Tra i reperti che gli Antichi Egizi hanno lasciato alla posterità rientrano anche una impressionante quantità di mummie animali: si tratta di creature che, nel corso della storia millenaria di quella civiltà, vennero avvolte in bende esattamente come accadeva agli esseri umani defunti e sepolte in apposite tombe. Sappiamo bene che gli Antichi Egizi avevano un rapporto particolare con l’oltre tomba e che erano soliti imbalsamare i cadaveri dei defunti per assicurare loro la vita nell’aldilà.

Valeva la stessa regola per gli animali? Naturalmente no. Innanzitutto va precisato che non sarebbe corretto chiamare quella degli animali “mummificazione”, quella degli animali è la “imbalsamazione”. La differenza non è molta, in entrambe si tratta di un processo, naturale o artificiale, volto a preservare un corpo dalla decomposizione. L’imbalsamazione degli animali aveva un fine diverso, anche se legato strettamente alla sfera religiosa. Un rito scaramantico prevedeva che, chi voleva attirarsi benedizioni da qualche dio, doveva acquistare un animale imbalsamato e farlo seppellire da un sacerdote in un sito dove erano presenti animali della stessa specie.

Una trentina di catacombe sono state scoperte in Egitto completamente riempite da milioni di animali imbalsamati, ciascuna dedicata ad una singola creatura, tra di essi troviamo gatti, uccelli, coccodrilli, toporagni, ecc. Un bestiario che, però, oggi scopriamo essere per una buona parte completamente falso. Un vero e proprio commercio su scala industriale che, in quanto tale, richiedeva una grande quantità di animali da allevare, sacrificare e trattare.

E proprio questo potrebbe essere all’origine della misteriosa scoperta. Si può verosimilmente ipotizzare, sostengono gli esperti, che i lavoratori di questo settore faticassero a stare dietro alle richieste dei devoti e che, quindi, si arrangiassero come potevano. È da considerare altrettanto probabile che gli stessi devoti meno abbienti, non avendo disponibili molte risorse, accettassero di acquistare il semplice bendaggio imbottito in forma animale ad un costo nettamente inferiore.

Ad accorgersene sono stati un gruppo di radiografi ed egittologi del Manchester Museum e dell’Università di Manchester che hanno collaborato per svelare questo mistero dell’antichità. Il progetto è stato seguito e ripreso dalla BBC per un documentario. Grazie alle più recenti tecnologie in ambito medico per l’imaging, sono state analizzate oltre 800 mummie, rimosse da diverse sepolture tra il XIX e il XX secolo. Le indagini eseguite ai raggi X e alla tomografia computerizzata hanno svelato che un terzo delle mummie zoomorfe non hanno mai contenuto i resti di un animale. La dottoressa Lidija Mcknight, a capo del lavoro, ha osservato: «Abbiamo sempre saputo che non tutte le mummie animali contenevano quello che ci aspettavamo ci fosse al loro interno, ma ci siamo resi conto che circa un terzo di esse non contiene alcun residuo di materiale animale, e quindi alcun resto osseo».

Grazie a questi strumenti è stato così possibile vedere, ad esempio, che una delle cinque mummie di coccodrillo del Nilo analizzata era in realtà composta da otto cuccioli di coccodrillo. Per lo più, nei casi di falso, si è riscontrata la presenza di materiale organico come fango, ramoscelli e canne che, probabilmente, provenivano dai dintorni del luogo di lavoro dell’imbalsamatore che aveva prodotto l’oggetto.

Piero Cargnino

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Piero Cargnino

Ho sempre nutrito la passione per l’egittologia fin da ragazzo ed ho sempre continuato a studiarla. Da quando sono in pensione studio la Storia in generale. Nel 2006 mi sono iscritto all’Associazione Culturale Seshat della dott.ssa Mazzanti, dove, durante una sua conferenza con IL Dott. Zahi Hawass, ho vinto un viaggio in Egitto messo in palio dal Consolato egiziano di Torino.
Dal 2009 al 2017 sono stato socio volontario dell’ACME (Amici e Collaboratori del Museo Egizio) ed ho esercitato, oltre che come volontario presso il Museo, dove ho collaborato con la Direttrice Eleni Vassilika, anche l’incarico di Tesoriere dell’Associazione. Ho avuto numerosi incontri con il compianto Prof. Silvio Curto che mi ha seguito parecchio nei miei studi di egittologia e mi ha lasciato in dono diverse sue pubblicazioni che custodisco gelosamente.

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