Apollo Citaredo, MANN, crediti Chiara Lombardi

Con l’esibizione “L’altro MANN. Depositi in mostra” presso le sale degli affreschi, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli espone al pubblico i reperti custoditi nei suoi depositi. Si tratta di oggetti di vita quotidiana, spesso inediti, provenienti dalle città vesuviane.

Passeggiando tra di essi, hanno attratto in modo particolare la mia attenzione dei manufatti d’arredo in bronzo del I sec. d.C., tra cui uno sgabello decorato con maschere e motivi vegetali (Casa di Romolo e Remo, Pompei VII 7,10, MANN inv. 109506); uno scalda-liquidi a forma di cinta muraria (Pompei, MANN inv. 72983); un tavolo pieghevole decorato con protomi di cavallo (area vesuviana, MANN inv. S.N.); un bollitore scalda-bevande (Stabiae, MANN inv. 72986); e una cassaforte decorata con amorini e personaggi dionisiaci (Casa di Gaio Vibio Italo, Pompei VII 2, 16, MANN inv. 73021), in cui le parti bronzee si alternano a ferro e legno.

Sgabello in bronzo decorato con maschere e motivi vegetali, I sec. d.C., da Pompei/MANN, crediti Chiara Lombardi

 

Tavolo pieghevole decorato con protomi di cavallo, area vesuviana/MANN, crediti Chiara Lombardi

Non manca la statuaria da giardino, elemento fondamentale di una domus romana. Così si possono osservare, nei minimi dettagli, la bellissima rappresentazione di Apollo Citaredo, esemplare bronzeo proveniente da Pompei, una placca decorativa in bronzo di un lavabo, o statue di Venere Anadyomene, Mercurio, putti, ninfe e satiri in bronzo o marmo.

Venere anadyomene (marmo), Mercurio e Apollo Citaredo, bronzo, MANN, crediti Chiara Lombardi

In mostra anche gli elmi dei gladiatori, a ricordare che anche i “giochi” all’interno dell’arena dell’anfiteatro erano parte integrante della vita quotidiana dei cittadini romani alle pendici del Vesuvio.

L’8 luglio, con una conferenza stampa alle ore 11.30, verrà presentata la seconda parte dell’esibizione “L’altro MANN. Depositi in mostra” che andrà ad ampliare un repertorio che conta già 60 esemplari.

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Chiara Lombardi

Laureata in Archeologia Orientale presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” con una tesi magistrale in Archeologia Egiziana dal titolo “Iside nei testi funerari e nelle tombe del Nuovo Regno: iconografia e ruolo della dea tra la XVIII e la XIX dinastia” (2013), ha conseguito un master di primo livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie” presso la medesima Università (2010-2011). Durante il master ha sostenuto uno stage presso il Museo Egizio de Il Cairo per studiare i vasi canopi nel Nuovo Regno (2010). Ha partecipato a diversi scavi archeologici, tra i quali Pompei (scavi UniOr – Casa del Granduca Michele, progetto Pompeii Regio VI, 2010-2011) e Cuma (scavi UniOr – progetto Kyme III, 2007-2017). Inoltre, ha preso parte al progetto Research Ethiopic language project: “Per un nuovo lessico dei testi etiopici”, finanziato dall’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente e dal progetto PRIN 2005 “Catene di trasmissione linguistica e culturale nell’Oriente Cristiano e filologia critico testuale. Le problematiche dei testi etiopici: testi aksumiti, testi sull’età aksumita, testi agiografici di traduzione” (2006-2007). Ha collaborato ad un progetto educativo rivolto ai bambini della scuola primaria per far conoscere, attraverso sperimentazioni laboratoriali, gli usi e i costumi dell’antico Egitto e dell’antica Roma (2014-2015). È stata assistente di ricerca presso la Princeton University (New Jersey) per “The Princeton Ethiopian, Eritrean, and Egyptian Miracles of Mary digital humanities project (PEMM)” (2020-2021). Ricercatrice indipendente, attualmente è anche assistente di ricerca per il Professor Emeritus Malcolm D. Donalson (PhD ad honorem, Mellen University). Organizza e partecipa regolarmente a diverse attività di divulgazione, oltre a continuare a fare formazione. Collabora con la Dott.ssa Nunzia Laura Saldalamacchia al progetto Nymphè. Archeologia e gioielli, e con la rivista MediterraneoAntico, occupandosi in modo particolare di mitologia. Appassionatasi alla figura della dea Iside dopo uno studio su Benevento (Iside Grande di Magia e le Janare del Sannio. Ipotesi di una discendenza, Libreria Archeologica Archeologia Attiva, 2010), ha condotto diversi studi sulla dea, tra cui Il Grande inno ad Osiride nella stele di Amenmose (Louvre C 286) (Master di I livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie”, 2010); I culti egizi nel Golfo di Napoli (Gruppo Archeologico Napoletano, 2016); Dal Nilo al Tevere. Tre millenni di storia isiaca (Gruppo Archeologico Napoletano, 2018 – Biblioteca Comunale “Biagio Mercadante”, Sapri 2019); Morire nell’antico Egitto. “Che tu possa vivere per sempre come Ra vive per sempre” (MediterraneoAntico 2020); Il concepimento postumo di Horus. Un’ analisi (MediterraneoAntico 2021); Osiride e Antinoo. Una morte per annegamento (MediterraneoAntico 2021); Culti egiziani nel contesto della Campania antica (Djed Medu 2021); Nephthys, una dea sottostimata (MediterraneoAntico 2021). Sua è una pubblicazione una monografia sulla dea Iside (A history of the Goddess Isis, The Edwin Mellen Press, ISBN 1-4955-0890-0978-1-4955-0890-5) che delinea la sua figura dalle più antiche attestazioni nell’Antico Regno fino alla sua più recente menzione nel VII d.C. Lo studio approfondisce i diversi legami di Iside in quanto dea dell’Occidente e madre di Horus con alcune delle divinità femminili nonché nei cicli osiriaco e solare; la sua iconografia e le motivazioni che hanno portato ad una sempre crescente rappresentazione della dea sulle raffigurazioni parietali delle tombe. Un’intera sezione è dedicata all’onomastica di Iside provando a delineare insieme al significato del suo nome anche il compito originario nel mondo funerario e le conseguenti modifiche. L’appendice si sofferma su testi e oggetti funerari della XVIII dinastia dove è presente la dea.

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