LO SCRIBA NELL’ANTICO EGITTO [1]

 

A scuola

Amenhotep figlio di Hapu

Nell’antico Egitto la funzione della scuola puntava all’educazione dell’individuo fornendogli conoscenze basilari in vari campi, quali le scienze, la scrittura, l’etica sociale, ecc. Come i nostri sistemi educativi, nell’antico Egitto l’educazione preparava i giovani membri delle medie e ricche classi sociali alle forze lavoro del paese e alla partecipazione attiva nelle varie professioni riguardanti le sfere civili, religiose e militari. A differenza però di oggi, il sistema scolastico egiziano mirava alla preparazione unilaterale per le carriere di scriba e di funzionario che, unite a quella sacerdotale, costituiva il nerbo della macchina governativa del paese.

Dalla Saggezza di Any apprendiamo che i bimbi erano avviati in tenera età alla Casa dell’Istruzione (at-sbAyt) come recita una massima di questo saggio:

Raddoppia il pane che ti ha dato tua madre! Portala come ella ti portò! Spesso lei si è caricata di te e non ti ha messo a terra quando tu nascesti dopo i tuoi mesi. Si è presa cura di te, le sue mammelle alla tua bocca durante tre anni con perseveranza. Il suo disgusto per i tuoi escrementi non è stato mai una repulsione del suo cuore dicendo: Cosa farò? Lei ti ha messo a scuola affinché tu fossi istruito agli scritti. Lei aspettava quando eri lontano, giornalmente, con il pane e la birra della sua casa[2]

Possiamo ben immaginare il lavoro del maestro per inculcare nella testa degli allievi i sani principi della scrittura e della conoscenza: il verbo insegnare; istruire  ha come determinativo, e una riflessione di un maestro ci dice che “avviene che l’orecchio del giovinetto è sulla schiena ed egli ascolta poiché lo si batte”. [3]

Senza dubbio era in questa prima fase degli studi che i fanciulli apprendevano i rudimenti della scrittura e delle conoscenze indispensabili per il loro futuro di scribi, funzionari, ecc. Purtroppo poco si sa sull’organizzazione scolastica in antico Egitto, sulla situazione sociale dei maestri e degli allievi, sui programmi di studio e relative metodologie.

Innanzitutto l’allievo doveva esercitarsi a saper disegnare, poiché la scrittura geroglifica pittografica è un disegno: ne fanno fede gli ostraca di esercitazione (Tavola1) in cui le prove geroglifiche potrebbero anche sconfinare nel campo della pittura e della scultura. Estendendosi nella scrittura ieratica, il lavoro di apprendimento era calligrafico e forse in questo dominio subentrava anche la personalità dell’allievo, data la natura più libera di questo tipo di grafia.

Il metodo di apprendimento consisteva nell’imparare a scrivere copiando (e, una volta impratichiti, sotto dettatura) da modelli a carattere sapienziale, didattico, etico del buon vivere quotidiano, epistolare, ecc. Da errori dei discenti e conseguenti correzioni del docente, s’intuisce che la copia avveniva all’inizio senza comprendere il significato del testo, poiché lo scopo era di imparare a scrivere e anche a leggere.

Ostrakon con esercizi per gli allievi

È interessante quindi la metodologia che univa l’esercizio scrittorio e l’acquisizione, nel tempo, di una serie di regole contenute nei testi di modello.

Inoltre è grazie a questi esercizi di pedissequa copiatura, che ci sono pervenuti i capolavori della letteratura del Medio Regno come, ad esempio, il Racconto di Sinuhe; il Racconto del Naufrago, ecc.

Non mancavano però esercizi di grammatica, se vogliamo tener conto di un ostracon di epoca tolemaica sul quale l’allievo si addestrò nella coniugazione del verbo Dd, dire, parlare[4] distinta in due colonne che, trascritte dallo ieratico, si presentano così:

Colonna A

Singolare                                                                    Plurale

I persona: io dico                                                        I persona: noi diciamo

II persona masch: tu dici                                             II persona: voi dite

III persona masch.: egli dice                                       III persona: loro dicono

III persona femm.: lei dice

Colonna B

Singolare                                                                     Plurale

I persona: loro dicono a me (o si dice a me)                  I persona: loro dicono a noi

II persona masch.: loro dicono a te                              II persona: loro dicono a voi

III persona masch.: loro dicono a lui                            III persona: loro dicono a essi

III persona femm.: loro dicono a lei

Anche se i metodi d’insegnamento, come accennato prima, erano un po’ rudi, è pur vero che gli allievi, una volta affermati nella loro professione erano riconoscenti ai propri insegnanti, se dobbiamo credere a ciò che scrisse uno scolaro dell’epoca ramesside:[5]

Quando io divenni un adolescente ero al tuo fianco. Tu battevi sul mio dorso e il tuo insegnamento penetrava nel mio orecchio, poiché io ero come una pariglia di cavalli scalpitanti. Non mi veniva il sonno nel mio cuore di giorno né era con me nella notte, dicendo: io agirò come uno che è utile al suo signore, come un servo utile al suo signore!

Ti costruirò una nuova villa sul suolo della tua città e sarà piantata di alberi su ogni suo viale. Le stalle saranno nel suo interno, i suoi granai saranno pieni di grano, farro, frumento, piante amA, [6] ceci, [7] frutta gmnn, fave, lenticchie, vegetazione, piselli, grano (da semina), frutta adn, lino, legumi, giunchi cwt, piante Sww, piante di malva,[8] letame d’inverno, erba halfa con ciperacee prodotte in modo conveniente di cesta. La tua stalla di tori raddoppierà la mandria e le tue vacche incinte saranno gravide.

 Io creerò per te 5 sTAt [9] di lettiere per zucche a sud del tuo villaggio: i cetrioli saranno numerosi, le zucche e gli ortaggi saranno come la sabbia e si farà sì che vengano navi da carico a caricarli! Possa tu vedere ciò che presenterai a Ptah dal bel volto e che egli faccia per te ciò che è nel tuo cuore!

Un panegirico che mostra anche la cultura botanica del diligente allievo.

Dettaglio del papiro funerario di Amenhotes risalente alla XVIII dinastia. Museo Archeologico di Parma. Credits: Paolo Bondielli

La buona riuscita di uno scriba derivava dal suo impegno e perseveranza nello studio e non mancano le testimonianze di esortazioni del maestro all’allievo in questo senso e pesanti rimbrotti sulla testa di allievi un po’ scioperati. Scegliamo un paio di esempi, indicativi per il loro tono colorito e gustoso, rinviando il lettore ad altri in seguito.[10]

Lo scriba Mahu dell’arsenale del Faraone, v.f.s. [11] dice allo scriba Pa-Uhem quanto segue: “Ti si porta questa lettera per dire quanto segue. Non agire da uomo che non ha un proprio cuore e non ha un’istruzione! Se si trascorre la notte a insegnarti e si passa il giorno a istruirti, tu non vuoi ascoltare alcun insegnamento e prendi le tue decisioni!

La scimmia ascolta le parole, ed è portata da Kush! Si ammaestrano i leoni, si addomesticano i cavalli, ma riguardo a te non si conosce [12] un tuo simile nell’interno della gente! Sappilo!”[13]

Mi si dice che hai gettato gli scritti e ti dai ai divertimenti. Tu te ne vai di strada in strada e l’odore della birra è ogni volta che retrocedi.

La birra fa cessare di essere uomini! Essa pone il tuo animo nell’errare e tu sei come un remo timoniere sbilenco in una barca che non obbedisce da ogni lato, come una cappella priva del suo dio, come una casa vuota del pane. Tu sei trovato a scavalcare il muro e hai sbrecciato la sua parte. Le persone se la svignano davanti a te poiché tu infliggi loro ferite. Oh, sapessi che abominio è il vino, non giureresti lo shedeh, [14] non metteresti la brocca nel tuo cuore, dimenticheresti il celeh.[15] Ti si insegna a cantare seguendo il flauto, a cantare seguendo (il suono del)la festuca, a cantare seguendo la lira, a cantare seguendo il necekh. Tu sei seduto nella dimora e le prostitute ti attorniano; te ne stai a fare dei balzi ….

Tu sei seduto davanti alla ragazza e sei unto di unguento, la tua ghirlanda di orecchie-di-topo è al tuo collo, mentre stai battendo il tamburo sul tuo ventre, scivoli, cadi sul tuo ventre e ti insudici nello sterco!

Fine ingloriosa di un allievo scioperato e buontempone!!

Il verbo zS significava ‘scrivere’, ma anche ‘redigere; ‘iscrivere’; ‘dipingere’; ‘disegnare’ poiché la scrittura geroglifica era principalmente un disegno.

zS indicava uno ‘scritto’; ‘documento’; ‘libro’; ‘disegno’” ed era l’infinito del verbo di sopra.

zS era lo ‘scriba’ cioè ‘colui che (sa) scrivere’.

Dettaglio dello Scriba del Louvre. IV dinastia. Credits: Paolo Bondielli

La figura dello scriba nella società egiziana

Non sembra che gli studi avessero la durata equivalente a quelli nostri. I giovani, non appena acquisite le sufficienti nozioni di lettura e scrittura, erano annessi come subalterni a un’amministrazione e, sotto la direzione dei superiori, si perfezionavano nel loro compito come dimostra vocabolo Xry-a, assistente; subordinato; apprendista. [16]

È evidente che a un dato momento il giovane doveva orientarsi verso una carriera a lui più confacente: amministrativa, sacerdotale, militare, artistica, medica, astronomica, ecc. Spesso la trasmissione del mestiere familiare giocava un ruolo importante, per cui abbiamo la frequente presenza di generazioni di scribi. Il capillare sistema burocratico egiziano forniva quindi una quantità considerevole di scribi, ognuno specializzato nel proprio compito, dal più importante a quello più semplice.[17]

In Egitto la scrittura era la forma visiva di fonemi e concetti fonetici, di espressioni e idee astratte i cui suoni si udivano, ma poi passavano. Quindi il compito dello scriba di fermare in scrittura l’evanescenza della parola o del discorso era importantissimo e gli conferiva un’importanza particolare nella società dell’epoca. L’operazione poteva essere considerata come un atto creativo che fermava nell’eternità una cosa detta, un pensiero, una massima, ecc.

Oltre il suo carattere intuitivamente pratico, la scrittura ebbe la sua importanza per la religione poiché stabiliva per sempre un insieme d’idee concernenti speculazioni terrene e dell’aldilà.

Interno della piramide di Unas con incisi i Testi delle Piramidi, necropoli di Saqqara.

I Testi delle Piramidi, [18] così diversi nella loro organizzazione sistematica da piramide a piramide, costituiscono uno dei primi atti di creazione scientifica atta a soddisfare soluzioni a questioni rituali e linguistiche. Ad esempio, lo scriba dell’epoca in una piramide ebbe l’accortezza di ‘tagliare’ o decapitare dei segni rappresentanti animali nocivi in modo da non privare la parola del suo elemento reale (e terreno) e nello stesso tempo ‘bloccare’ il suo carattere pericoloso nell’aldilà (per operazione magica). Altrove si posero tutti i possibili complementi fonetici a vocaboli complessi in modo da eliminare qualsiasi dubbio sia alla lettura terrena che quella ultraterrena.

Partendo da queste tipologie operative la scrittura si sviluppò nella sua completezza giungendo a essere un sistema perfetto di traduzione delle cose reali e di quelle astratte dimostrandosi, nel corso del tempo, un meccanismo flessibile e creativo tale da generare una serie innumerevole di segni che singolarmente potevano rappresentare un’idea o una parola.

Di tutto ciò lo scriba era il padrone e principale protagonista. Un esempio può essere fornito dallo Xry-Hbt, il cosiddetto ‘sacerdote lettore’, o ‘sacerdote ritualista’ ma che letteralmente significa ‘colui che porta il (libro) rituale’. Il personaggio aveva il compito di leggere i testi sacri nelle occasioni rituali terrene e funerarie. La lettura avveniva con un particolare timbro e inflessione di voce (mAa-xrw, voce giusta) che sottraeva il sacerdote ai pericoli e agli effetti dannosi derivanti da particolari grafemi del testo scritto, e che donava allo scritto l’eternità. È chiaro che questo personaggio per saper ‘leggere’ doveva sapere anche scrivere, ma la sua qualifica ‘professionale’ lo rendeva superiore al suo titolo di scriba.

La nascita e lo sviluppo della grafia ‘ieratica’ segnarono la realtà di una scrittura più veloce e pratica per atti amministrativi che fu usata anche nel tempo per documenti religiosi. L’importanza sociale dello scriba portò a un’iconografia canonica dell’individuo seduto, con il busto eretto, con le gambe incrociate sulle quali è steso il rotolo di papiro e il calamo nella destra in atto di scrivere. Un esempio classico è il noto scriba del Louvre e in epoche più tarde era sottolineata una certa pinguedine denotante l’agiatezza derivante dalla professione.

Un esempio di scrittura ieratica. Credits: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Flickr_-_Nic%27s_events_-_British_Museum_with_Cory_and_Mary,_6_Sep_2007_-_275.jpg

Verso la fine del III millennio a.C., e soprattutto nel II millennio a.C., la dilatazione del ceto colto e abbiente che aveva frequentato la scuola favorì l’importanza della scrittura e quindi degli scribi. Accanto ai testi sacri fiorì anche una letteratura “profana” espressa in componimenti letterari che divertivano e intrattenevano l’Egiziano colto. Esempi famosi sono la Storia di Sinuhe, il Racconto del Naufrago, L’oasita eloquente, Verità e Menzogna, le Avventure di Unamon, la Presa di Giaffa, ecc.

Ciò fa intuire che lo scriba, oltre che essere un pedissequo copista, un redattore di atti amministrativi, un disegnatore, un contabile, un matematico, era anche uno scrittore di opere letterarie, quindi un creatore che poneva su carta la sua fantasia, partendo anche da situazioni o personaggi storici (Sesostri = Sinuhe; Papiro Westcar = Kheope; Presa di Giaffa = generale Gehuty) o dando libero sfogo all’innamoramento (Liriche amorose)[19]. E quanti scribi, padroni del segreto della scrittura, esperti in geometria e matematica, erano anche “architetti” mettendo a frutto le loro nozioni per soddisfare le esigenze della committenza regia, divina e privata!

Testimonianze del Nuovo Regno ci fanno comprendere l’importanza e anche la praticità dello scriba nella società egiziana: spesso si tratta di descrizioni ironiche, e alcune volte un tantino truculente, dei lavori che opprimono le classi proletarie, con conclusione della bontà e convenienza dello status di scriba. Ne scegliamo una fra le tante che sotto alcuni aspetti ci fornisce anche un quadro della società dell’epoca. [20]

Il superiore dei guardiani, lo scriba del documento, Amen-em-inet, della tesoreria del Faraone, v.f.s., dice allo scriba Pen-ta-urt: ” Ti si porta questa lettera per dire: fai lo scriba! Esso ti salva dalla fatica e ti protegge da ogni lavoro. Fallo, e ti separerai dal remare con il remo timoniero, non porterai la cesta, non avverrà che starai sotto ogni miseria e sotto numerosi superiori.

L’uomo (comune) esce dal ventre di sua madre e si tende al suo superiore. Il piccolo è al seguito del soldato semplice; il giovanotto sarà un guerriero; l’uomo si pone a fare il contadino, il povero lo stalliere; il capo stalla sta nella fatica e la sua coppia di buoi è gettata nella campagna. È abbandonato il farro da sua moglie e la figlioletta è nella diga. La sua coppia di buoi lo lascia fuggendo.

Egli è prelevato dalla fanteria, è un soldato semplice nella truppa verso Kharu, non ha un bastone, non ha sandali e non distingue tra la morte e la vita tra i leoni. La traversata è nascosta dalle piante isbr, il nemico sta là terribile, il soldato semplice procede invocando il suo dio: – Vieni da me! – Il sacerdote è come un contadino, il sacerdote puro fa il servizio e passa il tempo – ne esistono 3 (di servizi) a immergersi nel fiume e non sa fare distinzione tra inverno e estate, sia il cielo ventoso o piovoso. Il fornaio sta a cuocere lanciando le pagnotte al fuoco, e mentre la sua testa è nell’interno della fornace suo figlio lo tiene per le gambe: se il caso volesse che scivolasse dalla mano di suo figlio cadrebbe nel forno! Sappilo!

 

Gli strumenti di scrittura

Come supporto per la scrittura fu inventata ben presto la carta di papiro. Essa era ricavata dal papiro (Cyperus papyrus) che cresceva in folti cespugli sulle rive del Nilo. [21] La sua esistenza sulle rive faceva sì che la pianta potesse essere alta fino a di 2 o 3 metri. Era molto abbondante ed è ancora presente nel Delta del Nilo, dove ha avuto origine il suo utilizzo come materiale scrittorio.

Fascio di pennelli utilizzati dagli scribi

Anche se la tecnica di lavorazione è nota a tutti, vale la pena di descriverla brevemente in questa sede. Si sceglievano papiri dallo stelo di spessore molto grande al quale si toglieva la sottile corteccia. Questa era tagliata in sottili strisce che erano adagiate su un supporto piano in due strati perpendicolari fra loro. Coperte da una pezza di lino erano pestate con un mazzuolo o una pietra levigata affinché le fibre si unissero. Il tutto era essiccato al sole fino a ottenere il supporto cartaceo che tutti conosciamo (Tavola 3) Il recto è la parte con le strisce orizzontali e il verso è quella con strisce verticali: logicamente si preferiva scrivere sul recto, ma non era disdegnato neanche il verso.

I termini per indicare questo prodotto erano:

Sw, foglio di papiro

Sw wab, foglio di papiro pulito;

Sw n mAwy, foglio di papiro nuovo;

Sfdw, rotolo di papiro; libro. [22]

Naturalmente la carta di papiro era un prodotto di un certo pregio e spesso, dopo un certo periodo, si riutilizzava cancellando i vecchi scritti. Per le esercitazioni scolastiche, per brevi messaggi, per piccole liste, per appunti di cantiere si usavano schegge di calcare, i cosiddetti ostraca. Questi spezzoni litici spesso erano gettati negli immondezzai e dobbiamo al loro rinvenimento la conoscenza di tanti aspetti della vita quotidiana degli antichi Egiziani. Inoltre altri materiali erano usati come supporto per la scrittura: argilla secca, avorio, cuoio, lino, cocci di vasi, foglie, legno.

Palette da scriba

Lo strumento di scrittura era costituito dal calamo, ar [23] ricavato dal gambo di un giunco che cresce ancora oggi nelle paludi salmastre dell’Egitto (Juncus maritimus). Un’estremità era tagliata a punta si scalpello e si potevano ottenere delle linee spesse usandolo di piatto, e linee sottili tenendolo di taglio. Erano adoperati naturalmente giunchi di varie sezioni fino a un minimo di mm.1,5. [24]

L’inchiostro ryt, [25] era di due colori: nero e rosso e si presentava in forma di panetti simili ai nostri colori a acquerello. Erano composti di miscugli di carbone (per il nero) e minio (per il rosso), gomma ed essiccante. Il rosso serviva per titoli di capitoli, rubriche e note e, rispetto al nero, era poco usato. Per stemperare la sostanza si usava l’acqua contenuta in un vasetto iab [26]

I calami erano contenuti in un astuccio particolare, mnHD, la cosiddetta paletta da scriba, costituita da una scatola rettangolare sulla cui faccia superiore vi era un incasso per infilarvi i calami e in genere provvista anche di due incavi per l’inchiostro nero e rosso. Lo strumento poteva essere in avorio, legno (anche rivestito d’oro), alabastro, scisto o serpentino.[27]

Infine, il segno sS, indicante l’idea di scriba, e tutto quanto attinente la grafica, è un glifo composto dal calamo, il vasetto dell’acqua e la paletta da scriba.

È interessante osservare come, nelle statue, lo scriba teneva nella sua destra il calamo, cioè tra il pollice e l’indice, e sostenuto dal medio: una caratteristica di chi sa disegnare. Infatti, gli strumenti di scrittura servivano anche per disegnare e dipingere. Per questa seconda attività erano adoperati pennelli ottenuti in vari modi usando fibre vegetali:

1- fascetti di varie fibre, legate da una cordicella vegetale;

2- fascetti di fibre sottili di vari vegetali, raddoppiate a metà della loro lunghezza;

3 – pezzi di legno fibroso sfilacciato a un’estremità.[28]

NOTE:

[1] Lo scriba Amen-hotep, figlio di Hapu (XVIII dinastia). Museo Archeologico del Cairo (foto dell’autore-1982).

[2] E. Suys, La sagesse d’Ani, Roma 1935, pag.75-76.

[3] P. An. III, 3, 13 (Gardiner A.H., Late-Egyptian Miscellanies, Bruxelles,1937).

[4] N. Reich, A grammatical exercise of an Egyptian schoolboy, JEA X, 1924, pag. 285 segg.

[5] P. An IV, 8,7 segg. (Gardiner A.H., Late-Egyptian Miscellanies, Bruxelles,1937).

[6] Una pianta officinale (Wb I, pag.185)

[7] Lett. faccia di falco.

[8] Corretto sd-pnw.

[9] Quasi mq. 13782,5.

[10] P. Bol 1094 (Gardiner A.H., Late-Egyptian Miscellanies, Bruxelles,1937).

[11] Abbreviazione convenzionale di vita, forza, salute, più precisamente possa egli (il Faraone) vivere, avere forza e salute: un augurio stereotipo e di cortesia che seguiva in genere i nomi o epiteti dei re.

[12] Questo segno (sottolineato per indicare il suo colore rosso nell’originale) significa una pausa tra uno scritto e il seguente. Infatti, questa ‘lettera’ fa parte di una raccolta di testi didattici per gli allievi.

[13] P. An IV, 11, 8 segg. (Gardiner A.H., Late-Egyptian Miscellanies, Bruxelles,1937).

[14] Vino cotto molto zuccherato e alcolico ottenuto dalla concentrazione del mosto.

[15] Una qualità di birra (?)

[16] Wb III, pag.393.

[17] Vedi, ad esempio, P. Piacentini, Les scribes dans la société égyptienne de l’Ancien Empire, vol. I, Paris 2002. Inoltre, vi erano anche scribi traduttori della lingua cuneiforme, quando nel Nuovo Regno l’Egitto ebbe contatti con i popoli del Medio Oriente.

[18] Interno della piramide del re Unas (V dinastia) a Saqqara (Foto dell’autore-1984). Testa P., I Testi delle Piramidi, Harmakis Editrice, 2020.

[19] Testa P., Innamorarsi nell’antico Egitto, Harmakis Editrice, 2019.

[20] P Sall I, 6, 10 segg. (Gardiner A.H., Late-Egyptian Miscellanies, Bruxelles,1937).

[21] Piante di papiro crescono rigogliose anche lungo i fiumi Anape e Ciane che sboccano nel porto di Siracusa, e alle sorgenti di Fiumefreddo nel Catanese. Interessante è il Museo del papiro in Siracusa.

[22] Wb IV, pag. 428; 461.

[23] Wb I, pag.208.

[24] Lucas A.,  Ancient Egyptian Materials and Industries, London, 1962, pag.364-365.

[25] Wb II, pag.399.

[26] Wb I, pag.40.

[27] Palette di scriba. Museo Archeologico del Cairo (Foto dell’autore-1982).

[28] Lucas A.,  Ancient Egyptian Materials and Industries, London, 1962,, pag.133-134. Pennelli. Museo archeologico del Cairo (Foto dell’autore-1982).

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Pietro Testa

Docente in pensione di Discipline Architettoniche, Disegno e Rilievo nei Licei Artistici. Ha collaborato come esperto, nel decennio ’80, a 10 missioni con la Cooperazione Tecnica per i Paesi in Via di Sviluppo al Cairo nel restauro del complesso conventuale dei dervisci Mewlevi sotto la direzione del professore Giuseppe Fanfoni (http://www.cfpr.it/).

Nel 1989 ha partecipato a una missione archeologica con la prof. Edda Bresciani in Medinet Madi in Egitto.

Articoli di egittologia:

UN COLLARE IN FAÏENCE NEL MUSEO ARCHEOLOGICO DI NAPOLI, in JEA 72 (1986) 91 segg.
LE PROJET ARCHITECTONIQUE DANS L’ÉGYPTE DE L’ANCIEN EMPIRE. LES PYRAMIDES DEL IIIe, IVe ET Ve DYNASTIE, in Ve Congres International d’Égyptologie, Le Caire (1988), pag. 269 segg. (primo studio sulla ricerca del progetto nei complessi funerari a piramide dell’Antico Regno).
IL COSIDDETTO NAOS LIGNEO DEL MUSEO DEL CAIRO : UNA NUOVA INTERPRETAZIONE, in EVO XIII (1990) 29 segg. LES COLONNES DES ENSEMBLES FUNÉRAIRES ROYAUX DE L’ANCIEN EMPIRE, in Atti del VI Congresso Internazionale di Egittologia, Torino (1992), 595 segg. RICERCA DI PROGETTO NELL’ARCHITETTURA DELL’ANTICO EGITTO : CONSIDERAZIONI E OBIETTIVI, in Atti del V Convegno Nazionale di Egittologia e Papirologia. Firenze 10-12 dicembre 1999. Istituto Papirologico G.Vitelli, Firenze (2000), 259 segg. Pubblicazioni LE ABBREVIAZIONI NELLA SCRITTURA GEROGLIFICA. Antico Regno-Epoca Greca, Aracne Editrice, Roma (2007) (ISBN 978-88-548-1500-1) L’ARCHITETTURA NELLA CULTURA DELL’EGITTO FARAONICO. I complessi funerari a piramide dell’Antico Regno dalla fine della III dinastia alla fine della VI dinastia (Huny-Pepi II), 2 volumi, Aracne Editrice, Roma (2009) (ISBN 978-88-548-2832-2) 123 IL FARAONE CHE FECE L’IMPRESA. Le guerre del re Thuthmose III, Aracne Editrice, Roma (2009) (ISBN 978- 88-548-2727-1) COSPIRAZIONI E FURTI NELL’EGITTO DELLA XX DINASTIA, Aracne Editrice, Roma (2009) (ISBN 978- 88-548-2834-6) LA PROGETTAZIONE DEI SARCOFAGI EGIZIANI DELL’ANTICO REGNO, Aracne Editrice, Roma (2010) (ISBN 978-88-548-3481-1) LO STRANIERO VENUTO DAL NORD (romanzo), Aracne Editrice, Roma (2010) (ISBN 978-88-548-3282-4) RELIGIONE E MAGIA NELL’ANTICO EGITTO. Testi poco noti della cultura religiosa e magica, Aracne Editrice, Roma (2011) (ISBN 978-88-548-3920-5) LA GIUSTIZIA NELL’ANTICO EGITTO, Saecula Editrice (2016) (ISBN 9788898291-57-1) VIAGGIO NELL’ALDILÀ DELL’ANTICO EGITTO (il libro dello Amy-Duat), Harmakhis Editrice (2016) (ISBN 978-88-98301-58-4) HEKA. LA MAGIA NELL’ANTICO EGITTO, Harmakis Editrice (2017) (ISBN 978-88-98301-98-0) LA GUERRA IN ANTICO EGITTO, Harmakis Editrice (2017) Formato Kindle (ASIN B07B4PQVJC) DEI E SEMIDEI DELL’ANTICO EGITTO, Harmakis Editrice (2017) (ISBN 978-88-85519-16-9) IL LIBRO DEI MORTI EGIZIANO. IL LIBRO PER USCIRE NEL GIORNO, Harmakhis Editrice (2018) (ISBN10: 8885519598; ISBN-13: 978-8885519596)

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