Buone notizie giungono da Pompei. Con l’avvio dei cantieri di messa in sicurezza dei fronti di scavo, cioè di quelle porzioni di terreno che circondano le aree non scavate del sito di Pompei che corrispondono attualmente a circa 22 ettari e con la ripresa dei cantieri nelle Regiones I, II e III, precedentemente bloccati a causa di un ricorso al TAR, entro il 2019 l’intera area archeologica verrà consolidata. Un lavoro enorme, che prevede la messa in sicurezza di oltre due chilometri di muri antichi e un corposo intervento di mitigazione del rischio idrogeologico nelle aree non scavate alle spalle dei fronti di scavo nelle Regiones I-III-IV-V-IX, che assicurerà così un adeguato drenaggio del suolo ed eviterà pressione del terreno sui muri antichi, problema che in passato ha causato non pochi problemi di rischio di crolli nelle aree maggiormente interessate, soprattutto durante il periodo delle piogge.
Tra gli interventi previsti dal Grande Progetto Pompei, anche uno scavo nella Regio V, in un’area di 1200 mq chiamata “cuneo”, tra la casa delle Nozze d’Argento e gli edifici alla sinistra del vicolo di Lucrezio Frontone, zona fortemente interessata a problemi di rischio idrogeologico. Lo scavo cercherà anche di mettere in evidenza strutture e reperti di ambienti privati e pubblici che contribuiranno alla maggiore conoscenza del sito e di quest’area. Proprio in occasione dell’avvio dei lavori, sul pianoro delle Regiones IV e V dove nel frattempo è in corso la preparazione dell’area logistica, sarà allestito un laboratorio mirato allo studio dei reperti archeologici che saranno rinvenuti durante lo scavo e conservati in un deposito temporaneo. L’intervento durerà circa 2 anni e sarà distribuito nell’area archeologica in sottocantieri, così da continuare a garantire ai visitatori l’accessibilità e la fruizione alle domus e agli edifici. Periodicamente, il Soprintendente Osanna e il team del GPP, informeranno stampa e pubblico sull’avanzamento dei lavori e delle scoperte nella Regio V.
“Si tratta del più grande intervento nell’area non scavata di Pompei, dal dopoguerra – dichiara Massimo Osanna, Direttore Generale del Parco archeologico di Pompei. – Finora si era sempre proceduto per piccoli interventi di tamponamento sui fronti di scavo, nei punti più critici. Adesso si procederà in maniera radicale al consolidamento dei fronti e a risolvere il problema dell’acqua che si accumula nei terreni esercitando pressione sulle pareti e sulle facciate delle domus portati alla luce, che hanno finito per costituire una sorta di argine di contenimento dei terreni che impregnati di acqua piovana vi esercitavano pressione esponendoli al pericolo di cedimento.”