Per conoscere e valutare il grado di civiltà degli egizi bisogna leggere i testi sapienziali, cioè le norme di comportamento che i padri hanno scritto ai figli durante tutto il lungo corso della storia egizia, norme che sono in gran parte ancora attuali1.
Analogamente la religione egizia esprime norme morali sorprendenti per un’antica società. Basti leggere il cap. 125 del Libro dei Morti, la cosiddetta “confessione negativa dei peccati”, per rendersi conto del loro valore morale e modernità. Una modernità che si può constatare in base ai molti riti della religione cristiana che sono semplici aggiornamenti di riti egizi. Un esempio per tutti: il rito egizio dell’apertura della bocca si ripete tale e quale nel rito cristiano del battesimo in cui il prete tocca con un piccolo segno della croce bocca, naso, occhi e orecchi ed esclama “Apriti”.
Ma la religione egizia comprende anche una divinità della magia, il dio Heka, che è molto presente anche nelle pratiche funerarie per garantire al dio Ra di sorgere sempre ogni mattina, così come di assicurare al ba del defunto il passaggio nell’aldilà e la sua sopravvivenza nel Paradiso egizio, Conosciamo testi di grande interesse e di notevole valore morale scritti da dotti teologi. Ma alla magia si rivolgono tutti coloro che vogliono difendersi dai rischi e dai malanni della vita2. o che intendono inviare il malocchio ai nemici o avere dei benefici, come filtri d’amore. La documentazione che ci è pervenuta dall’antico Egitto ci fa conoscere comportamenti magici praticati da presunti maghi per gestire le miserie umane. Ma ciò non ci meraviglia perché situazioni simili sono sempre esistite, in tutti i tempi, e sono ancora in parte attuali nel nostro tempo.
Gli egizi non avevano tabu di tipo sessuale. Il sesso era parte della quotidianità e certi comportamenti sessuali erano considerati normali ai fini della vita e associati a un valore fondante della cultura egizia: la fertilità a tutti i livelli. Nei templi egizi possiamo vedere la troneggiante figura del dio Min con il membro eretto. La visione di questa immagine ci sorprende per la nostra cultura cristiana che ha altri valori, ma per gli egizi il sesso era un fondamentale tramite magico per favorire la fertilità.
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Un romanziere americano, Norman Mailer, ha colto in pieno per l’Egitto antico il valore fondamentale dell’associazione del sesso con la fertilità, tanto che il romanzo descrive scene di sesso di ogni genere sia per i vivi che per i morti. Forse ha esagerato un po’. Basterà questo esempio riguardante un esuberante Ramesse II per rendersene conto: “Mentre si ripeteva la benedizione del Dio Ptah: “Ti immergo nella Gioia, Ti immergo nel piacere, per sempre,” ecco Usermare tirar su il gonnellino e mostrare al popolo una prodigiosa erezione. Già il membro eretto aveva spinto in su la veste, come la prua di una nave; ed ora Lui, dato che non poteva più tenerla celata, sollevò i lembi della Sua veste, e mostrò la Sua verga eretta alla popolazione. Nessun applauso fu più fragoroso di quello. Il migliore e più possente segno di buona fortuna per tutti gli abitanti delle Due Terre era dato da quella confluenza fra il Dio Ptah e il Dio Ammone Si applaudiva perché Horo era stato capace di sentir tale forza, tale dolce emozione. Invero, tutti quelli che reggevano un bastone con, attaccato, un loto, ora volsero il calice del fiore verso la verga eretta di Usermare, e tutti invocarono a gran voce il Suo nome, con molto amore, per quell’impresa, mentre Egli stava innanzi a loro, il loro orgoglioso Re, disvelato”3.
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Si riteneva che la fecondità genesiaca dipendesse dal membro maschile. La donna riceveva il seme dall’uomo e il suo ruolo materno era ritenuto semplicemente passivo.
In questo articolo mi propongo di presentare alcune curiosità sulla religiosità del sesso nell’antico Egitto. Gli oggetti stravaganti che presenterò possono indurci a un sorriso perché possono apparirci come uno scherzo della fantasia. Sorridiamo pure, ma questi oggetti sono stati reperiti nelle tombe e pertanto dovevano avere un significato religioso importante per il defunto.
In un cassetto del museo di Cambridge sono custodite alcune piccole sculture di falli. Si tratta certamente di amuleti che avevano lo scopo magico di proteggere il loro possessore da tutti pericoli e le minacce, prima in vita e poi in morte. In questa serie di amuleti fa eccezione la statuetta di maggiori dimensioni per l’anellino che ha sulla schiena che serviva ad appendere la statuetta con il suo robusto fallo forse a una collana. Un chiaro messaggio promozionale di potenza sessuale?
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I musei egizi del mondo possiedono numerosi amuleti e statuine impegnate in rapporti sessuali. Alcuni musei li espongono, almeno in parte, altri musei li conservano nei cassetti, come è il caso del Petrie Museum a Londra. Le statuine del Petrie Museum sono malfatte, brutte, non rendono in fotografia.
Alcuni curiosi esempi (e per noi divertenti) di statuine ben fatte sono esposte nel British Museum, nel museo egizio di Berlino e nel museo egizio di Monaco.
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Le statuine di Londra e di Berlino mostrano un omino con un enorme fallo moscio sostenuto sulla spalla per il suo peso e le dimensioni. La statuina di Monaco mostra in primo piano il fallo moscio di un uomo che sembra guardarci con un senso di sfida. Dal capo dell’uomo pende la treccia che ce lo fa riconoscere come prete sem. una categoria di preti che aveva anche un ruolo funerario. Quale significato possiamo dare a queste particolari fantasiose statuette? Lisa Manniche nel suo volume dedicato alla sessualità4 egizia definisce amuleti queste statuine. Io sono più propenso a ritenerle degli ex-voto che sono offerte votive di un fedele a una divinità per ottenere o per ringraziare di una grazia ricevuta. Il fallo moscio di queste statuine richiama, a mio giudizio, il dio Bes che mostra le stesse caratteristiche di queste statuine. Quindi i possessori di queste statuine avrebbero chiesto o ottenuto una grazia da Bes di ordine sessuale.
La documentazione in materia ci presenta anche amuleti meno fantasiosi, omini con un grosso fallo eretto. Se sono ex-voto, come credo, il loro possessore avrà fatto la sua offerta votiva a un dio maschile ben dotato, come Min o Bebon.
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Nella sua pubblicazione Lisa Manniche5 ci fa conoscere una statuetta conservata nel British Museum che ha l’apparenza di un divertente fumetto erotico moderno: un omino ha un enorme vistoso fallo che sembra una colonna sulla cui cima sta abbarbicata una figurina di donna. In questa statuina mi pare che il piacere sessuale prevalga rispetto all’idea della fertilità.
Agli inizi del secolo scorso sono stati scoperti a Saqqara oggetti erotici nella necropoli degli animali, nei pressi della “camera di Bes”, una camera, ora scomparsa, in cui compariva una grande statua di Bes affiancato da una donna nuda6.
Gli oggetti erotici scoperti erano sul percorso dei pellegrini che in Bassa Epoca visitavano il Serapeum, le tombe di tori Api. Ph. Derchain ha ipotizzato che potessero esserci delle prostitute al servizio dei pellegrini; in quanto agli oggetti erotici ritiene che siano ex-voto7.
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L’oggetto più interessante di questi ex-voto è un bronzetto che rappresenta una processione fallica. Un robusto fallo eretto è portato a spalla da quattro figure: alla radice del fallo due figure maschili con la treccia dei preti sem, le due figure in testa alla processione sono immagini di Bes. Accovacciato sopra la radice del fallo è rappresentato un fanciullo con la treccia dei giovani, Harpocrate, che suona un tamburello e al suo lato la figura di una scimmia. Il tamburello è presente nelle feste e nelle processioni della dea Hathor, la scimmia è un animale associato all’erotismo.
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I due preti sem sono indicativi di un funerale, mentre i due Bes portano il fallo verso la sua meta naturale, il sesso femminile non rappresentato ma suggerito da vari indizi. L’esito dell’incontro del fallo con la sua controparte femminile è rappresentato dalla presenza del fanciullo Harpocrate. L’interpretazione di questo oggetto è evidente: indica un processo di vita-morte-una nuova vita, la successione padre-figlio, un processo ciclico di generazione continua.
Nel suo articolo Derchain si sofferma sul ruolo di Bes che compare nelle immagini con un grosso fallo sempre moscio che certo non esprime virilità. Bes parteggia per la femminilità, favorisce l’unione dei sessi, è un dio intermediario, un dio della relazione. Il bronzetto mostra elementi significativi della potenza attrattiva della femmina senza tuttavia metterla in scena.
Il bronzetto ha suggerito agli egittologi di assimilarlo alle falloforie, riti osiriani documentati anche da Plutarco nel volume Iside e Osiride8: “Nelle feste Pamilie, che sono, come si è detto, di tipo fallico, viene esposta e fatta girare una statua [del dio Osiri] con tre membri: questo vuol dire che il dio è principio, e ogni principio moltiplica ciò che ha origine da esso per il suo potere fecondante”.
Torniamo ora a un oggetto che può farci sorridere di nuovo. È una scultura che si trova nel museo di Brooklyn, la migliore statua del suo genere per dimensioni e fattura. Un uomo calvo, forse un prete di alto rango, è dotato di un vistoso fallo che fa da cassa di risonanza al suono di un’arpa suonata da una figuretta femminile seduta a gambe aperte sopra il prepuzio. Questa statua è importante anche perché sulla piastra appoggiata alle gambe dell’uomo sono stati rilevate alcune linee orizzontali intersecate da piccoli tratti verticali. Si è supposto che questi segni possano essere delle notazioni musicali.
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Ph. Derchain ha scritto che questa scultura si presta a un gioco di assonanze tra l’arpa bn.t e la verga bnn (il verbo gonfiare)9. Ma quale poteva essere l’interesse del defunto di portare con sé nella tomba questo oggetto? Chissà! Una lezione di musica.
Un’altra scultura, ancora più clamorosa, è esposta anche questa nel museo di Brooklyn. È l’oggetto erotico di maggiori dimensioni ritrovato finora in Egitto: le sue misure in centimetri sono 16,5×17,0x9,510. La statua è stata rinvenuta nei pressi Alessandria e risale al periodo tolemaico (305-30 a.C.).
Una doviziosa ragazza nuda è sollevata da terra da tre imponenti falli che puntano diritti alla sua vulva. I falli appartengono a tre figure maschili che portano la treccia dei preti sem. In un angolo della base della scultura altri tre preti sem di minori dimensioni sono attorno a un orice sacrificato. È un rito osiriano. L’orice, un animale del deserto, è simbolo del caos, della distruzione, del male.11
Nel catalogo del museo di Brooklyn si conferma la religiosità di questa statua erotica che manifesta riti osiriani che trovano il loro fondamento nel mito di Osiri che genera suo figlio Horus post mortem. Una ulteriore conferma del suo significato osiriano la vediamo nei tre robusti membri rivolti verso la ragazza. Basta ricordare quanto scrive Plutarco12 a proposito delle falloforie in cui veniva esposta e fatta girare una statua di Osiri con tre membri che esprimono il suo potere fecondante. La statua di Brooklyn ci offre una vivace immagine a colori di questo principio.
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Per gli egizi il sesso era una cosa seria perché da esso dipendeva una fecondità che garantiva il ciclico succedersi delle generazioni umane, e non solo. Ricordiamo che il dio Min con il suo membro eretto era il protagonista di un rito agrario nel Ramesseum e nel tempio di Medinet Habu, conosciuto con il nome “Festa di Min”, che favoriva buoni raccolti di grano.
Naturalmente sono state ritrovate anche immagini licenziose in ostraka, in tombe e su pareti di roccia, come è sempre accaduto in ogni tempo e in ogni luogo.
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Ma molte immagini di sesso, per quanto siano fantasiose e curiose, hanno spesso un valore simbolico e vanno interpretate secondo i miti di riferimento e la magia che le rende performative.
Gilberto Modonesi
1) A. Roccati, Sapienza egizia, Paideia Editore, Brescia 1994, dall’insegnamento di Hardedef all’insegnamento di Amennakht.
2) Nell’insegnamento per Merikara n. 28 è scritto che dio “ha fatto per loro la magia come arma per respingere il colpo degli accidenti”: Roccati, 1994, pag. 70.
3) N. Mailer, Antiche sere, Gruppo Editoriale Fabbri, Milano 1984, pagg. 489-490.
4) L. Manniche, Sexual Lfe in Ancient Egypt, Routlegde & Kegan Paul, London 1987.
5) L. Manniche, 1987, pag. 93.
6) La “camera di Bes” è stata scoperta da Quibell nel 1906.
7) Ph. Derchain, Observations sur les erotica, in G. Martin, The Sacred Animal Necropolis at North Saqqara,. EES, London 1981, pagg. 166-170 e pl. 23-29.
8) Plutarco, Iside e Osiride, cap. 36.
9) Ph. Drchain, 1981, op. cit., pag., 167.
10) Ancient Egyptian Art in the Brooklyn Museum, 1989, Commento e immagine Symplegma 82.
11) Ph. Derchain, Le sacrifice de l’orix, FERE, Bruxelles 1982.
12) Plutarco, op. cit. cap. 36.