L’allevamento delle api e la raccolta del miele in Egitto sono già documentati dalla V dinastia nelle rappresentazioni del tempio solare di Neuserre (2460-2430 a.C.).
Altre note immagini provengono dalla tomba di Rekhmira (XVIII dinastia-1460 circa, Luxor-Qurna), in cui si assiste alla raccolta del miele mediante la fumigazione dell’alveare, e dalla tomba di Pabasa (XXVI dinastia-650 circa, Luxor-Assassif)[1].
Il miele era usato frequentemente nella medicina egizia, tanto che esso compare in 500 prescrizioni sulle circa 900 finora conosciute[2].
Ricordiamo che una stele nel Museo Egizio di Torino riferisce che Pay, il pittore titolare della stele, era diventato cieco; ma una terapia a base di miele gli restituisce la vista[3].
I diversi papiri medici forniscono precise indicazioni sull’uso del miele:
– il Papiro Ebers contiene 877 prescrizioni 233 delle quali comprendono il miele per tutti i tipi di malattie
– il Papiro Edwin Smith elenca 48 tipi di ferite, tutte curate con il miele
– il Papiro Hearst propone 260 ricette in cui il miele è usato per le sue proprietà terapeutiche e anche per addolcire certe preparazioni.
Come terapia il miele era usato nella forma di pomate, da solo o con altri componenti:
- nelle affezioni degli occhi
- nel caso di bruciature e di piaghe
- come cicatrizzante nella cura delle ferite
Oggi sappiamo che il miele è un potente batteriostatico , distrugge le muffe e riduce e uccide i bacteri[4]. Evidentemente gli egizi avevano già scoperto le straordinarie virtù del miele, tanto da utilizzarlo quasi come fosse una panacea.
Nelle rappresentazioni templari il miele compare anche nell’offerta agli dei. In particolare alle dee che avevano partorito si offriva una focaccia al miele insieme a un vasetto colmo di miele per le virtù ricostituenti e cicatrizzanti di questo prezioso elemento[5].
[1] G. Kueny, Scènes apicoles dans l’ancienne Egypte, JNES, n. 9, pagg. 84-93.
[2] E.Rand Nielsen, Honey in Medicine, in <Atti del VI Congresso Internazionale di Egittologia>, Torino 1993, pagg. 415-419.
[3] Rand Nielsen, op. cit., pag 415, riporta la traduzione dell’invocazione di Pay al figlio perché gli procuri il miele per curare la sua cecità.
[4] Ricordiamo che esiste un’ipotesi che il corpo di Alessandro Magno sia stato conservato sotto uno strato di miele prima di essere tumulato.
[5] S. Cauville, L’offrande aux dieux dans le temple égyptiens, Peeters, Leuven 2011, pag. 73. Il testo geroglifico che accompagna l’offerta rende esplicito che dopo il parto il miele rinvigorisce e tonifica l’addome.