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Sulle rive del Mar Nero, nella repubblica autonoma di Abcasia (Georgia), un team di archeologi dell’Istituto di Archeologia dell’Accademia Russa delle Scienze ha rinvenuto i resti di un santuario della cultura colchica. Il sito si colloca nella città di Ochamchire. Già scavi effettuati negli anni ’80 avevano portato alla luce resti di una chiesa bizantina all’interno di una fortificazione dell’antica città di Hyenos, nominata nel periplo dello Pseudo-Scilace, geografo greco minore che scrisse ad Atene, o nelle sue vicinanze, nel IV sec. a.C. Le nuove indagini hanno rivelato, al di sotto dell’angolo sud-occidentale della navata della chiesa bizantina, i resti di un santuario databile tra la fine del VI e gli inizi del IV sec. a.C.

Secondo gli antichi greci, la Colchide era la terra di Medea e la destinazione degli Argonauti, essendo la probabile patria delle Amazzoni, e il suo confine occidentale era a Trebisonda, nell’attuale Turchia. Il territorio dell’antica Colchide oggi è quasi totalmente parte della Georgia. Fu cultura importantissima che si sviluppò tra il Tardo Bronzo e l’Età del Ferro, dando vita al primo stato georgiano. A questa cultura, in alcune aree del Caucaso, subentrò la cultura di Koban.

Oltre alle strutture murarie, gli archeologi hanno rinvenuto un raro idolo di pietra, due statuine dell’egiziano Ptah Pateco in faïence verde, divinità greche, frammenti ceramici ionici ed attici, e più di trenta oggetti d’oro, tra cui orecchini, perline e motivi decorativi per abbigliamento.

A poche decine di metri dal santuario sono stati rinvenuti resti di edifici residenziali in legno databili alla fase del pre-antico e dell’antico, ovvero tra VIII-VII sec. a.C. e il VI-V sec. a.C.

Ulteriori indagini e analisi di laboratorio potranno confermare la datazione e la provenienza dei materiali, oltre a fornire più dettagli sulla storia del santuario.