Veduta della cava di scisto. Crediti: © Sandrine Lalain, INRAP

Gli archeologi dell’Istituto Nazionale francese per le Indagini Archeologiche Preventive (INRAP) hanno scoperto una cava di estrazione a Rennes (Bretagna), la gallo-romana Condate Riedonum. Il progetto di scavo è sotto la tutela del Drac Bretagne, ovvero della Direzione Regionale bretone per gli Affari Culturali del Ministero della Cultura, e si è reso necessario nell’ambito della risistemazione e del riutilizzo della zona per conto di Bouygues Immobilier. L’area di scavo, che copre 3.250mq, si trova nella periferia settentrionale di Condate Riedonum, non molto lontana dal suo confine, e i saggi di scavo hanno raggiunto anche i 2metri di profondità.

Veduta aerea del cantiere. Crediti: © Myphotoagency / Thibault Beguet

Questa scoperta è importante per diversi motivi. Innanzitutto, la cava gallo-romana di Rennes è la prima del suo territorio e una delle poche finora rinvenute nella Francia occidentale. Si tratta di una cava di scisto brioveriano, tipico del terreno algonchico bretone, dalla quale venivano estratte piccole placche di materiale usate per costruire fondamenta murarie e strade.

Un archeologo durante lo scavo della cava. Crediti: © Emmanuelle Collado, INRAP

Essa, poi, permette di comprendere a livello tecnico la metodologia di estrazione, la tipologia di strumenti usati, l’organizzazione della cava, le sue fasi di utilizzo, e di approfondire morfologia e geologia del territorio. Ancora, il materiale di riempimento della cava restituisce uno spaccato della vita quotidiana di Condate Riedonum.

Discarica di artigianato con resti ceramici e malcotti. Crediti: © Sandrine Lalain, INRAP

Sono stati infatti rinvenuti in corso di scavo molti frammenti di ceramica, qualche decina di kg secondo quanto riportato dalla pagina ufficiale dell’INRAP, statuette in terracotta di divinità, fibule e monete.

Statuina in terracotta della Venere Anadyomene. Crediti: © Emmanuelle Collado, INRAP

La cava, in utilizzo nel I sec. d.C., viene già dismessa dal II secolo, e qui inizia una nuova fase della sua vita: essa diviene la discarica degli abitanti di Condate. Nei secoli XIV e XV essa doveva già essere totalmente riempita, e l’area viene allora occupata da attività di tipo artigianale e/o domestico, come indica il rinvenimento di pozzi e forni. Del XVII secolo è una canalizzazione delle acque, detta della Duchessa Anna, che serve Rennes in epoca moderna.

La canalizzazione di XVII secolo, detta della Duchessa Anna. Crediti: © Emmanuelle Collado, INRAP

Non è ancora definito con precisione il momento di abbandono del sito, che viene però occupato, sempre nel XVII secolo, dai giardini dell’Hotel des Demoiselles, poi divenuto convento e successivamente collegio dell’Adorazione.

 

Gallery. Crediti: INRAP – © Emmanuelle Collado

 

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Chiara Lombardi

Laureata in Archeologia Orientale presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” con una tesi magistrale in Archeologia Egiziana dal titolo “Iside nei testi funerari e nelle tombe del Nuovo Regno: iconografia e ruolo della dea tra la XVIII e la XIX dinastia” (2013), ha conseguito un master di primo livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie” presso la medesima Università (2010-2011). Durante il master ha sostenuto uno stage presso il Museo Egizio de Il Cairo per studiare i vasi canopi nel Nuovo Regno (2010). Ha partecipato a diversi scavi archeologici, tra i quali Pompei (scavi UniOr – Casa del Granduca Michele, progetto Pompeii Regio VI, 2010-2011) e Cuma (scavi UniOr – progetto Kyme III, 2007-2017). Inoltre, ha preso parte al progetto Research Ethiopic language project: “Per un nuovo lessico dei testi etiopici”, finanziato dall’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente e dal progetto PRIN 2005 “Catene di trasmissione linguistica e culturale nell’Oriente Cristiano e filologia critico testuale. Le problematiche dei testi etiopici: testi aksumiti, testi sull’età aksumita, testi agiografici di traduzione” (2006-2007). Ha collaborato ad un progetto educativo rivolto ai bambini della scuola primaria per far conoscere, attraverso sperimentazioni laboratoriali, gli usi e i costumi dell’antico Egitto e dell’antica Roma (2014-2015). È stata assistente di ricerca presso la Princeton University (New Jersey) per “The Princeton Ethiopian, Eritrean, and Egyptian Miracles of Mary digital humanities project (PEMM)” (2020-2021). Ricercatrice indipendente, attualmente è anche assistente di ricerca per il Professor Emeritus Malcolm D. Donalson (PhD ad honorem, Mellen University). Organizza e partecipa regolarmente a diverse attività di divulgazione, oltre a continuare a fare formazione. Collabora con la Dott.ssa Nunzia Laura Saldalamacchia al progetto Nymphè. Archeologia e gioielli, e con la rivista MediterraneoAntico, occupandosi in modo particolare di mitologia. Appassionatasi alla figura della dea Iside dopo uno studio su Benevento (Iside Grande di Magia e le Janare del Sannio. Ipotesi di una discendenza, Libreria Archeologica Archeologia Attiva, 2010), ha condotto diversi studi sulla dea, tra cui Il Grande inno ad Osiride nella stele di Amenmose (Louvre C 286) (Master di I livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie”, 2010); I culti egizi nel Golfo di Napoli (Gruppo Archeologico Napoletano, 2016); Dal Nilo al Tevere. Tre millenni di storia isiaca (Gruppo Archeologico Napoletano, 2018 – Biblioteca Comunale “Biagio Mercadante”, Sapri 2019); Morire nell’antico Egitto. “Che tu possa vivere per sempre come Ra vive per sempre” (MediterraneoAntico 2020); Il concepimento postumo di Horus. Un’ analisi (MediterraneoAntico 2021); Osiride e Antinoo. Una morte per annegamento (MediterraneoAntico 2021); Culti egiziani nel contesto della Campania antica (Djed Medu 2021); Nephthys, una dea sottostimata (MediterraneoAntico 2021). Sua è una pubblicazione una monografia sulla dea Iside (A history of the Goddess Isis, The Edwin Mellen Press, ISBN 1-4955-0890-0978-1-4955-0890-5) che delinea la sua figura dalle più antiche attestazioni nell’Antico Regno fino alla sua più recente menzione nel VII d.C. Lo studio approfondisce i diversi legami di Iside in quanto dea dell’Occidente e madre di Horus con alcune delle divinità femminili nonché nei cicli osiriaco e solare; la sua iconografia e le motivazioni che hanno portato ad una sempre crescente rappresentazione della dea sulle raffigurazioni parietali delle tombe. Un’intera sezione è dedicata all’onomastica di Iside provando a delineare insieme al significato del suo nome anche il compito originario nel mondo funerario e le conseguenti modifiche. L’appendice si sofferma su testi e oggetti funerari della XVIII dinastia dove è presente la dea.

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