proprio nome in un cartiglio. Secondo il Wente, proprio questo graffito potrebbe fornire l’interpretazione delle scene erotiche. Se la femmina Hatshepsut poteva essere re, allora lui, semplice scriba, poteva appropriarsi del cartiglio regale. Analogamente, il copulatore poteva essere una figura anonima utile per parodiare l’assurda pretesa di Hatshepsut di essere re, dando rilievo a una posa sessuale in contrasto con il consueto epiteto di “toro possente” attribuito al faraone.
È possibile che una azione così dispregiativa nei confronti della titolare di una istituzione sacra, quale era la regalità, fosse rappresentata in un luogo piuttosto frequentato (la falesia prossima al tempio e con tombe in costruzione), e che un suddito ben riconoscibile ardisse compiere di fatto un atto di lesa maestà?
Di recente è apparsa una magistrale pubblicazione della grotta: Chloé Ragazzoli, La grotte des scribes à Deir el-Bahari. La tombe MMA 504 et ses graffiti, MIFAO, Le Caire 2017. Questa pubblicazione della grotta presenta un’interpretazione che considera tutti i graffiti singolarmente e nel loro insieme e che, in estrema sintesi è già delineata nel titolo del volume: grotta degli scribi. “I graffiti e le iscrizioni della tomba ci fanno conoscere il mondo sociale di una comunità professionale, un universo sociale che ha come denominatore comune l’identità professionale e sociale specifica, quella degli scribi”i. La grande maggioranza dei documenti e del materiale archeologico della grotta ci rinviano in effetti a un contesto storico e sociale coerente, quello del personale dei templi funerari di Deir el-Bahari e dei loro cantieri di costruzione all’inizio della XVIII dinastiaii.
L’analisi dei 71 graffiti della grotta (scolpiti o dipinti), tutti della XVIII dinastia, dimostra con evidenza che le precedenti interpretazioni dei graffiti sono fuori bersaglio. Allo scopo basta un graffito che rappresenta Senmut seduto in nobiltà rivolto verso l’esterno della grotta, cioè verso il tempio di Harshepsut. Il testo sopra di lui è firmato da uno scriba che gli dedica un’offerta.

Fig. 6 – Graffito di Senenmut seduto e rivolto verso l’uscita della grotta, cm. 96×84 (immagine a pag. 29, fig. 1.15, ma ripetuta più volte nel citato volume di Ragazzoli)

È ovvio che questo graffito esclude che lo stesso Senmut possa essere il protagonista del coito da tergo graffito in un’altra parte della grotta. Quindi il coito da tergo non è stato graffito per mettere alla berlina la regina Hatshepsut e il suo presunto amante, Senmut, ma deve essere interpretato diversamente.
Un graffito mostra il nome di uno scriba dentro un cartiglio. Secondo il Wente questo graffito era una indiretta denigrazione di Hatshepsut (vedi sopra). Invece per Ragazzoli si tratta di un titolo professionale: “scriba regale”, un modo per vantare la professionalità dello scriba.
Visitatori di passaggio sono riconoscibili dalla grammatica del testo e dall’immagine di un personaggio in marciaiii.
Ai grandi preti del tempio sono dedicati 5 graffiti. I graffiti della grotta sono ex-voto. Gli ex-voto sono magici per statuto e hanno una funzione performativa, cioè si riteneva che l’argomento associato all’ex-voto diventasse concretoiv.
Alcuni piccoli graffiti mostrano Bes e il coccodrillo Sobekv: queste iscrizioni sono rivolte verso l’ingresso e quindi sono riferite ad Hathor, la divinità dei templi sottostantivi. Poiché a Deir el-Bahari è stato ritrovato anche la parte di un pannello di cuoio che mostra una donna che assiste alla danza di un uomo con un fallo prominente, si è ipotizzato che certi comportamenti festivi e licenziosi facessero parte dei festeggiamenti popolari che accompagnavano, con canti e danze, il ritorno della “dea lontana”, in questo caso Hathorvii.

Fig. 7 – Parte di una placca di cuoio dipinta con un uomo dal fallo prominente che balla con la musica di un’arpista (immagine tratta dal citato volume di Ragazzoli, pag. 113, fig. 1.26)

La grotta era un luogo visitato da una comunità maschile e certe espressioni e manifestazioni umoristiche sono abbastanza tipiche in queste comunitàviii. Per gli egizi le rappresentazioni erotiche non erano trasgressive perché per loro la riproduzione sessuale era un ovvio elemento umano riguardante la fertilità associata di norma anche alle divinità e significativi riferimenti erotici fanno parte delle loro credenze religiose. L’umorismo e l’eros sono frequentemente associati nella documentazione egizia e gli esempi abbondano: dal Papiro Erotico di Torino, a graffiti simili a quelli della grotta rinvenuti in vari monumenti e siti, agli ostraka di carattere erotico, all’episodio del disvelamento del sesso di Hathor che riporta il buonumore e il riso al dio Raix. Dato questo contesto, per Ragazzoli il graffito dell’uomo con un vistoso fallo in erezione è da considerare uno scherzo in quanto suggerisce un coito da tergo con il dignitario che lo precedex.

Fig. 8 – Graffito dell’uomo nudo con un grosso fallo in erezione (h. cm. 17) preceduto dal graffito di un dignitario in marcia (h. cm. 31) – (immagini tratte dal citato volume di Ragazzoli, pagg. 110-111, figg. 1.24 e 1.25 e ripetute più volte)

Per il coito da tergo con una donna barbuta, graffito in un’altra zona della tomba, rimane valido solo il concetto di uno schizzo fatto per divertimento. La Ragazzoli non spiega di fatto la barba posticcia della femmina, ma nell’ambito di un graffito che vuole essere divertente anche una barba posticcia ci sta benexi.

Fig. 9 – Graffito del coito da tergo (cm. 16,5) – (immagine tratta dal volume di Ragazzoli, pag. 166, fig. 2.15)

Riferimenti indiretti rinviano alla “Bella Festa della Valle”, quando il dio Amon attraversava il Nilo e veniva portato in processione a visitare i templi funerari sulla riva occidentale iniziando il percorso proprio dai templi di Deir el-Baharixii. In queste occasioni certamente la grotta riceveva visitatori che da quella posizione privilegiata potevano assistere alla processione in arrivo e ai riti che si compivano davanti ai templi. Le processioni della “Bella Festa della Valle” erano seguite da una grande partecipazione di popolo che poi andava a trovare i propri defunti nelle varie necropoli tebane e qui organizzava banchetti in onore dei defunti che presenziavano con il loro ba (anima) insieme ai congiunti.
Non mi convince l’idea che in queste feste seguite dai banchetti funerari ci fossero anche manifestazioni di tipo licenzioso, come sembra suggerire la Ragazzolixiii. D.Klotz in un suo articolo tratta di sfuggita l’argomento e scrive: ”Queste immagini non sono né satiriche né oscene, ma è probabile che si riferiscano alle feste di Hathor che si celebravano sotto [con riferimento alla posizione della grotta] al tempio principale”. Condivido l’ipotesi di Klotz e quindi qui di seguito cercherò di verificare e dare contenuti a questa ipotesi.

Le ipotesi conclusive

Durante gli scavi del tempio di Hatshepsut a Deir el-Bahari sono stati trovati numerosi reperti, alcuni di provenienza regale, altri decisamente di origine popolare. Geraldine Pinch, che ha dedicato un grosso volume alle offerte votive alla dea Hathor, cita, a proposito di Deir el-Bahari, vasellame, ciotole, perline di collane, ceramica, figurine di fertilità in faience, vacche in ceramica, placche d’oro con incise delle vacche, figurine di femmine, orecchi e occhi in ceramica e una varietà di amuletixiv.
Per il nostro tema sono interessanti i numerosi falli ritrovati negli scavi, in particolare i falli in legno deposti sul pavimento del santuario attorno alla statua della vacca Hathor. Qualche raro fallo in ceramica viene fatto risalire alla XVIII dinastia, ma i falli recuperati sono normalmente di legno e hanno tracce di colore con prevalenza del colore rosso. La grande maggioranza dei falli sono della XIX e XX dinastia. La Pinch presume che i falli di legno fossero intagliati in un’officina del tempio.
Certamente i falli deposti sul pavimento del naos dovevano essere rimossi dopo breve tempo perché impedivano ai preti officianti di avvicinarsi alla statua di culto. I falli raccolti erano conservati in un deposito di offerte votivexv.
Le offerte votive di falli potevano avevano per oggetto richieste di fecondità da parte sia di donne che di uomini che desideravano avere figli, ma potevano anche essere un ringraziamento per qualche grazia ricevuta sia da uomini che da donne.
La Ragazzoli ipotizza che la deposizione dei falli votivi avvenisse durante le giornate di festa e la “Bella Festa della Valle” poteva essere l’occasione ideale. Anche la Pinch ritiene che sia così, anche perché in questa festa Amon itifallico giaceva nel tempio di Hathor durante la notte con il sottinteso di una congiunzione divina che conferiva un maggiore impulso alla fecondità.
Questa ipotesi sembra filare via liscia per la sua ragionevolezza, eppure non mi convince perché in questa festa al dio Amon venivano offerti cibo, libagioni, si cantavano inni e si officiavano rituali. Doveva esserci un bell’impegno da parte dei preti officianti davanti e dentro il tempio e mi sembra difficile che in tali condizioni persone comuni potessero deporre gli ex-voto o anche solo consegnarli a quei preti che potevano avvicinarsi al naos di Hathor.
Quali altre feste potevano prestarsi alla presentazione degli ex-voto?
Il tempio dei milioni d’anni di Hatshepsut, il Djeser-Djeseru, non aveva un calendario delle feste come i templi dedicati alle divinità. Questo tempio aveva soprattutto la funzione di celebrare la nascita miracolosa di Hatshepsut, per confermare il suo diritto a esercitare la regalità, e alcuni importanti avvenimenti del suo regno, come la costruzione di due enormi obelischi e il loro trasporto a Tebe.
Si è già ipotizzato che certi festeggiamenti davanti al tempio fossero dovuti alla gioia popolare per il “ritorno della dea lontana”. Come è noto dal “Mito dell’Occhio del Sole”, che ci è pervenuto da diverse fonti templari e da scritti sia egiziani che grecixvi, la leonessa dea Tefnut, in lite con il padre Ra, lascia l’Egitto per la Nubia. Il dio Ra invia il dio Thot in Nubia per convincere la dea Tefnut a ritornare in Egitto. Thot, che per l’occasione prende la forma di un piccolo cinocefalo, convince la feroce leonessa a tornare in Egitto. Il ritorno della dea è accompagnato da grandi festeggiamenti di popolo; la feroce leonessa durante il percorso si addolcisce e si trasforma nelle divinità femminili che presiedono alle varie località del suo passaggio: Mut a Tebe, Hathor a Dendera, Bastet a Bubasti. Il tempio di Hatshepsut, con la sua importante cappella dedicata alla vacca Hathor, certamente avrà celebrato con il popolo festante il ritorno della dea nel suo tempio.
Ma c’è un’altra festa, non registrata nel tempio di Hatshepsut, che certamente veniva celebrata e che per sua natura si adattava perfettamente alla personalità della dea Hathor, la “festa dell’ebbrezza”. Questa festa si celebrava a Tebe per la dea Mut e una festa popolare con un grande consumo di vino si celebrava a Bubasti per la dea gatta Bastet. Quindi si può dare per certo che si svolgesse questa festa per Hathor nel tempio Djeser-Djeseru. Nel tempio greco-romano di Hathor a Dendera la “festa dell’ebbrezza” è ben documentata nei testi del tempio con i suoi significati e nel suo svolgimento che prevedeva anche di portare la statua della dea sul terrazzo per il rito dell’”unione al disco”xvii, così che il ba della dea nella statua ricevesse nuova energia dal ba di Ra, i suoi raggi. I testi accennano solo fugacemente alla partecipazione del popolo che festeggiava sul sagrato del tempioxviii. La festa principale cadeva nel giorno 20 del mese di Thot, il periodo che coincide con l’esondazione annuale del Nilo e dopo la vendemmia dell’uva e la pigiatura, operazioni che avvenivano nel mese precedente, verso metà del mese di luglio durante la XVIII dinastia.
Gli scavi del tempio di Mut a Karnak sud hanno messo in luce l’esistenza di un portico, edificato proprio durante il regno di Hatshepsut, in cui si svolgeva il “rituale dell’ubriachezza”xix. Questo rituale comportava una processione notturna dei fedeli della da Mut, l’accensione di fiaccole, canti e danze, un pasto e grandi bevute di vino e/o birra fino all’ubriachezza. Lo scopo di questo rituale, iniziato nel periodo di regno di Hatshepsut ma poi esteso ad altri templi e proseguito fino all’epoca romana, aveva lo scopo di avere la visione estatica della dea. Alcuni documenti lasciano intendere che sotto l’effetto dell’alcol il rituale avesse avesse ricadute di tipo sessuale, come accadeva anche in altre occasioni di culto, specie se compiute in nome della dea Hathorxx. Nel suo articolo Betsy Bryan ci offre l’immagine di un uomo che in preda di un impulso sessuale violento e improvviso si scaglia su una musicante forse a causa degli effetti dell’alcool.

Fig. 10 – Immagine della tomba di Puiemre (TT 39, XVIII dinastia), un uomo assale sessualmente una musicante (figura tratta dall’articolo citato di B. Bryan, pag. 119)

Nello stesso articolo B. Bryan cita la stele di Kenherkhepshef, della XX dinastia, che afferma di essere stato concepito nella corte della cappella di Hathor del tempio di Hatshepsut a Deir el-Bahari. Nella stessa stele Kenherkhepshef fa capire di avere avuto esperienze di questa festa notturna”xxi. Anche questa citazione è una prova evidente che nella festa dell’ebbrezza i rapporti sessuali erano la norma.
Le prescrizioni di castità previste in alcuni casi, ad esempio nell’area dei templi, cadevano in occasione di certe feste in cui si annullavano le inibizioni e i comportamenti sessuali era ritualizzati. Ne abbiamo una prova nel vivido racconto che Erodoto ci ha descritto dei comportamenti lascivi del popolo durante le feste a Bubasti nel V secolo a.C.xxii
Quindi sono due le feste che si svolgevano davanti al tempio di Hatshepsut a Deir el-Bahari che richiamavano una grande partecipazione di un popolo festoso, propenso alle burle e disinibito: il “ritorno della dea lontana” e la “festa dell’ubriachezza”, due feste con caratteri comuni.
Dopo le prime interpretazioni dei graffiti erotici della grotta MMA 504, ora si ritiene più semplicemente, e senza implicazioni di lesa maestà nei confronti di Hatshpsut, che tali graffiti fossero un riferimento a quanto poteva accadere davanti al tempio in onore della dea Hathor, come conferma anche la placca di cuoio della figura 7. È stato proposto di riconoscere nel danzatore il dio Bes in correlazione con due piccoli Bes graffiti nella grotta. È noto che Bes era una divinità associata alla fecondità umana e alle nascite. La suonatrice dell’arpa si trova sotto un pergolato e l’uva è un evidente riferimento al vino e ai suoi effetti.
L’immagine del danzatore e i graffiti erotici della grotta sono indizi significativi del tipo di feste che si svolgevano davanti al tempio di Hatshepsut in onore di Hathor.

Gilberto Modonesi


  1. Ragazzoli, 2017, op. cit., pag. 142
  2. Ragazzoli, 2017, op. cit., pag. 141.
  3. Ragazzoli, 2017, op. cit., pag. 93
  4. Ragazzoli, 2017, op. cit., pag. 106
  5. Ragazzoli, 2017, op. cit., pag. 141, fig. 4.7; le dimensioni dei due Bes sono complessivamente cm. 17X26
  6. Ragazzoli, 2017, op. cit., pagg. 96-97
  7. Ragazzoli, 2017, op. cit., pag. 115
  8. Ragazzoli, 2017, op. cit., pag. 108
  9. Ragazzoli, 2017, op. cit., pagg. 114-116
  10. Ragazzoli, 2017, op. cit., pag. 93
  11. Ragazzoli, 2017, op. cit., pagg. 115-116
  12. F. Pawlicki, The Temple of the Queen Hatshepsut at Deir el-Bahari, Printed by The Ministry of Culture, Cairo 2000. Sulla terza terrazza del tempio sono rappresentate le feste del tempio tra cui la “Belle festa della Valle”, pagg. 25-26 e fig. 17
  13. Ragazzoli, 2017, op. cit., pagg. 118-119
  14. Geraldine Pinch, Votive Offerings to Hathor, Oxford Ashmolean Museum, Oxford 1993, pag, 38
  15. Pinch, 1993, op. cit. pag. 237
  16. Bresciani, Il mito dell’Occhio del Sole, Paideia Editore, Brescia 1992; Inconnu-Bocquillon, Le mythe de la Déesse Lointaine à Philae, IFAO, Le Caire 2001
  17. S.Cauville, DENDARA, les fetes d’Hathor, Peeters, Leuve 2002
  18. Cauvulle, 2002, op. cit., pag. 56
  19. B.Bryan, Hatshepsut and Cultic Revelries in New Kingdom, in Creativity and Innovation in the Reign of Hatshepsut,, OI.edu 69, Chcago 2014, pagg. 93-123
  20. Jasnov & Smith, “As forThose who have Called me Evil, Mut will Call Them Evil”; Orgiastic Cultic Behaviour and its Critic in Ancient Egypt, in Enchoria 32, 2010/2011, pagg. 10-53; Darnell, Hathors returns to Medamud, in ZAS 1995, pagg. 47-94
  21. B. Bryan, 2014, op. cit., pag. 119
  22. Erodoto, Libro II, 60. Diodoro Siculo, Storia, fa solo un accenno ai riti orgiastici che si compivano in Egitto per Osiri, 96
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Gilberto Modonesi

Ho iniziato a interessarmi dell’Egitto antico nel 1960. Nel 1964 mi sono sposato e il viaggio di nozze è stato il mio primo viaggio in Egitto. A metà ottobre il primo cortile del tempio di Luxor era allagato dall’acqua dell’inondazione del Nilo e anche le basi dei colossi di Memnon erano in acqua. Ad  Aswan i russi stavano costruendo la Grande Diga.

Nel 1980, dopo la nascita di due figli, ho effettuato la navigazione sul Nilo con tutta la famiglia. Nel 1985 ho partecipato con mia moglie a un viaggio organizzato dal Dr. Mario Tosi. Da allora e fino al dicembre del 2010 sono stato in Egitto almeno 35 volte. Agli inizi ho visitato i vari siti archeologici in taxi solo con mia moglie.. Quando sono iniziati gli attentati contro i turisti ho organizzato viaggi turistici in modo da avere una scorta militare. In questi viaggi io avevo il ruolo di “responsabile culturale”. Grazie a tutti questi viaggi ho potuto visitare i siti archeologici dal nord al sud dell’Egitto, quelli di tutte le oasi e i monumenti del Lago Nasser. Ho fatto un viaggio anche nel Sinai per visitare il tempio di Serabit el-Khedim.

Il viaggio del dicembre 2010 è stato il mio ultimo viaggio a causa della rivoluzione egiziana, poi per miei problemi di salute e successivamente anche di mia moglie.

Per arricchire la mia conoscenza dell’antico Egitto e per seguire gli sviluppi delle ricerche mi sono iscritto a varie associazioni internazionali e nazionali:

  • International Association of Egyptologists
  • Amici del Museo Egizio di Torino
  • American Research Center in Egypt
  • Fondation Egyptologique Réine Elisabeth
  • Egypt Exploration Society
  • Associazione Culturale Harwa 2001
  • Centro Egittologico Comasco F. Ballerini

Dal 2020 non ho più rinnovato la mia iscrizione a queste associazioni a causa della mia situazione personale e famigliare.

Il mio antico interesse per l’Egitto si è alimentato anche partecipando come uditore a diversi incontri internazionali:

  • Convegno sulla Magia Egizia – Milano 29-31 ottobre 1985
  • Convegno sulla Valle dei Re – Tucson (Arizona) 26-27 ottobre 1994
  • International Congress of Egyptologists : Torino 1991 – Cambridge 1995 – Cairo 2000 – Grenoble 2004 – Rodi 2012 –  Firenze 2016

Grazie alla mia esperienza di visite in Egitto e alla documentazione raccolta in migliia di diapositive ho per anni diffuso la conoscenza dell’antico Egitto presso varie “Università della Terza Età”. Poi, nel 2006, il Centro Studi Archeologia Africana, che ha sede nel Civico Museo di Storia Naturale di Milano, mi ha offerto la possibilità di organizzare e tenere conferenze sull’antico Egitto presso l’aula magna dello stesso Museo. Ho svolto questa attività dal 2007 fino al gennaio del 2020, con conferenze mensili sull’Egitto antico. Il 2020 è un anno fatidico a causa del Covid e dei miei problemi personali e di mia moglie.

Ho scritto alcuni articoli e due libri :

  • All’ombra del divino – Il significato dei ventagli nelle rappresentazioni dell’antico Egitto (2016)
  • La longeva vitalità di fiabe e racconti mitici egizi – Alla ricerca di tracce di racconti mitici e fiabe egizi in fiabe moderne europee (2018)

Nel tempo ho raccolto centinaia di articoli e acquistato tanti (troppi) libri di egittologia di varii formati e dimensioni: mignon-normali-grandi-enormi (il formato imperiale).

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