
La scoperta della tomba del principe è opera di una missione archeologica interamente egiziana, una collaborazione tra il Consiglio Supremo delle Antichità e la Fondazione Zahi Hawass per l’Archeologia e il Patrimonio, guidata dallo stesso Hawass.

A suoi piedi una tavola per le offerte in granito rosso dal diametro di 92,5 cm incisa con dettagliati elenchi di offerte rituali per il nutrimento del ka del principe defunto. Probabilmente doveva trattarsi di una base per colonna riadattata per l’uso.

Altro reperto davvero interessante e unico del suo genere è il gruppo scultoreo che rappresenta Djoser (… – 2660 a.C. ca., III dinastia) con sua moglie e le loro dieci figlie: finora non era mai stato trovato nulla del genere a Saqqara e l’eccezionalità sta anche nel fatto che non era mai stata trovata una statua di Netjerykhet raffigurato con la sua famiglia. Si tratta inoltre di un oggetto sicuramente fuori contesto, in quanto Djoser governò circa 160 anni prima di Userkaf. Gli studiosi ritengono che le statue inizialmente fossero ubicate in una cappella vicina alla Piramide a Gradoni e poi trasferite nella tomba del principe Userefra durante il Periodo Tardo suggerendo, quindi, un riuso postumo della sepoltura, come testimonia anche la presenza di una statua in granito nero della XXVI dinastia (672-525 a.C. ca.) di un personaggio maschile stante, alta 1,17 metri, con incisi sul petto il suo nome e i suoi titoli. Era pratica comune, durante il Periodo Tardo, arricchire le sepolture con oggetti d’arte provenienti dall’Antico Regno per rievocare i fasti e la grandezza del passato. Le ragioni di questo trasferimento sono comunque oggetto di studio e, come osservato da Hawass, questo ritrovamento “solleva interrogativi interessanti sull’interazione del Periodo Tardo con i monumenti dell’Antico Regno”.

Anche l’inusuale ingresso secondario fiancheggiato da due colonne di granito rosa individuato sulla facciata orientale della tomba suggerisce un riuso della sepoltura. Sull’architrave sono riportate iscrizioni poco leggibili con nome e titoli del proprietario della sepoltura e un cartiglio di Neferirkara (sovrano dal 2475 al 2465 a.C. ca.): probabilmente la tomba fu utilizzata anche da un’altra figura elitaria della V dinastia. Quando si riusciranno a leggere le iscrizioni si avrà maggior chiarezza sul susseguirsi delle inumazioni in questa sepoltura.


Altro reperto di particolare spicco riportato alla luce è un raro gruppo scultoreo di 13 elementi maschili e femminili in granito rosa: ogni figura è seduta su una panca dallo schienale alto. Si ritiene rappresentino familiari e collaboratori del proprietario della tomba. Singolari sono alcune delle figure femminili, le cui teste sono scolpite in modo da essere più alte degli altri personaggi, probabilmente rappresentano le mogli del principe.

Gli scavi sono ancora in corso; la missione continua ad indagare quello che oggi è considerato uno dei luoghi di sepoltura più singolari scoperti nella necropoli di Saqqara per la rara combinazione di grandiosità architettonica dell’Antico Regno e pratiche rituali del Periodo Tardo. La combinazione di massicci elementi in granito rosa, statue reali ricollocate e il riutilizzo di elementi d’élite dell’Antico Regno nel Periodo Tardo rendono ancora una volta l’area di fondamentale importanza per la comprensione dell’evoluzione dinastica e culturale dell’Egitto antico.

