In Egitto si coltivava la vite, sia a spalliera che a pergola, già prima dell’avvento delle dinastie faraoniche, ben oltre il III millennio a.C., e in Mesopotamia si scende ancora a ritroso nel tempo. Egitto e Mesopotamia, i due estremi della Fertile Mezzaluna, dove l’uomo ha dato vita alle prime aggregazioni sociali, entrambi attraversati e irrigati da corsi d’acqua perenni, che hanno raccolto intorno a sé uomini operosi capaci di piegare a proprio vantaggio l’impetuosa corsa verso il mare di quei fiumi dai nomi leggendari: il Tigri, l’Eufrate e il Nilo.

L’acqua e il vino si intrecciano con la storia dell’uomo da millenni ed hanno contribuito, in modo complementare, al suo sviluppo e alla sua lenta e costante emancipazione sulla natura, modificandola a seconda delle proprie necessità e senza soluzione di continuità.

Sono trascorsi millenni e nulla è cambiato tranne la tecnologia, ma questo poco importa. Il vino e l’acqua continuano ad essere oggetto dell’operosità dell’uomo, che plasma paesaggi nei luoghi dove si è aggregato e ha dato vita a comunità stanziali, ovunque nel mondo.

Valpolicella e Bardolino

Ho avuto il piacere di visitare recentemente un’area geografica dove l’acqua e il vino sono gli indiscussi protagonisti del paesaggio, che comprende i territori della Valpolicella. Un’area delicatamente sfiorata e accarezzata dall’andamento sinuoso dell’Adige, che poi d’un tratto svolta e si allontana verso la terra dei dogi; territori che poi degradano dolcemente verso il lago più grande d’Italia, il Lago di Garda, dove sorgono paesi come Bardolino, dall’impianto medievale ma con un passato molto più antico.

Di fronte, non molto distante, lo sperone di Sirmione che si inoltra nel lago per circa 4 Km e sulla sua punta le vestigia romane che ci riportano a Catullo. Ci piace pensare che il poeta romano osservasse i preziosi filari di vite, che già durante la sua epoca venivano qui coltivati, e che i versi più struggenti del suo Catulli Veronensis Liber siano impregnati anche di quei sapori.

L’area, come già detto, è ancora oggi ampiamente coltivata a vite e la produzione di punta è un vino di grande pregio, l’Amarone. 

Ho avuto la fortuna di vistare un luogo che faccio fatica a chiamare “azienda agricola” e non perché non lo sia, ma perché all’improvviso mi sono ritrovato immerso in un mondo fatto di antiche famiglie nobiliari, splendide dimore, giardini incantati e mezzo millennio passato a strappare faticosamente dal clima e dal suolo della Valpolicella questo nettare rosso granato dal sapore pieno, vellutato, caldo. 

L’azienda vinicola Guerrieri Rizzardi è tutto questo.

L’entrata della Cantina Guerrieri Rizzardi

L’azienda agricola

I Conti Guerrieri producono vino dal XV secolo e i Conti Rizzardi acquistarono in quell’area terreni coltivati a vigneti nel 1649, costruendovi poco dopo la cantina.

Nei primi anni del Novecento le due famiglie si unirono grazie ad un matrimonio e già nel 1914 venne prodotta la prima annata Guerrieri Rizzardi, nelle cantine poste all’interno del paese di Bardolino, dove la famiglia Guerrieri possedeva un’ampia proprietà già nel 1450! 

Borgo Bardolino

Dal 2011 la Guerrieri Rizzardi ha spostato la sua sede produttiva, logistica e amministrativa sulle colline di Bardolino ed ha avviato una serie di opere per trasformare le proprietà di pertinenza della famiglia in una singolare e affascinante struttura ricettiva.

Non si tratta di un lussuoso hotel sulle rive del lago di Garda, ma di una porzione di paese che prende il nome di “Borgo Bardolino”, composto da una serie di palazzi quattro-cinquecenteschi di proprietà di famiglie riconducibili agli antenati dei Conti Rizzardi, che beneficiano del respiro di un grande giardino di forma vagamente trapezoidale, a cui il lago sembra appoggiarsi. Nel corso dei secoli queste antiche strutture sono state accorpate e unite in tempi e modi diversi, anche con l’aggiunta di ambienti di servizio. Nel 1678 vi troverà posto la cantina, assieme a tutta una serie di attività connesse come il fabbro, il falegname, il maniscalco e piccola cantieristica navale legata alle attività del lago.

La storia è parte integrante di quelle pietre, anche quella più recente. Il Borgo infatti fu utilizzato come ospedale durante la Prima Guerra Mondiale e un comando tedesco vi si insediò durante quella successiva, al termine della quale inizia anche l’attività di accoglienza, che nel periodo postbellico conosce nuove forme e una nuova espansione.

Ancora ristrutturazioni, come quella del cinquecentesco palazzo Firmi già sede della Pretura, e riacquisizioni degli spazi che erano occupati dalle attività artigianali e così prende forma il Borgo. Se ne delineano con esattezza i confini e le destinazioni d’uso, fino a quando l’intera proprietà viene alleggerita dalla realtà più ingombrante: la cantina. E questa è storia recente.

Dopo due anni e mezzo di lavoro e quattro studi professionali che hanno interagito tra loro per far fronte alle complessità del progetto, Borgo Bardolino è diventata una realtà. Un luogo fatto di scorci incantati tra i profumi dei fiori e un’architettura antica, dove la mano rispettosa di uomini attenti non ha tolto nulla alle pietre antiche, e dove piccoli appartamenti e grandi suites sembrano rincorrersi tra giardini, siepi e stradine, ammiccando all’intero paese verso cui il Borgo si apre diventando parte integrante delle vie e del tessuto sociale. 

L’acqua e il vino, anche in questo luogo di pace sul bordo di un grande lago si intrecciano, si rincorrono e si allontanano, per ritrovarsi nell’attività di una famiglia che da mezzo millennio ripropone sempre sé stessa, cambiando ogni giorno.

Per chi fosse interessato:
Borgo Bardolino: www.borgobardolino.it
Guerrieri Rizzardi Azienda Agricola: www.guerrieri-rizzardi.it

Abbiamo visitato anche il Giardino di Pojega, leggi in nostro articolo: Scopri il Giardino di Pojega 

 

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