Oggi, giovedì 4 dicembre, il Museo Egizio di Torino inaugura il nuovo allestimento dedicato al corredo funerario di Kha e Merit, un’occasione straordinaria per ammirare i reperti appartenuti alla coppia che visse in Egitto quasi 3500 anni fa. Ora, è possibile vedere l’intero corredo in gran parte restaurato – con alcuni oggetti mai esposti finora – messo in risalto da una nuova illuminazione e arricchito da apparati informativi completamente rinnovati. L’occasione: festeggiare i 120 anni della scoperta della tomba di Kha e Merit.
Come abbiamo accennato, il percorso espositivo porta con sé una serie di novità, prima tra tutte la presentazione dell’intero corredo funerario composto da oltre 460 pezzi tra mobili, strumenti di lavoro, giochi, cibo, oggetti di uso quotidiano ed altri che ci riportano al momento del loro funerale; un corredo strepitoso rinvenuto intatto nella tomba inviolata e perfettamente conservata a Deir el Medina: la TT8 (Theban Tomb). La scoperta risale al 15 febbraio del 1906, quando Ernesto Schiaparelli trovò una sepoltura che non apparteneva a un faraone, ma a un cittadino privato di grande rilevanza sociale inumato con sua moglie.
Kha visse circa nel 1350 a.C.; era architetto, capo delle squadre che costruirono le tombe dei faraoni nella Valle dei Re. La sua famiglia risiedeva a Deir el-Medina, un villaggio creato intorno al 1500 a.C. per ospitare artigiani, artisti e le loro famiglie, tutti impegnati nella realizzazione delle tombe reali. Nonostante la loro posizione di prestigio, Kha e Merit non facevano parte della famiglia reale e non erano nobili, ma appartenevano alla classe benestante di Deir el-Medina, dove vivevano in modo relativamente agiato, come testimoniano la cappella funeraria decorata e il corredo di ottima fattura.
La struttura della sepoltura di Kha era formata da due parti principali: una sezione sotterranea non decorata, protetta e inaccessibile, contenente il sarcofago e il corredo funerario, e una cappella in superficie dove i vivi avevano libero accesso per la pratica del culto del defunto e dove venivano depositate le offerte. Trovare una tomba inviolata come quella di Kha e Merit è un evento straordinario. Probabilmente, la loro sepoltura rimase sigillata a causa di una frana che la nascose e protesse dai razziatori di tombe.

Il corredo funerario dell’architetto e la sua sposa racconta la loro vita, il loro transito verso l’aldilà e il gusto di una coppia benestante, ma soprattutto una ritualità quotidiana fatta di piccoli gesti che anche noi, oggi, continuiamo a ripetere; un racconto che con il nuovo allestimento museale si arricchisce grazie alle nuove tecnologie impiegate e a un approccio interdisciplinare che coinvolge l’archeologia, la filologia, la chimica, la fisica e la storia dell’arte.
Tra gli oggetti trovati spicca sicuramente il famoso cubito in foglia d’oro che Kha ricevette dal faraone Amenhotep II in segno di riconoscenza, ma sono parecchi gli elementi degni di nota e sui quali sarebbe interessante soffermarsi, a partire dai sarcofagi e dalla deliziosa maschera funeraria di Merit, ai mobili e a tutti gli oggetti di uso quotidiano.
In questo nuovo allestimento un’attenzione particolare viene rivolta ai tessuti, per i quali è stata predisposta un’intera parete di vetrine che ospita tutti gli oltre 110 elementi del corredo tessile – tra cui tuniche e biancheria – 80 dei quali fino ad oggi conservati nei depositi. Sarà una sorta di magazzino a vista dove gli oggetti saranno in grado di narrare la qualità della vita e della cultura materiale dell’epoca. Intimo e toccante sarà scoprire come sulla biancheria di Kha fosse “ricamato” il suo nome.
Sempre legato al tema dei tessuti, interessante è lo studio del bendaggio delle mummie. Le recenti indagini radiologiche, nonché la TAC, effettuate sulla mummia di Merit hanno permesso di ricostruire il sistema di bendaggio impiegato per la mummificazione e di identificare con precisione gli oggetti posizionati sul corpo della donna tanto amata da Kha (tanto da offrirgli il sarcofago preparato per lui). Un dettaglio sorprendente è l’assenza di amuleti funerari: Merit indossava gioielli che avrebbe potuto sfoggiare durante una festa. Questo suggerisce ancora una volta che al momento della sua morte il suo corredo non fosse ancora completo.
Una delle innovazioni più significative e impegnative di questo allestimento riguarda l’esposizione del Libro dei Morti di Kha, un papiro lungo 14 metri che, invece di essere appeso verticalmente, ora è esposto in una vetrina studiata appositamente per i papiri di grandi dimensioni con un’inclinazione di 45° che non solo faciliterà la lettura ma renderà più agevole anche i futuri interventi di restauro che potranno essere effettuati senza dover movimentare il reperto. Inoltre, l’inclinazione riduce la trazione delle fibre vegetali, migliorandone la conservazione.
È stato implementato anche il sistema di anossia che sottrae l’ossigeno dalla teca così da proteggere il papiro da parassiti e insetti. Da sottolineare che il Libro dei Morti di Kha “è stato al centro di un importante intervento conservativo: dopo essere stato sottoposto a una pulitura a secco, è stato trasferito su una nuova carta di supporto, fissato con strisce di carta giapponese”. Accanto alla vetrina, una nuova infografica fornisce una lettura approfondita delle formule e dei significati, incorporando i risultati delle analisi scientifiche condotte con il CNR-ISPC. Le indagini hanno rivelato dettagli sorprendenti, come pigmenti, materiali e differenze d’inchiostro, testimoniando il processo artigianale e il significato culturale di quest’opera.
L’intera sala è stata dotata di un nuovo sistema di illuminazione, che utilizza microfaretti per eliminare ombre e riflessi, migliorando la visibilità degli oggetti esposti. La luce non rappresenta solo un miglioramento tecnico: è uno strumento narrativo che guida lo sguardo del visitatore, mettendo in evidenza i dettagli più affascinanti dei manufatti, come se fosse la prima volta che li si osserva.
L’inaugurazione di oggi promette di offrire un’esperienza unica, che unisce la bellezza e la storia dell’antico Egitto alle più moderne tecnologie museali.
Non possiamo perdere l’opportunità di scoprire questo affascinante viaggio nel passato.
Source: Museo Egizio Torino






















