Le ambre della Principessa. La mostra

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Fino al 7 gennaio 2018 presso le Gallerie d’Italia- Palazzo Leoni Montanari – sede museale di Intesa Sanpaolo – sarà possibile visitare la mostra “Le ambre della principessa. Storie e archeologia dell’antica terra di Puglia”, quarto appuntamento della rassegna Il Tempo dell’Antico a cura dell’archeologa Federica Giacobello.

Obiettivo dell’esposizione è rivisitare e studiare approfonditamente il fenomeno del collezionismo di vasi antichi che ha portato, nel corso dei decenni, alla formazione della collezione di ceramiche attiche e magno greche di Intesa Sanpaolo, precedentemente appartenenti alla famiglia Caputi. Accanto ad alcune opere, scelte tra le più rappresentative della collezione, anche alcuni preziosi prestiti provenienti dal Museo Archeologico di Napoli che riguardano importanti reperti ritrovati nel sito di Ruvo di Puglia, databili tra il VI e IV secolo a.C.

La mostra permette così di visionare alcuni affreschi della decorazione parietale della bellissima Tomba delle Danzatrici di Ruvo e un ricco corredo funerario di una principessa apula che nel suo riposo eterno ha portato con sé ambre e preziosi ornamenti. Nella cosiddetta Tomba delle Ambre, inoltre,fa apparizione la celebre kalpis con scene di bottega, nella quale è anche presente una donna; non è poi così difficile pensare che tra gli artisti di vasi antichi ci fossero anche raffinate mani femminili.

Hydria Kalpis

L’hydria attica con ceramografi, divenuta oggi fiore all’occhiello della collezione di Intesa Sanpaolo, venne inserita insieme ad altre ricche suppellettili ,nella tomba di una donna esponente dell’èlite peuceta tra V e IV secolo a.C. e ne costituisce il suo corredo funebre. La tomba venne scoperta nei fondi Caputi nel 1876 e oltre a mostrare una vasta raccolta di ceramiche, ha restituito agli scopritori anche rari e  preziosi materiali magici e terapeutici: le ambre. I reperti ebbero storie diverse dopo il ritrovamento; i vasi entrarono a far parte della collezione Caputi, mentre le ambre e gli ornamenti vennero acquistati dal Ministero della Pubblica Istruzione e assegnati poi al Museo archeologico di Napoli. La città di Napoli da secoli rappresenta il cuore pulsante della riscoperta archeologica in Italia, a partire dal governo dei Borbone, a cui si deve nel 1748 l’inizio degli scavi di Pompei, fino all’intermezzo del regno francese (1806-1815) che portò ulteriori campagne di scavi in quel territorio che un tempo era la Magna Grecia. Tra i maggiori collezionisti di vasi antichi, non va dimenticata Carolina Murat, sorella di Bonaparte, che creò un vero e proprio museo privato, il Museo Palatino di Napoli, dove raccolse veri e propri tesori provenienti dai più disparati siti del meridione.

Altra splendida opera proveniente dall’allora Real Museo Borbonico di Napoli, la lastra delle Danzatrici di Ruvo, che deve il suo nome alla misteriosa danza rituale affrescata sulle pareti di una tomba ipogeica a semicamera ritrovata nella località pugliese nel 1833 e appartenuta probabilmente ad un ricco personaggio di spicco della Ruvo di inizio IV secolo a.C.

Lastra delle Danzatrici

L’affresco delle danzatrici fu staccato dalle pareti della tomba e venduto in blocchi separati nel 1838, finendo a Napoli che ne presta , per la mostra, una lastra per incantare il pubblico con la sua bellezza e i suoi vivi colori e i misteri di una danza antica che si perde tra i secoli.

Il Tempo dell’Antico è il progetto espositivo dedicato alla valorizzazione della raccolta Intesa
Sanpaolo di ceramiche attiche e magnogreche. La collezione è composta da oltre cinquecento vasi rinvenuti nelle antiche sepolture di Ruvo di Puglia, realizzati dal VI al III secolo a.C. nelle officine dell’Apulia e della Lucania o importati da Atene per essere collocati nelle tombe come beni di prestigio o oggetti funzionali al rituale funerario. Dopo un lavoro di restauro e di studio svolto sui manufatti, è nato Il Tempo dell’Antico per favorirne la condivisione con il pubblico. Il progetto, arrivato alla sua quarta edizione, si declina in esposizioni tematiche che presentano, a rotazione, nuclei di opere selezionate dalla raccolta. Attingendo dal ricco patrimonio di immagini dipinte sui vasi, si costruiscono percorsi che illustrano vari aspetti della società, della cultura e dell’arte in Grecia e nella Magna Grecia tra V e IV secolo a.C. I diversi e sempre nuovi allestimenti sono ospitati nelle Gallerie d’Italia – Palazzo Leoni Montanari, sede museale di Intesa Sanpaolo a Vicenza, nel cui deposito è conservata l’intera collezione.

Il catalogo della mostra vede in apertura due saggi della curatrice Federica Giacobello, intitolati Le ambre della principessa. Il percorso espositivo e La Tomba delle Ambre. Storie di principesse, collezionisti e mercanti tra Ruvo e Napoli nell’Ottocento, nei quali l’autrice mette a fuoco la particolarità e il valore di un percorso espositivo che, dopo molto tempo, mette finalmente a disposizione del pubblico la straordinaria collezione dei tesori archeologici portati alla luce nell’Ottocento a Ruvo di Puglia. Dopo un inquadramento storico e una panoramica delle opere in mostra, la curatrice ricostruisce la storia della collezione così come oggi la possiamo ammirare e ne ripercorre le fasi principali: dalla scoperta in epoca ottocentesca, passando per le numerose cessioni e acquisizioni da parte di collezionisti e mecenati, fino ad arrivare alla formazione, a opera della famiglia Caputi, della raccolta oggi Intesa Sanpaolo. Seguono altri tre contributi: Ruvo di Puglia: l’ insediamento antico dalle origini al III secolo a.C. di Carmela Roscino fornisce un fondamentale inquadramento geografico e ambientale dell’insediamento di Ruvo, da cui provengono i manufatti esposti e dal quale è possibile trarre delle importanti informazioni storiografiche riguardo le civiltà che hanno abitato la Puglia nfin da tempi antichissimi e sulle loro espressioni artistico-figurative.

Il contributo di Luigi Todisco, La Tomba delle Danzatrici, prende in esame questo straordinario ritrovamento, analizzando non solo il ciclo pittorico in essa contenuto ma anche la struttura stessamdel sepolcro, nella sua dimensione architettonica e costruttiva. Infine, Giuseppina Gadaleta chiude la sezione con I dipinti di Molfetta e la scoperta dei tesori di Ruvo di Puglia; la studiosa mira qui a valorizzare i dipinti della serie proveniente da Molfetta, esaltandone il valore alla luce degli studi e delle ricerche che, fin dal loro ritrovamento nell’Ottocento, hanno ruotato attorno ai ritrovamenti di Ruvo, interessando tutto il mondo internazionale dell’archeologia. La seconda e ultima parte del volume è dedicata alle opere in mostra, per ciascuna delle quali è presente una scheda tecnica corredata di approfondimenti sia storici che iconografici.

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Alessandra Randazzo

Studia Lettere Classiche presso il DICAM dell’Università di Messina. Ha ricoperto il ruolo di redattrice e social media manager per www.mediterraneoantico.it e attualmente per la testata Made in Pompei, inoltre è Ufficio Stampa per la società di videogames storici Entertainment Game Apps, Ltd.
Durante la carriera universitaria ha partecipato a numerose campagne di scavo e ricognizione presso siti siciliani e calabresi.
Per la cattedra di Archeologia e Storia dell’arte Greca e Romana presso il sito dell’antica Finziade, Licata (AG) sotto la direzione del Prof. G.F. La Torre, febbraio-maggio 2012; per la cattedra di Topografia Antica presso Cetraro (Cs) sotto la direzione del Prof. F. Mollo, luglio 2013; per la cattedra di Topografia Antica e Archeologia delle province romane presso il sito di Blanda Julia, scavi nel Foro, Tortora (Cs) sotto la direzione del Prof. F. Mollo, giugno 2016.
Ha inoltre partecipato ai corsi di:
“Tecnica Laser scanning applicata all’archeologia” in collaborazione con il CNR-IPCF di Messina, gennaio 2012;
Rilievo Archeologico manuale e strumentale presso l’area archeologica delle Mura di Rheghion – tratto Via Marina, aprile-maggio 2013;
Analisi e studio dei reperti archeologici “Dallo spot dating all’edizione”, maggio 2014; Geotecnologie applicate ai beni culturali, marzo-aprile 2016.
Collabora occasionalmente con l’ARCHEOPROS snc con cui ha partecipato alle campagne di scavo:
“La struttura fortificata di Serro di Tavola – Sant’Eufemia D’Aspromonte” sotto la direzione della Dott.ssa R. Agostino (Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria) e della Dott.ssa M.M. Sica, 1-19 ottobre 2012;
Locri – Località Mannella, Tempio di Persefone sotto la direzione della Dott.ssa R. Agostino (Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria), ottobre 2014;
Nel marzo 2014 ha preso infine parte al Progetto “Lavaggio materiali locresi” presso il cantiere Astaldi – loc. Moschetta, Locri (Rc) sotto la direzione della Dott.ssa M.M. Sica.

Collabora attualmente con la redazione di: www.osservarcheologia.eu

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