Tra i personaggi che più legano il nostro Paese alla storia dell’Egittologia moderna, Luigi Vassalli è certamente tra coloro la cui esistenza presenta gli accattivanti tratti dell’avventura.

Fig. 1 – Il Vassalli garibaldino

Ripercorrere i fatti della sua vita, iniziata a Milano nel 1812 e terminata a Roma nel 1887 con un colpo di arma da fuoco sparatosi forse per mettere fine a un male incurabile, significa aprire un libro di storia e leggerne il contenuto attraverso gli ideali di un uomo che non racconta per “sentito dire”, ma per “vissuto”.
Brillante ed eclettico studente all’Accademia di Brera è costretto a lasciare l’Italia come esule politico in seguito a una condanna a morte – che poi gli verrà revocata – in relazione a un complotto politico ordito contro il governo austriaco.
Il Vassalli infatti è amico di Giuseppe Mazzini e di molti mazziniani dell’epoca, dei quali condivide le idee liberali che sono alla base della “Giovine Italia”.1
Durante il suo esilio forzato soggiorna in Svizzera, Francia e Inghilterra dove si guadagna da vivere insegnando italiano e vendendo i propri dipinti, per concludere il suo viaggio forzato in Egitto intorno al 1841. La distanza dalla Patria e il suo essere uomo errante non fa diminuire il suo impegno politico e così risulta essere tra i firmatari di una lettera aperta redatta a Londra, che prende posizione a favore del Menotti nella celebre vicenda che vede il fratello del celebre Ciro contrapposto a Giuseppe Vitalevi in un vero e proprio duello cavalleresco.2
In Egitto, più precisamente ad Alessandria, Luigi incontra altri esuli italiani ed entra a far parte di un ristretto gruppo di uomini liberali raccolti attorno alla figura di Giuseppe Cocchi, accettando anche un incarico nel governo della città egiziana. Lungi dall’essere appagato e con un occhio sempre vigile sui fatti che accadono oltre il Mediterraneo, nella sua amata Patria, durante i moti del ’48 chiede e ottiene un permesso per raggiungere Milano e dare così il suo contributo alla lotta per la liberazione dal giogo austriaco.
Come ben sappiamo le cose non andarono proprio nel modo in cui il Vassalli e tanti patrioti speravano e così ritroviamo il Nostro di nuovo esule, prima in Francia e poi di nuovo in Egitto, dove viene reintegrato nel lavoro che svolgeva in precedenza per conto delle autorità locali.
La sua attività di patriota tuttavia non ha soluzione di continuità, di fatti Vassalli è tra coloro che realizzano e organizzano in Alessandria il “Comitato di Soccorso”, una struttura in grado di assistere gli esuli italiani che hanno raggiunto le sponde mediterranee dell’Egitto.
Ma un’anima inquieta con l’innato senso della giustizia sociale non resta imbrigliato nella comoda vita di una piacevole cittadina adagiata sul mare, e già nel 1851 il Vassalli è a Smirne3 insieme agli intellettuali Giuseppe Regaldi e Alfonso de Lamartine, dove per altro si sposa con una ragazza del luogo restandone vedovo solo dopo alcuni mesi.
L’Egitto accoglie ancora una volta Luigi Vassalli che diventa un fidato collaboratore di Mohamed Said4, che è impegnato in una profonda riforma dell’amministrazione interna egiziana. Ed è partire da questo momento che abbiamo notizie sul Vassalli “egittologo” che grazie alla sua intensa attività archeologica, fatta anche di studi mirati, riceve l’incarico di Ispettore agli Scavi.

Fig. 2 – L’egittologo Auguste Mariette

A dare un taglio scientifico e accademico a questo aspetto del patriota milanese, sarà l’incontro con uno dei più grandi egittologi europei che abbia mai lavorato in Egitto, Auguste Mariette, al quale nel 1853 vende il sarcofago di Antef V5 per la somma di mille franchi francesi e del quale – nel 1859 – diviene assistente.
Intanto nel 1856 Vassalli, insieme a Diego Arangio, raccoglie denaro per una sottoscrizione promossa da Nicola Fabrizi, con la quale intendevano acquistare 10.000 fucili da donare alla prima provincia che fosse insorta contro il governo straniero.
Ma il 1859 è anche l’anno nel quale l’Austria dichiara guerra al Piemonte e nel quale il Granduca di Toscana Leopoldo II abdica e fugge. Luigi Vassalli non sa resistere al richiamo dei suoi ideali e nonostante siano passati pochi mesi dalla sua nomina ad assistente di Mariette e l’incarico ancora in essere di Ispettore degli Scavi, si imbarca alla volta di Marsiglia per poi arruolarsi nell’esercito piemontese.
Quando il 10 maggio del 1860 Garibaldi giunge a Marsala con in suoi “Mille”, Vassalli è in Egitto già da diversi mesi e secondo i suoi diari è tornato alle occupazioni precedenti, compresa quella archeologica. Ma le attività che fervono intorno al celebre evento siciliano non lasciano certo indifferente l’inquieto Luigi, che non solo è attivissimo nel partecipare alla sottoscrizione di un fondo denominato “Soccorso a Garibaldi” istituito a Genova, ma si imbarca insieme ad altri esuli italiani presenti ad Alessandria d’Egitto per unirsi ai Garibaldini.
Tuttavia in quello stesso anno – evidentemente prima di diventare un garibaldino – e secondo gli appunti che ci sono pervenuti, Vassalli è presente durante gli scavi in alcuni tra i più importanti siti archeologici d’Egitto, tra i quali Saqqara e Giza.
Dopo l’esperienza vissuta al seguito di Giuseppe Garibaldi, Luigi viene nominato “Conservatore di Prima Classe” in relazione alla collezione egizia che era custodita presso il Museo Nazionale di Antichità a Napoli , incarico che è costretto ben presto a lasciare perché eliminato dall’organico, sostituito nel suo delicato compito da un semplice custode.
Da questo momento in poi la sua unica attività sarà quella di egittologo e la svolgerà per intero nella terra dei faraoni. Un ruolo che anche il Governo Italiano gli riconosce, dando mandato al proprio Console d’Egitto di negoziare con il Viceré un permesso speciale che consenta a Vassalli di tornare in Italia. Il motivo di questa richiesta sta in un progetto che lo stesso Vassalli aveva messo in cantiere circa dieci anni prima, durante la sua permanenza presso il Museo Nazionale di Storia Antica a Napoli e dove con grande intuizione suggeriva – tra le altre cose – una razionalizzazione degli spazi espositivi per consentire una didattica chiara ed efficace, l’acquisizione di nuovi reperti interessando direttamente il Viceré attraverso l’intervento del Console d’Egitto e di sollecitare donazioni da parte degli italiani residenti in Egitto, che all’epoca potevano acquistare a cifre irrisorie anche reperti di grande importanza.
Vassalli ottiene il congedo temporaneo e completamente spesato dal Governo Italiano, sia per il viaggio che per l’acquisto dei reperti, torna nella sua Italia.
Siamo giunti ormai nell’anno 1871 e sono lontani i rumori e i suoni delle guerre e delle sommosse. Vassalli può farsi assorbire completamente dal suo incarico durante il quale rileva con puntualità le carenze relative allo studio dell’egittologia e del collezionismo museale in Italia.
In due comunicazioni indirizzate in luglio al Ministero della Pubblica Istruzione, consiglia vivamente l’istituzione di una Cattedra di Copto, la lingua che consentì cinquant’anni prima al francese Champollion la decifrazione della scrittura geroglifica, la pubblicazione continuativa e sistematica dei reperti esposti nei musei, la realizzazione di cataloghi aggiornati, guide per consentire un maggior coinvolgimento dei visitatori all’interno dei musei, la nascita di riviste specializzati per consentire agli studiosi di pubblicare i loro articoli e la realizzazione di copie cartacee dei delicatissimi papiri.
Una visione “moderna” del sistema museale italiano che in gran parte è ancora oggi disattesa.
Alla fine dello stesso mese, e probabilmente grazie alle sue acute osservazioni, riceve l’incarico dallo stesso Ministero di compiere un’indagine approfondita sulla situazione delle collezioni egittologiche italiane, per mettere poi in atto “quelle riforme che saranno reputate più necessarie nell’interesse della scienza”.
Visita così le collezioni di Firenze, Bologna, Torino, Milano e Napoli, costringendo il Governo Italiano a chiedere al Viceré alcuni mesi di proroga del congedo che era stato concesso al Vassalli, per consentirgli di terminare l’incarico e nel 1873 pubblica a proprie spese il libro “I Musei Egizi d’Italia”, che raccoglie i documenti del lavoro che aveva svolto per conto del Ministero della Pubblica Istruzione.
Luigi Vassalli torna in Egitto e secondo i documenti che lo riguardano ci resta almeno fino al 1876, quando viene richiesta la sua presenza in una commissione che deve valutare la persona e i titoli accademici di Francesco Rossi, al fine di assegnarli la cattedra di Egittologia presso l’Università di Torino. Il Vassalli nutre verso il professor Rossi una grande stima e il suo giudizio sull’assegnazione a lui della cattedra di Egittologia presso l’ateneo torinese è a dir poco lusinghiero.
La sintonia tra i due uomini di cultura la si intuisce dal modo in cui il Rossi lavorerà nel suo ruolo di professore, di vice Direttore del Museo di Antichità Egizie e di autore di pubblicazioni egittologiche.
Nel primo caso opererà uno di quei cambiamenti auspicati dal Vassalli per dare nuovo impulso all’Egittologia, modificando il titolo della cattedra da Antichità Orientali a Egittologia. Come vice Direttore del Museo Egizio si adopera per migliorare l’esposizione e la didattica, mentre come autore di pubblicazioni egittologiche dà alle stampe “Grammatica geroglifica-Copta” (1877), “I Monumenti Egizi del Museo di Antichità di Torino” (1884), tra il 1887 e il 1892 pubblica “I Papiri Copti del Museo Egizio di Torino” e insieme a W. Pleyte pubblica in fac-simile una serie di papiri ieratici. Il tutto in linea con le indicazioni che Luigi Vassalli aveva dato parecchi anni prima al Ministero della Pubblica Istruzione.
La passione per la storia della Civiltà Egizia nasce probabilmente grazie al suo soggiorno in Egitto come esule italiano, aiutato anche dalla sua innata inclinazione artistica. Durante gli anni dell’impegno come patriota nella storia del Risorgimento Italiano, non smette di dedicarsi allo studio della materia che lo sta appassionando e possiamo affermare con buona sicurezza che la sua carriera di egittologo è durata circa venticinque anni, dal 1859 – quando gli viene conferito l’incarico di Ispettore agli Scavi – al 1883 quando viene messo a riposo dal Governo Egiziano e rientra in Italia definitivamente.
Durante la sua carriera il Vassalli scava a Saqqara e Giza (1860), nelle necropoli tebane di Dra Abu el-Naga, dell’Assasif e presso il tempio di Hatshepsut a Deir el-Bahari (1862).
Nel 1863 scava ancora a Dra Abu el-Naga e a Saqqara, dove è presente anche durante i lavori dell’anno successivo.
Il Service de Conservation des Antiquités de l’Egypte, diretto da Mariette, nel 1865 lo nomina direttore del Museo di Bulaq, dov’è custodita la prima raccolta ufficiale di reperti egizi effettuata dal Governo Egiziano e che costituisce il nucleo originario di quella che diverrà poi l’attuale collezione egizia conservata presso il Museo Egizio del Cairo.
In questo periodo lavora anche presso Abido e Dendera e dà alle stampe un testo dedicato a Sua Altezza il Viceré, dal titolo “D’una rappresentazione di sirene sopra un sarcofago egizio dell’epoca dei Lagidi. Memoria letta all’Istituto Egiziano da Luigi Vassalli Conservatore presso del Museo d’Antichità Egizie di S.A. il Viceré”.
L’anno dopo pubblica “I re pastori. Studi di Luigi Vassalli Ispettore dei monumenti storici e scavi archeologici di S.A. il Viceré d’Egitto, membro dell’Istituto Egiziano” e nel 1867 – a Milano presso la Tipografia Guglielmini – pubblica “I monumenti istorici egizi, il museo e gli scavi d’antichità eseguiti per ordine di S.A. il Viceré Ismail Pascia”. Nello stesso anno realizza anche un album dove inserisce settantaquattro campioni di tessuto di lino prelevato da mummie egizie che attualmente è custodito presso le Civiche Raccolte d’Arte Applicata e Incisioni a Milano.
Il contenuto dei suoi diari ci informa ancora che Luigi Vassalli era presente almeno fino al 1881 negli scavi di Edfu, Dendera, Saqqara e Abido. In particolare, a cavallo tra il 1880 e il 1881, prende parte agli scavi presso le piramidi di Unas e di Pepi I nella necropoli di Saqqara, dove sono stati ritrovati incisi sulla pietra i celebri Testi delle Piramidi.
E proprio in questo periodo, esattamente il 19 gennaio del 1881, Auguste Mariette muore a Bulaq lasciando un contenzioso per la sua successione tra Francia e Germania – i due principali protagonisti dell’archeologia di quel periodo sul suolo egiziano – che propongono come nuovo direttore del Servizio delle Antichità e del Museo Egizio del Cairo rispettivamente Gaston Maspero e Heinrich Brugsch.
In attesa che la questione venga risolta, e sappiamo che fu la Francia a vincere, la direzione del Museo Egizio del Cairo viene affidata alle cure esperte di Luigi Vassalli, anche se per meno di un mese, un gesto che ben testimonia la fiducia che nel corso degli anni questo italiano dal grande temperamento è riuscito a guadagnarsi sia presso gli studiosi che presso gli uomini politici del suo tempo.
Il contributo più tangibile che possediamo del lavoro di egittologo svolto da Luigi Vassalli, è costituito da una serie di calchi in gesso di reperti egizi oggi custoditi presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, realizzati dallo stesso Vassalli tra il marzo e il maggio del 1871 in collaborazione con Michel Ange Floris, restauratore presso il Museo di Bulaq.

Fig. 3 – Il calco della falsa porta di Uni

Tra i reperti più importanti dei quali vennero eseguiti i calchi, vi sono alcune stele, false porte, calchi di rilievi parietali e bassorilievi che abbracciano quasi per intero l’arco di tempo della civiltà egizia.
Il Vassalli nel 1883 e torna in Italia perché messo a riposo dal Governo Egiziano, prendendo domicilio a Milano, dove si sposa per la seconda volta. Pochi anni dopo si trasferisce a Roma dove conduce una vita all’insegna delle ristrettezze economiche e dove, probabilmente, contrae una malattia incurabile. I suoi biografi attribuiscono quasi certamente alla malattia il drammatico gesto che il 13 giugno del 1887 compie Luigi, che all’età di 75 anni mette fine alla sua straordinaria esistenza sparandosi un colpo di pistola alla testa.
Un uomo onesto, caparbio, che ha creduto nei valori della libertà e della giustizia sociale al punto da mettere in gioco ripetutamente la sua stessa vita. Un lavoratore instancabile, sagace e colto, capace e intelligente, con uno spiccato senso del sacrificio e della rinuncia. Due condizioni che oggi ci appaiono come zavorre inconcepibili nello slancio verso l’alto che pretendiamo per il nostro vivere e che invece sono condizioni indispensabili per diventare uomini, dei quali ci si possa un domani ricordare nel bene.

Paolo Bondielli


1) Società fondata da Giuseppe Mazzini quando era esule politico a Marsiglia. Lo scopo della Società, che aveva anche una propria rivista che portava il medesimo titolo, era quello di “restituire l’Italia in Nazione di liberi ed eguali, una, indipendente, sovrana”.
2) Secondo quanto ritrovato nei documenti riguardanti i due esuli italiani, il Menotti a causa di una discussione sull’operato del gen. Ramorino che causò la disfatta di Novara, schiaffeggiò Vitalevi il quale non poté far altro che sfidarlo a duello. Non potendo dar seguito alla sfida in Inghilterra Vitalevi diede appuntamento a colui che l’aveva offeso in Belgio, dove però il Menotti non si recò affatto. Il duello avvenne successivamente a Parigi dove Vitalevi rimase ferito.
3) Città della Turchia che fu coinvolta nello scontro tra l’Impero Ottomano e gli indipendentisti greci. Allo scoppio della Guerra d’Indipendenza Greca vi fu una feroce reazione dell’esercito ottomano che – tra le altre azioni di guerra – dopo un duro assedio distrusse la comunità di Italo-levantini di Chios che si era apertamente schierata a favore degli indipendentisti. I superstiti fuggirono verso la più tollerante Smirne che divenne polo di attrazione per molti intellettuali dell’epoca. Alla fine dell’Ottocento la comunità di Italo-Levantini a Smirne era formata da circa 6000 persone.
4) Mohamed Said Pascia fu Viceré d’Egitto tra il 1854 e il 1863. Quarto tra i numerosi figli sopravvissuti di Mohamed Ali, fu avviato dal padre a una carriera nella marina militare dove raggiunse il grado di ammiraglio. Il suo nome è principalmente legato all’Istmo di Suez che costituisce ancora oggi una delle più importanti voci dell’economia egiziana.
5) Sovrano appartenente alla XVII dinastia, primo di una serie di tre re omonimi. Secondo von Beckerath potrebbe essere padre di Rahotep e quindi fondatore della XVII dinastia. Sulla durata del suo regno non vi sono notizie e solo un reperto indica il 3° anno del suo regno. Potrebbe aver regnato tra il 1555 a.C. e il 1550 a.C. circa.

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Paolo Bondielli

Storico, studioso della Civiltà Egizia e del Vicino Oriente Antico da molti anni. Durante le sue ricerche ha realizzato una notevole biblioteca personale, che ha messo a disposizione di appassionati, studiosi e studenti. E’ autore e coautore di saggi storici e per Ananke ha pubblicato “Tutankhamon. Immagini e Testi dall’Ultima Dimora”; “La Stele di Rosetta e il Decreto di Menfi”; “Ramesse II e gli Hittiti. La Battaglia di Qadesh, il Trattato di pace e i matrimoni interdinastici”.

E’ socio fondatore e membro del Consiglio di Amministrazione dell’Associazione Egittologia.net. Ha ideato e dirige in qualità di Direttore Editoriale, il magazine online “MA – MediterraneoAntico”, che raccoglie articoli sull’antico Egitto e sull’archeologia del Mediterraneo. Ha ideato e dirige un progetto che prevede la pubblicazione integrale di alcuni templi dell’antico Egitto. Attualmente, dopo aver effettuato rilevazioni in loco, sta lavorando a una pubblicazione relativa Tempio di Dendera.

E’ membro effettivo del “Min Project”, lo scavo della Missione Archeologica Canario-Toscana presso la Valle dei Nobili a Sheik abd el-Gurna, West Bank, Luxor. Compie regolarmente viaggi in Egitto, sia per svolgere ricerche personali, sia per accompagnare gruppi di persone interessate a tour archeologici, che prevedono la visita di siti di grande interesse storico, ma generalmente trascurati dai grandi tour operator. Svolge regolarmente attività di divulgazione presso circoli culturali e scuole di ogni ordine e grado, proponendo conferenze arricchite da un corposo materiale fotografico, frutto di un’intensa attività di fotografo che si è svolta in Egitto e presso i maggiori musei d’Europa.

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