Nell’ambito di Festa Etrusca – La storia si racconta! di cui parliamo qui, abbiamo avuto il piacere di associare una voce a molte persone di cui conoscevamo solo il volto: studiosi, studenti, rievocatori, amici che sono venuti a trovarci ed altri che abbiamo incontrato nella splendida location del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.

Al riparo dell’emiciclo che abbraccia il giardino centrale, sorvegliati da putti, satiri e uccelli variopinti che abitano un ricco pergolato, abbiamo incontrato genti che dell’archeologia han saputo farne un diverso uso. Nulla di inventato ma, piuttosto, fortemente ispirato a quei libri che pure erano presenti, come silente certificato del filologicamente corretto.

Girando tra queste tabulae abbiamo scoperto un utilizzo dell’archeologia davvero particolare, che consente – per così dire – di indossarne alcune parti significative. Lei si chiama Nunzia Laura Saldalamacchia, archeologa con un dottorato in Storia e Preistoria conseguito presso l’università di Innsbruck, ma è anche un’artista poliedrica che ha la bella abitudine di sorridere sempre e di creare splendidi gioielli ispirati al mondo antico.

Nunzia Laura Saldalamacchia con le sue creazioni per il marchio Nymphè al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, in occasione di “Festa Etrusca! La storia si racconta”.

Non potevamo perdere l’occasione di farci raccontare la sua esperienza e qual è stato il cammino che l’ha portata dalla trowel a quei piccoli utensili che, non di rado assieme al fuoco, rimodulano con meraviglia l’informe materia.

Il caso ha voluto che una nostra collaboratrice, Chiara Lombardi, fosse la destinataria di una delle opere realizzate da Nunzia e così le abbiamo chiesto di raccontarci di questo progetto. Perché Nunzia non ha clienti, ma persone con cui decide il da farsi. La sua esperienza la troverete raccontata al termine di questa intervista.

Ma prima di tutto tre link importanti:

L’account Instagram: nymphe_archeologiaegioielli

L’account Facebook: nymphe.archeologiaegioielli

Dove acquistare su Etzy: NYMPHEarchaeojewelry

 

Cosa sono i gioielli Nymphè e cosa li rende unici?

Nymphè è un marchio di prodotti culturali che hanno l’obbiettivo di promuovere l’archeologia attraverso la forma artistica, bella, tangibile e indossabile dei gioielli. Ogni gioiello oltre ad essere una creazione artistica unica e originale è riferibile ad un sito, un soggetto o un reperto archeologico. Pertanto è accompagnato da un articolo scientifico elaborato da archeologi professionisti esperti sul tema a cui è riferito. A differenza di gioielli creati da orafi, non sono imitazioni di gioielli antichi che rievocano casualmente soggetti archeologici in virtù del loro fascino senza una loro conoscenza reale. I gioielli per la prima volta sono creati dal punto di vista di archeologi che conoscono profondamente i soggetti scelti sulla scorta di una formazione decennale di archeologia e non di oreficeria.

Chi acquista e indossa un gioiello Nymphè prosegue il lavoro di comunicazione dell’archeologo facendo quella che io chiamo “cultura attiva”.

Orecchini in argento brunito ispirati ad un modello realizzato in stampante 3d da disegno di colonne in stile ionico.

Ci spieghi meglio cosa vuol dire “cultura attiva”?

Gli archeologi sanno bene che un obiettivo fondamentale da perseguire è diffondere i risultati della propria ricerca attraverso “dissemination” e cioè pubblicazioni e la “communication”, ovvero una diffusione ad un pubblico più ampio attraverso media differenti. Ecco, i gioielli Nymphè sono un media differente, sono la comunicazione archeologica in una forma di bellezza tangibile, indossabile e seducente. Non a caso tutto è iniziato con le riproduzioni di fibule (spille) di bronzo e decorazione in ambra che sono state oggetto di una mia ricerca archeologica decennale culminata nel dottorato di ricerca in preistoria e protostoria. Dalle spille ho ampliato il campionario a gioielli relativi ad altri reperti di mia conoscenza finché oggi Nymphè accoglie ricerche di altri archeologi appunto trasformandole in gioielli.

Così come un dipinto è la sintesi di una storia in un’immagine affascinante che si imprime nella memoria, allo stesso modo un gioiello nel suo essere una micro-opera d’arte può stupire, interessare e indurre domande. Le risposte sono archeologiche, sono informazioni sui reperti da cui è ispirato. Un gioiello apparentemente finito nella sua esteticità diventa così una chiave per entrare in una storia appassionata ricostruita da archeologi professionisti. Si può capire come la comunicazione sia all’origine e contemporaneamente il fine dei miei gioielli, ma anche il durante e qui spiego il termine “attiva”. Chi indossa un gioiello Nymphè lo fa con una consapevolezza piena e cosciente dei suoi significati e con entusiasmo gli darà voce.

Siamo in un bar, una donna indossa un gioiello Nymphè, è unico, particolare, strano, mai visto, la sua amica lo nota ed ecco le racconta cos’è. L’altra da quel momento saprà che esiste un reperto, un sito archeologico, un museo, un oggetto che si usava migliaia di anni fa, una ricerca fatta da archeologi. E magari ne parlerà a qualcun altro, magari andrà a visitare il sito e il museo. Così si forma una catena di cultura attiva. Dal gioiello si dispiega immediatamente il ventaglio di tutto ciò che racchiude che si può leggere anche in forma passiva sul certificato, sul sito internet o sui libri consigliati nella bibliografia associata alla scheda del gioiello. Sono fortemente convinta che ogni forma di bellezza può essere naturalmente accettata da chiunque, perfino dalla persona più lontana da certi mondi. Un’informazione archeologica prima percepita come noiosa verrà artisticamente assorbita generando un seme di cultura, di orgoglio, di bellezza e di rispetto verso la dura professione degli archeologi.

Linea – Siamo Archeologi – portachiavi con trowel in argento

Quindi questi gioielli non sono rivolti solo ad archeologi ma anche ad una clientela più ampia?

La persona attratta da un gioiello Nymphè, che segue le fasi della sua lavorazione attraverso i canali social interessata alla storia del reperto archeologico a cui è ispirato, non è necessariamente chi ama la storia e l’archeologia. In questi primi anni di attività è emersa una folla di persone appassionate di verità e contenuti. Sono coloro che sono stanchi della vuota superficialità e consumismo della nostra contemporaneità. Queste persone si ribellano con il proprio esempio attraverso le scelte quotidiane: da ciò che indossano a ciò che mangiano, riflettendo sul loro impatto sull’ambiente, sul modo in cui usano il proprio tempo e i propri soldi. Vivono con consapevolezza e cultura. Non a caso speso mi capita di stringere un’amicizia con alcune di loro perché arricchiscono umanamente anche la mia vita.

Fin dall’inizio però ho progettato e brevettato una linea intitolata “Siamo Archeologi” espressamente rivolta agli archeologi. Si tratta di gioielli che riproducono in miniatura gli attrezzi dello scavo archeologico e degli strumenti del disegno archeologico. Ho fortemente voluto questa linea per due motivi: il primo è far conoscere questa professione e il secondo è vantarne l’importanza. Infatti la professione dell’archeologo è piuttosto sconosciuta ed incompresa nonostante la formazione dell’archeologo abbia caratteristiche uniche che lo impegnano a lavorare sia nel fango che sui libri. In pochi oltre l’ambito professionale, conoscono la portata dei sacrifici che comporta in contrasto con l’assoluta incertezza sul piano lavorativo.

 

Com’è possibile trovare un equilibrio tra una ricerca scientifica e un prodotto artistico?

Per rispondere a questa domanda non posso che parlare di ciò che c’è di me in Nymphè. Infatti oltre a quello che è e deve diventare per chi fa proprio un gioiello, Nymphè è una proiezione della mia persona ed è il modo che ho trovato per realizzarmi, è il lavoro che ho inventato per me. La realizzazione personale, quella vera, è una ricerca incessante di un equilibrio fra le proprie doti e una formazione professionale e questo equilibrio si riflette in ogni gioiello. La formazione archeologica è stata una scelta limpida perché coniugava tutto ciò che mi interessava, dalla letteratura all’arte, dalla storia alla geologia. Sono diventata un’archeologa ma sono nata anche con alcune doti come l’inventiva, la manualità e un’inclinazione da sempre evidente per il disegno accompagnate da una certa dose di ossessione per i dettagli. L’oreficeria invece è fisica, chimica, ingegneria ed è stata un’esperienza successiva parallela al mio dottorato di ricerca. Apertura e rispetto verso le competenze professionali altrui fanno il resto. L’unione di professionalità archeologica, multiformità di interessi, doti artistiche e una mentalità aperta ad apprendere è il vero segreto dietro questo equilibrio. Quando arriva un’idea tutto si intreccia intuitivamente nella mente, diventa una nitida visione che poi nella realtà prende la forma di un gioiello.

Aggiungo che questo processo di astrazione di un soggetto archeologico e la sua traslazione nella forma del gioiello deve essere facilmente comprensibile e soprattutto un’idea divertente!

Anfora vinaria in argento platinato da modello realizzato in cera a mano. Il pendente è abbinato ad una lamina a goccia con incisione dell’incipit dell’Ode 37, I di Orazio

Cosa ti ha spinto a crederci in questa idea e a portare avanti questo progetto?

Con la mia esperienza ho capito che per chi non ha capitali di partenza da investire, o non sa nulla gestione d’impresa, gli ostacoli non solo sono molti, ma anche più condizionanti degli incoraggiamenti iniziali di chiunque. Chi vuole intraprendere una strada mai battuta deve sapere bene che non può partire, basarsi, o pensare di andare avanti con l’incoraggiamento costante di qualcuno. L’unica vera forza propulsiva è una incrollabile fiducia nella bontà delle proprie idee. Io ci ho sempre creduto fortemente, senza vacillare e se non fosse stato cosi mi sarei fermata fin dall’inizio.

Ad esempio uno dei periodi più lunghi e difficili è stato l’anno in cui ho creato i prototipi per il primo campionario da mostrare in un catalogo tutto originale che sarebbe stato il mio biglietto da visita. La difficoltà vera non consiste nell’atto di creare ma nell’attesa – pur dinamica – che quella visione si materializzi. L’ideazione, poi la modellazione a mano dei prototipi in cera, la fusione e la lavorazione dei prodotti fusi e quindi la formazione definitiva del gioiello è un lavoro molto lungo e fatto di spese in tempo e soldi senza guadagni. In questa azione si è soli a combattere con i propri demoni. Duro è essere soli nel vedere ciò che sarà e resistere in quella certezza è come essere aggrappati ad uno scoglio in una persistente tempesta interiore.

Il primo appoggio materiale e concreto mi è stato dato dai miei genitori ed è con la mia convinzione che ho convinto loro. Ma è prima, durante gli anni del dottorato che ho raccolto tante conferme che la strada che intendevo percorrere poteva essere giusta. Nelle città in cui ho vissuto, nelle biblioteche e nei musei che ho frequentato durante campagne di scavo e ricognizioni, e specialmente in occasione di conferenze e convegni, mostravo sempre a illustri archeologi il mio portagioielli. Quando srotolavo le riproduzioni delle fibule d’ambra che studiavo, la meraviglia negli occhi di chi le osservava è stata una linfa del sogno. C’è stato anche chi ha voluto comprare i primi prototipi, e se qualcuno spendeva molto volentieri i propri soldi allora qualcosa doveva pur significare.

Pendenti riproducenti le statuette di tre Veneri paleolitiche, la Venere di Willendorf, la Dama di Brassempouy e la Venere di Lespugue.

Anche quando le basi sono state poste, a marchio registrato, il sostegno altrui è stato comunque qualcosa di non comune, eccezionale perché eccezionale è la capacità di vedere al di là di ciò che non si vede nel presente. A lungo ho portato addosso la sensazione di non essere presa sul serio da parte di molte persone vicine, come se tutto fosse un hobby; vedere il loro atteggiamento cambiare dopo i primi successi è stata una grande soddisfazione. A parte gli scettici, come ho già raccontato, ci sono state tante persone sensibili che mi hanno sostenuto come i puntelli di una pesante statua di marmo. E oggi che la strada è tracciata, non sono più sola e il mio mondo viene popolato anche da coloro che chiamo i cultori di Nymphè.

Non sono clienti, una parola che non mi è mai piaciuta, ma persone che manifestano la loro stima con un like, un commento, o condividendo le foto, che acquistano, scrivono recensioni, mi inviano messaggi privati o file vocali per esprimere la gioia del gioiello ricevuto o commissionato con travolgente entusiasmo. Tutto questo oggi è il fuoco necessario che alimenta ogni nuova idea, che mi spinge a fare di più e che mi rende felice.

 

Della nascita alla crescita del marchio ci sono dei momenti che ricordi che ti hanno segnato?

Primo fra tutti è il ricordo di mio nonno Gigino, orologiaio imprenditore, un uomo tutto fare. Nella stanza in cui c’era il suo banchetto da orafo le pareti erano piene di orologi, un’orchestra di ticchettii diversi che ogni mezzora culminavano in suoni festosi. Si sedeva sulla sedia di legno, e dopo un click sul bottone della lampada iniziava a maneggiare pinze, lime, vitine minuscole. Dal basso della mia statura di bambina intrufolavo il mio sguardo tra i suoi gomiti per capire cosa faceva. Anni dopo lo stesso incanto era tra le mani del maestro orafo Paolo Costabile che mi ospitava nel suo laboratorio per insegnarmi i rudimenti dell’arte orafa. Era il periodo di studio all’estero e quando tornavo, mentre di giorno ero in qualche museo, di sera andavo da lui che gratuitamente mi ha insegnato i rudimenti dell’arte orafa.

Apprendistato presso il laboratorio del maestro Paolo Costabile. Realizzazione delle fibule in ambra per la seduta di laurea

La radio accesa, la sua simpatia partenopea, il suo “Laure’” erano una gioia e quando i suoi amici – grandi nomi dell’arte contemporanea, campana e italiana – venivano a visitarlo e si prendevano in giro l’uno con l’altro, io lì a ridere mi sentivo inserita casualmente nella Storia dell’arte. Un altro ricordo mi porta al museo di Calatia a Maddaloni. Un caldo giorno di agosto ero lì a lavorare un pezzo di legno. Costruivo il supporto per montare i tasselli in ambra e le lamine trapezoidali d’oro di una preziosa fibula a mosaico che doveva essere esposta per l’inaugurazione del museo. Non ero su una spiaggia assolata in compagnia ma ero sicuramente felice.

La ex direttrice Elena Laforgia con la sua fiducia, Cristina Capriglione amica e archeologa e il resto dello staff del museo mi hanno sempre accolto al segnale della mia valigetta a rotelle che echeggiava in tutto il cortile. Questo museo come tanti ricchi di tesori specialmente nei magazzini accessibili agli studiosi sono stati quel mondo di ispirazione continua che ha accresciuto la passione e il desiderio di far conoscere attraverso Nymphè tanti reperti che ho visto e studiato. Un altro ricordo è legato alla stampa del mio catalogo. Io vado sempre di corsa, specialmente quando devo prendere un treno e mia mamma, la mia costante assistente tutto fare, corre accanto a me.

Ero in centro all’università e un corriere mi aveva appena consegnato la prima scatola di cataloghi Nymphè ma non avevo tempo di aprirla, mia madre di lì a poco mi avrebbe dovuto accompagnare alla stazione. Fermandomi un attimo in una cartoleria e accennando al mio progetto mi sono calata per sfilare dalla scatola appoggiata sul pavimento un catalogo da mostrare. In quell’attimo il tempo si è fermato, ho visto per la prima volta il mio catalogo stampato. Tutto il lavoro dietro i gioielli, e tutte quelle mie creazioni fotografate in bella posa indossate da Alessia D’Auria, mi dicevano “esistiamo davvero”.

Tutta quell’attesa era arrivata a quel punto. A Roma, dopo una conferenza a Villa Giulia mi sono presentata al direttore Valentino Nizzo che ha sfogliato il mio catalogo fresco di stampa e ha capito tutto quello che c’è dietro. Mi disse “certe persone non hanno bisogno del curriculum” e mi presentò alla direttrice del bookshop; da allora mi ha sempre sostenuto. Un’altra immagine particolare è quella di una torta, di panna e cioccolato, con sopra il logo Nymphè. Due anni fa ho deciso di festeggiare questa impresa con una mostra e una presentazione in un appartamento d’epoca di cari amici. Sono dell’idea che quando si realizza qualcosa di bello non bisogna perdere occasione di festeggiare.

Prima selezione dei gioielli in vendita presso il bookshop del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia

Volevo riunire volti amici tra cui persone che mi conoscono fin da piccola e che fin dall’inizio hanno creduto in me, come mio zio sempre pronto ad affiancarmi o un amico di famiglia artista, che mi han dato i primi consigli. Un altro protagonista di questa storia e dei miei ricordi degli inizi è il maestro Mario Triunfo e il suo laboratorio: un luogo bizzarro e polveroso ma accogliente con la sua folla di strumenti, lime, frammenti luccicanti di fili, lamine e pietre sparse un po’ovunque, i pesanti attrezzi meccanici rivestiti da quella spiccata patina di antichità, modellini in cera dei gioielli non ancora nati, il calore del forno con lo sportellino aperto per riscaldare l’ambiente. E c’era lui, il suo storpiare continuamente il nome dei miei gioielli per ridere, le sue mani segnate e anche un po’ tremolanti che quando prendevano gli strumenti diventano le più sicure del mondo, la sua testardaggine, la tenerezza, i suoi insegnamenti: una fortuna quotidiana. Tra gli ultimi ricordi precedenti la pandemia resterà impresso per sempre lo stupore nel sentire le parole di elogio del direttore del Parco Archeologico di Ercolano. Francesco Sirano, durante un’intervista per l’inaugurazione della mostra SplendOri. La stima di persone e professionisti di tale levatura ha avuto certamente un impatto importante.

Fibule in ambra, fibula con elemento centrale e fibula serpeggiante

Quale è il gioiello dell’inizio e quali vedi in futuro?

La fibula in ambra è l’inizio e il simbolo di Nymphè il cui logo infatti rievoca il volto di un amuleto d’ambra. Lo studio di un archeologo è una lunga storia fatta di ricerche in biblioteche, di libri preziosi quanto i reperti, di richieste di permessi, viaggi e postazioni in musei e magazzini per gli incontri diretti con i reperti, elenchi di dati, elenchi di incertezze da risolvere, numeri, idee da confrontare, interpretazioni mai scritte da fare. Io mi sono creata l’opportunità di sintetizzare tutto, anni di fatiche e emozioni, in un oggetto.

E ho una fibula per ogni occasione, in particolare ho indossato due fibule per la seduta di laurea, un’altra sovradimensionata invece per quella di dottorato e c’è sempre una fibula che mi accompagna in ogni conferenza. Oggi ricevo sempre più spesso commissioni di nuovi gioielli e a questi sono altrettanto affezionata. Infatti come è stata per me la fibula d’ambra, oggi io do l’opportunità a tanti archeologi di avere il loro simbolo, la loro passione-fatica-ossessione trasformata in un gioiello che poi è molto di più di un gioiello. Che sia una sorpresa ricevuta da una persona cara o l’archeologa/archeologo stesso a richiederlo, la commozione è assicurata. La vita del marchio si svilupperà con una sua sede di prototipia ma sarà anche dinamica.

Prevederà una collaborazione con le università per la pubblicazione di ricerche associate a gioielli, una collaborazione con i musei seguendo una sorta di procedura standard per la realizzazione di linee dedicate e magari altri tipi di prodotti come brevi documentari dedicati ai reperti rivisitati nei gioielli. Ci sono inoltre già pianificate delle implementazioni tecnologiche per rendere la produzione sempre più all’avanguardia. L’organizzazione di mostre e altri eventi, come le sfilate di moda, sarà un altro perno del lavoro. Io mi vedo al centro di tutto naturalmente, tra viaggi, eventi e conferenze, ma anche a disegnare, lavorare la cera e a consumarmi le dita come adesso. Ma un desiderio che voglio realizzare con la crescita di questa azienda è essere anche al centro di un gruppo di persone che lavori con Nymphè coinvolte dalla stessa filosofia e passione. Tutto questo però non è un sogno, è solo una visione che ha i suoi tempi per materializzarsi, esattamente come i gioielli.

Pendente a forma di lucerna paleocristiana in argento da modello realizzato in cera a mano poi fuso e inciso al laser con il cristogramma.

Dove si acquistano adesso i gioielli Nymphè?

Innanzi tutto nei bookshop dei musei. Ho cominciato a vendere al Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma, poi al Parco Archeologico di Ercolano e a Pompei.

Presto vorrei propormi ad altri musei, primo fra tutti, tra i miei sogni, è il museo di Napoli, il luogo incantato della mia infanzia e dove sono esposti tanti reperti che hanno ispirato il primo catalogo. In Italia vorrei disegnare linee apposite da proporre al Museo Archeologico di Taranto, al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, al Museo Archeologico di Firenze e al Museo Egizio di Torino. Un ulteriore sviluppo del progetto prevede anche una vendita internazionale rivolta a musei che già hanno una gioielleria come il British Museum, il Fine Art di Boston, il Louvre e il Getty Museum. Ma tengo a sottolineare che io non cerco solo bookshop che vogliano esporre i miei gioielli in vetrina, ma cerco una collaborazione archeologica. Io sono un’archeologa che si interfaccia innanzitutto con un museo archeologico. Da questo rapporto nasce una linea ispirata ai reperti esposti che accompagna la lettura e l’osservazione di quei reperti nelle sale. Al momento vendo anche online su Etsy www.etsy.com/it/shop/NYMPHEarchaeojewelry 

 

La mia esperienza “Nymphè”

di Chiara Lombardi

Ormai siamo tutti social addicted. Ed è così che ho iniziato a conoscere il lavoro di Nunzia Laura Saldalamacchia, Ph.D. L’archeologia tramutata in realtà tramite i gioielli Nymphè, “archeologia da indossare”, secondo la definizione di Nunzia. E lo è davvero. In quella pagina di Instagram, che all’epoca esordiva con “semplici” pezzi etruschi, ho riconosciuto l’arte e la maestria. Ma l’eccezionalità di Nunzia e di Nymphè non risiede solo nella sua manualità e attenzione ai dettagli sbalorditiva, no, l’eccezionalità di Nunzia risiede nel fatto che oltre ad essere artista lei è archeologa. È questa la sua accoppiata vincente. In quando archeologa io stessa, per prima cosa ho acquistato una trowel-charm. Un po’ scontato, ma se “siamo archeologi” un motivo c’è!

Anello a serpente in argento platinato con gemme di rubino e ametista incastonate. Realizzato dal calco di un modello antico.

I serpenti mi hanno sempre affascinata. Certamente a distanza, ma possiedono un dualismo eccezionale, grazia e distruzione. Non potevo dunque non indossare anche io sia la coppia di orecchini con serpenti agatodemoni sia un anello con serpente agatodemone con gli occhi realizzati con pietre incastonate. Ma questa volta ho avuto un contatto ancora più diretto con Nunzia: non volevo due pietre uguali per il mio anello, e lei ha realizzato il mio desiderio donandomi un anello con ametista e rubino, i cui due colori fanno parte del mio modo di vedere il mondo.

I mesi sono trascorsi, ero così impegnata a lavorare al mio sogno che si stava tramutando in un progetto reale: una monografia su Iside. Non mi era sufficiente il materiale che si trovava in giro, sebbene fossero tutti studi eccellenti. Mancava qualcosa, quel qualcosa che avevo cercato così tanto mentre ero studentessa. E lo stavo realizzando io. Ma al mio progetto serviva ancora un tassello concreto per essere completo, un tassello che avevo cercato ovunque, dai negozi in Egitto a quelli online. Contattai Nunzia, sapevo che lei avrebbe potuto realizzare ciò che cercavo.

La dott.ssa Chiara Lombardi indossa il gioiello Nymphè ispirato ad Iside raffigurata sul sarcofago di Tutankhamon

Un incontro preliminare durato più di un’ora, perché Nunzia è così: tramite Nymphè lei racconta le storie non solo dell’oggetto ma anche di chi desidera quel gioiello d’arte. Nunzia aveva capito quanto fosse per me importante poter indossare ciò che muoveva il mio animo, che avevo bisogno di un gioiello tangibile che racchiudesse tutta la potenza di ciò che sentivo e della mia passione. Nell’Iside alata che Nunzia ha realizzato con maestria, meticolosità e pazienza per me, e che finalmente indossa il trono come copricapo, ci sono due storie: la mia e quella di Nunzia. Perché Nymphè è il luogo magico che realizza sogni.

 

Orecchini in argento dorato con Iside raffigurata sul sarcofago di Tutankhamon
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