Veduta della necropoli anglosassone, crediti: HS2

Gli scavi di archeologia preventiva condotti per la realizzazione della HS2, la nuova linea ferroviaria ad alta velocità della Gran Bretagna che collega i grandi centri della Scozia con Londra, Manchester e Birmingham, hanno portato alla luce a Wendover (Buckinghamshire) una necropoli anglosassone in cui sono sepolti uomini, donne e bambini. A gennaio era stato scoperto un vasto emporio romano a sud del Northamptonshire.

Il sito archeologico funerario, databile per la tipologia dei corredi tra il V e il VI secolo d.C., va a colmare un gap nella conoscenza sul modus vivendi degli anglosassoni britannici con le sue 138 tombe, di cui 141 le sepolture per inumazione e 5 per incinerazione.

I vaghi in vetro decorato, crediti: HS2

Notevole è la ricchezza dei corredi, che sembrano essere propri per ogni soggetto, significando una scelta individuale ben precisa. Tra di essi si trovano 89 spille, alcune rinvenute sulle clavicole per mantenere mantelli e/o pepli; 2000 perline in ambra o vetro, 40 fibbie, anelli multipli in rame, un anello zoomorfo in argento, cinture in ferro, oggetti in avorio, 2 bicchieri a cono in vetro per il vino, oltre ad articoli per toeletta, come oggetti rimuovi-cerume e pinzette. Questi ritrovamenti hanno fatto ipotizzare che la necropoli custodisse le spoglie di personaggi elitari.

L’anello “zoomorfo” in argento, crediti: HS2

Di particolare importanza è la sepoltura di una donna che ha restituito una scodella in vetro decorata e di colore verde chiaro. La sua manifattura risalirebbe intorno alla fine del V sec. d.C., andando forse a simboleggiare un cimelio di epoca romana.

La scodella in vetro verde rinvenuta nella sepoltura femminile, crediti: HS2

Un altra sepoltura riguarda quella di un giovane uomo, tra i 17 e i 24 anni, la cui spina dorsale è stata trapassata da una spada.

Ritrovamento in situ del corpo maschile trapassato nella spina dorsale da una spada, crediti: HS2
Ricostruzione post-rinvenimento dello scheletro con evidenza della spada, crediti: HS2
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Chiara Lombardi

Laureata in Archeologia Orientale presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” con una tesi magistrale in Archeologia Egiziana dal titolo “Iside nei testi funerari e nelle tombe del Nuovo Regno: iconografia e ruolo della dea tra la XVIII e la XIX dinastia” (2013), ha conseguito un master di primo livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie” presso la medesima Università (2010-2011). Durante il master ha sostenuto uno stage presso il Museo Egizio de Il Cairo per studiare i vasi canopi nel Nuovo Regno (2010). Ha partecipato a diversi scavi archeologici, tra i quali Pompei (scavi UniOr – Casa del Granduca Michele, progetto Pompeii Regio VI, 2010-2011) e Cuma (scavi UniOr – progetto Kyme III, 2007-2017). Inoltre, ha preso parte al progetto Research Ethiopic language project: “Per un nuovo lessico dei testi etiopici”, finanziato dall’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente e dal progetto PRIN 2005 “Catene di trasmissione linguistica e culturale nell’Oriente Cristiano e filologia critico testuale. Le problematiche dei testi etiopici: testi aksumiti, testi sull’età aksumita, testi agiografici di traduzione” (2006-2007). Ha collaborato ad un progetto educativo rivolto ai bambini della scuola primaria per far conoscere, attraverso sperimentazioni laboratoriali, gli usi e i costumi dell’antico Egitto e dell’antica Roma (2014-2015). È stata assistente di ricerca presso la Princeton University (New Jersey) per “The Princeton Ethiopian, Eritrean, and Egyptian Miracles of Mary digital humanities project (PEMM)” (2020-2021). Ricercatrice indipendente, attualmente è anche assistente di ricerca per il Professor Emeritus Malcolm D. Donalson (PhD ad honorem, Mellen University). Organizza e partecipa regolarmente a diverse attività di divulgazione, oltre a continuare a fare formazione. Collabora con la Dott.ssa Nunzia Laura Saldalamacchia al progetto Nymphè. Archeologia e gioielli, e con la rivista MediterraneoAntico, occupandosi in modo particolare di mitologia. Appassionatasi alla figura della dea Iside dopo uno studio su Benevento (Iside Grande di Magia e le Janare del Sannio. Ipotesi di una discendenza, Libreria Archeologica Archeologia Attiva, 2010), ha condotto diversi studi sulla dea, tra cui Il Grande inno ad Osiride nella stele di Amenmose (Louvre C 286) (Master di I livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie”, 2010); I culti egizi nel Golfo di Napoli (Gruppo Archeologico Napoletano, 2016); Dal Nilo al Tevere. Tre millenni di storia isiaca (Gruppo Archeologico Napoletano, 2018 – Biblioteca Comunale “Biagio Mercadante”, Sapri 2019); Morire nell’antico Egitto. “Che tu possa vivere per sempre come Ra vive per sempre” (MediterraneoAntico 2020); Il concepimento postumo di Horus. Un’ analisi (MediterraneoAntico 2021); Osiride e Antinoo. Una morte per annegamento (MediterraneoAntico 2021); Culti egiziani nel contesto della Campania antica (Djed Medu 2021); Nephthys, una dea sottostimata (MediterraneoAntico 2021). Sua è una pubblicazione una monografia sulla dea Iside (A history of the Goddess Isis, The Edwin Mellen Press, ISBN 1-4955-0890-0978-1-4955-0890-5) che delinea la sua figura dalle più antiche attestazioni nell’Antico Regno fino alla sua più recente menzione nel VII d.C. Lo studio approfondisce i diversi legami di Iside in quanto dea dell’Occidente e madre di Horus con alcune delle divinità femminili nonché nei cicli osiriaco e solare; la sua iconografia e le motivazioni che hanno portato ad una sempre crescente rappresentazione della dea sulle raffigurazioni parietali delle tombe. Un’intera sezione è dedicata all’onomastica di Iside provando a delineare insieme al significato del suo nome anche il compito originario nel mondo funerario e le conseguenti modifiche. L’appendice si sofferma su testi e oggetti funerari della XVIII dinastia dove è presente la dea.

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