Si presta ad essere una stagione di grandi aperture quella che a breve interesserà il sito di Pompei, entrò dicembre 2016 saranno di nuovo fruibili grandi aree garantendo, grazie al progetto Pompei per tutti, l’accessibilità a chi finora non ha potuto per problemi di disabilità visitare l’area archeologica. Ma non solo, saranno riaperte anche bellissime domus come la Casa dei Mosaici Geometrici, la Casa dell’Orso Ferito, la Casa di Marco Lucrezio Frontone, la Casa di Obellio Firmo ed edifici legati alla vita politica della città come il Comitium e gli edifici municipali.

Si comincia oggi con la Casa dei Mosaici Geometrici, una delle case più grandi dell’intera città di Pompei che ha un’estensione di 3000 mq e oltre 60 ambienti. La ricchezza di questa domus e la bellezza, si notano anche nella disposizione scenografica delle strutture su una serie di terrazze a due livelli che seguono il naturale declivio del terreno, offrendo ai proprietari e soprattutto agli ospiti che vi entravano un meraviglioso panorama sulla valle del Sarno. La casa era nota già dalla prima metà dell’Ottocento ma viene scavata e portata interamente alla luce solo nei primi decenni del Novecento. Il nome che la caratterizza, Casa dei Pavimenti a Mosaico o dei Mosaici Geometrici, prende origine dalla ricca decorazione pavimentale con mosaici a tessere bianche e nere con motivi a labirinto e a scacchiera che ornavano i diversi ambienti. Di notevole rilievo gli splendidi mosaici ornati a meandro collocati nelle due alae aperte sull’atrio che si attestano alle fasi finali di vita della domus e numerosi pavimenti in graniglia bianca di calcare e cocciopesto, risalenti ad una fase più antica. La grandezza dell’abitato inoltre si ebbe dalla fusione di due domus ad atrio preesistenti e ancora oggi, chi vorrà visitarla, potrà notare le classiche caratteristiche di una casa romana con un grande atrio seguito dal tablinio, da cui si accedeva al portico e allo scenografico peristilio. La costruzione di questo portò ancora ad un’ulteriore ampliamento dell’abitazione che raggiunse l’area del Foro. Ciò che è visibile oggi, è l’esito dei restauri che i proprietari iniziarono dopo il disastroso terremoto che colpì l’area vesuviana nel 62 d.C., quando venne rifatta la facciata.
Nell’area meridionale del Foro riaprono i complessi politici di Pompei, il Comitium posto nell’angolo sud-est della piazza del Foro costruito durante il II secolo a.C. e sede in origine del seggio elettorale che in seguito divenne il luogo deputato allo spoglio delle schede elettorali e alla proclamazione dei nuovi magistrati cittadini eletti, il Diribitorium. L’importanza di questo edificio e della sua intensa attività politica è tuttora visibile grazie ai numerosi manifesti elettorali dipinti sui pilastri dell’ingresso che davano su Via dell’Abbondanza e dalla tribuna nel lato meridionale. Recenti scavi condotti dalle Università di Colonia e Tubinga hanno da poco individuato delle strutture risalenti ad epoca ellenistica e sannitica.

Ancora sul lato sud del Foro in direzione ovest-est altri tre edifici sede dell’amministrazione pubblica: il Tabularium, l’archivio cittadino dotato di un’intercapedine che lo isolava dagli altri edifici per far sì che si salvasse in caso d’incendio; la Curia, sede locale del senato e l’Edificio dei Duoviri, i magistrati che governavano la città. Anche in quest’ultimo edificio recenti scavi hanno portato in luce una serie di botteghe databili tra III e II secolo a.C., strutture in seguito distrutte per far spazio al lato meridionale del portico in tufo che collegava la Basilica con il Comitium, costituendo un corpo solido di edifici legati al cuore politico pulsante della città.
A breve si prevedono la fine dei lavori e la riapertura al pubblico anche delle due domus di Championnet ai civici 1-2 e 3-5, la seconda tra l’altro collegata nel 79 d.C. alla Casa dei Mosaici Geometrici.