I graffiti dell’isola di Sehel
(Tutte le immagini dell’articolo sono fotografie dell’autore che si scusa per la tonalità rossa dovuta all’età delle diapositive)
A 3 chilometri a sud dell’isola di Elefantina si trova l’isola di Sehel. Dopo Elefantina Sehel è l’isola più grande, maggiore dell’isola di File e di Bigga. L’isola di Sehel è lunga 1,5 chilometri e larga 1 chilometro. L’isola è composta da rocce granitiche sulle quali sono stati identificati circa 500 graffiti e iscrizioni scaglionati dall’Antico Regno fino al periodo romano.


La visita all’isola di Sehel avviene partendo da Elefantina con una barca a motore. Il percorso fluviale consente al visitatore momenti emozionanti per la visione di splendidi scorci di natura, rocce granitiche affioranti dalle acque e voli di uccelli a pelo d’acqua.


È facile vedere l’airone cenerino che disturbato dalla nostra presenza si alza in volo con le sue ali maestose.
Gli egittologi francesi Vincent Rondot e Annie Gasse hanno fatto una sorta di censimento dei graffiti e delle iscrizioni dell’isola di Sehel per preparare la loro pubblicazione1.
Graffiti e iscrizioni hanno sempre un riferimento religioso e le divinità a cui si rivolgono sono quelle che presiedono alla cataratta di Assuan, vale a dire la triade composta dall’ariete Khnum, corpo umano con testa d’ariete, dalla sua sposa Satet, una figura femminile con una corona composta da un casco con corna di gazzella e da Anuqet,2 una figura femminile che ha in testa un modio su cui sono fissate delle piume.



Queste divinità nelle iscrizioni di solito non compaiono tutte insieme; al contrario spesso è citata solo una divinità. Agli inizi del Medio Regno è Satet che viene definita “signora di Sehel”. Più avanti nel periodo è Anuqet, la divinità più citata che a sua volta diventa “la signora di Sehel”.
Per il periodo che arriva fino all’Antico Regno sono stati contati circa 140 iscrizioni, di cui 60 anepigrafi. Il nome di personaggi noti attesta che alcuni graffiti sono della IV dinastia. I natanti che trasportavano i blocchi di granito al nord facevano una sosta all’isola di Sehel. I blocchi di granito serviti per preparare il sarcofago di Cheope e una parte del rivestimento della piramide di Micerino sono passati dall’isola di Sehel e quindi non stupisce il ritrovamento di graffiti di quel periodo.
La VI dinastia arricchisce di graffiti e iscrizioni l’isola con i nomi di personaggi ben noti. Quasi tutti i notabili sepolti a Elefantina nella necropoli di Qubbet el-Hawa hanno lasciato graffiti e iscrizioni a loro nome sulle rocce dell’isola di Sehel.
La maggior parte dei testi delle iscrizioni si limita a indicare, oltre alla divinità cui si rivolge il dedicante, il titolo e il nome del personaggio e mai lo scopo della sua presenza sull’isola. L’attività alle cave di granito di Assuan dava certamente l’occasione ai capi spedizione di lasciare tracce del loro passaggio. Ma l’isola di Sehel era considerata “la porta della Nubia” e nel Medio Regno l’attività commerciale e le spedizioni militari verso Kush erano già molto attive, tanto che i faraoni del periodo hanno fatto eseguire lavori per migliorare la zona degli approdi e la viabilità dei navigli. I titolari delle iscrizioni sono soprattutto capitani di navi e marinai e capi di ausiliari nubiani.
Anuqet, “la signora di Sehel”, è talvolta indicata anche come “signora di Ta-Seti”, la Bassa Nubia.
Alcune iscrizioni fanno riferimento a una festa dedicata ad Anuqet che ha come nome “adorare la perfezione”. Il tempio di Satet a Elefantina descrive una processione navale che, durante il regno di Amenofi II, portava la statua di Anuqet da Elefantina all’isola di Sehel.
Amenofi II ha fatto ricostruire a Sehel una cappella di Anuqet. Un discreto numero di personaggi della sua amministrazione ha lasciato iscrizioni sull’isola. Tra queste figura anche quella del Vicere di Kush che ha il nome teoforo di Usersatet.






Fig. 14 – Questa bella iscrizione si limita a indicare i cartigli di Sesostri III (XII dinastia).

LA STELE DELLA CARESTIA 3
Sul punto più alto dell’isola si trova una vistosa e importante stele di 42 linee in scrittura geroglifica. Questa stele è nota come La stele della carestia.

Al centro della stele è rappresentato il re Djoser (III dinastia) che fa un’offerta alla triade divina della cataratta: il dio ariete Khnum con la sua sposa Satet e Anuqet (fig. 7). Questa stele di epoca tolemaica, fatta incidere dai preti del tempio di Khnum a Elefantina, viene definita un falso storico perché racconta una storia avvenuta al tempo del regno di Djoser con il recondito scopo di trarne un vantaggio nel presente. La stele inizia con il protocollo del re Djoser:
L’anno XVIII dell’Horo Netjery-Khet, re dell’Alto e Basso Egitto Netjery-Khet, le due Signore Netjery-Khet, l’Horo d’oro Djoser, …
Il testo iniziale della stele racconta ciò che sarebbe avvenuto al tempo di re Djoser e ci fa sapere ora, nel periodo tolemaico, che il nome di Djoser era Netjery-Khet, mai apparso in precedenza.
La stele prosegue raccontando la tristezza di Djoser (il mio cuore era in grande pena…) per la carestia che sta affliggendo tutto l’Egitto. Da sette anni le inondazioni del Nilo sono state insufficienti e tutto il popolo langue nella fame e nella miseria. Djoser interroga l’addetto all’Ibis, il capo dei preti lettori Imhotep, figlio di Ptah. Djoser vuole conoscere da dove nasce il Nilo: In che luogo nasce il Nilo? Che città del Fiume Sinuoso vi è là? Quale dio vi riposa che possa favorirmi? Su, vai al Castello della Trappola deciso a far saldo il cuore di chiunque agisca; io tornerò alla Casa della Vita a svolgere i libri sacri…
Imhotep torna e svela al re che c‘è una città in mezzo alla corrente, circondata dal Nilo, il suo nome è Elefantina. Segue un lungo testo che elenca le ricchezze e le bellezze di quel territorio. Khnum è là come dio [che ha] i suoi sandali, regolando la portata delle acque, tenendo in mano il chiavistello della porta, e spalancando i battenti come vuole…
Il testo continua con un lungo elenco delle ricchezze minerarie e botaniche offerte a Khnum. Informato di queste meraviglie Djoser fa svolgere processioni e offerte di ogni cosa buona e pura alle divinità di Elefantina.
Mentre Djoser dorme sogna di avere davanti a sè il dio, Io sono Khnum, il tuo creatore… Dopo avere assicurato Djoser della sua protezione Khnum promette che le inondazioni del Nilo saranno sempre abbondanti irrigando la terra fertile e i ricchi raccolti riempiranno i magazzini. Con l’abbondanza tornerà la felicità, il popolo sarà nuovamente allegro grazie a te.
Djoser si sveglia e decreta che si faccia un’offerta regale per il dio Khnum e che venga restaurato il suo tempio. Conferma i benefici già concessi al tempio e decreta che una parte dei risultati di coloro che svolgono attività nei suoi possedimenti siano versati al tempio. Inoltre, Djoser concede al tempio di Khnum a Elefantina la regione compresa tra Assuan e Takompso con tutte le sue ricchezze. Al tempio dovrà essere versata anche una quota di tutte le importazioni dalla Nubia.
Sia messo per iscritto questo decreto inciso sopra una stele, in un luogo sacro, che avvenga com’è scritto, e sopra una tavoletta su cui siano gli inventari divini (da depositare) nel santuario. Chi sputerà (contro la stele) sarà punito come empio.
Il testo della stele è una evidente sollecitazione al regnante del momento4 di essere altrettanto generoso come Djoser… Facendo leva sulla presunta fede del sovrano verso il dio Khnum di Elefantina il testo suona un po’ come un ricatto: sii generoso o ti manderemo magre inondazioni.
Chissà com’è finita!
Gilberto Modonesi
1) Devo gran parte delle notazioni che seguono all’articolo di A. Gasse, Le voyage à Sehel avec les adorateurs de Satet et Anuqet, pagg. 65-79, pubblicato In Sehel entre Egypte et Nubie, Inscriptions rupestres et graffiti de l’époque pharaonique, Université Paul Valery, Montpellier 2002.
2) Anuqet compone la triade divina, ma in nessun testo è definita figlia di Khnum e di Satet.
3) Bresciani, Letteratura e poesia nell’antico Egitto, Torino 1999, pagg. 648-652.
4) Tolomeo III o Tolomeo IV Filopatore? Bresciani, 1999, op. cit. pag. 648.