Uno studio recentemente pubblicato sul Journal of Egyptian Archaeology, firmato dal dottor Zahi Hawass e dalla dottoressa Sarah Abdoh, getta nuova luce sull’arte funeraria dell’antico Egitto. La ricerca descrive una statua unica nel suo genere, risalente alla V dinastia (circa 2500-2350 a.C. ca), trovata nel 2021 a Gisr el-Mudir, un’area archeologica nota anche come il Grande Recinto (una delle strutture in pietra più antiche conosciute in Egitto) situata a poche centinaia di metri a ovest della Piramide a gradoni di Djoser a Saqqara. Si tratta di una straordinaria scoperta archeologica.

La statua, scolpita in calcare e alta poco più di un metro (103 cm), rappresenta una famiglia egizia realizzata in un modo senza precedenti per quel tempo. Al centro della composizione c’è un nobile, probabilmente un funzionario di alto rango, raffigurato in piedi con il piede sinistro avanzato – una postura tipica delle figure maschili di spicco dell’antico Egitto – simbolo di giovinezza, vitalità e forza. L’uomo indossa un perizoma semi-pieghettato e una parrucca corta e stilizzata: elementi che contraddistinguono l’elevato status sociale. Come fanno notare gli autori dello studio, l’antico scultore prestò grande attenzione anche alla rappresentazione del busto, in particolare alla realizzazione di spalle, clavicola, pettorali e braccia.
Accanto a lui si trova una donna, che si presume essere sua moglie, scolpita in scala molto ridotta rispetto al marito. La donna indossa una parrucca lunga fino alle spalle, un’ampia collana e un semplice abito a tubino. Come nelle altre statue di famiglia, è inginocchiata accanto al marito, con le braccia avvolte intorno alla sua gamba destra e il viso premuto contro di essa in un atto di intimità e devozione.

La figura più singolare di questa scultura, tuttavia, è quella della giovane ragazza che completa il gruppo familiare. A differenza delle altre figure, scolpite a tutto tondo, la giovane è rappresentata in bassorilievo, integrata nella superficie posteriore: una scelta artistica rara per l’epoca che le conferisce un aspetto meno distaccato. Questa combinazione di stili rende la statua particolarmente unica. La giovane, presumibilmente figlia della coppia, nella mano sinistra tiene un’oca che starnazza, un dettaglio che richiama la vita quotidiana.
La statua non presenta iscrizioni ed è stata rinvenuta fuori dal suo contesto, probabilmente abbandonata da saccheggiatori, quindi è difficile per gli archeologi datarla con precisione. Tuttavia, poiché condivide quasi tutte le caratteristiche (quali stile, postura, abbigliamento, proporzioni e composizione familiare) delle statue di famiglia della V dinastia, si ritiene che possa risalire a quel periodo storico. Inoltre è stata trovata sepolta sotto la sabbia davanti a una falsa porta dove è iscritto il nome “Messi”, un personaggio di alto rango vissuto durante la V dinastia che potrebbe indicare proprio il titolare della statua.
Questa scoperta non è solo di grande valore archeologico, ma segna anche una nuova frontiera nella comprensione dell’arte egizia. Come sottolineato nello studio, la scultura rappresenta una combinazione innovativa di due tradizioni scultoree: quella tridimensionale e il bassorilievo. “Questa sorprendente scelta artistica colloca la statua come l’unico esempio conosciuto nel suo genere risalente all’Antico Regno”, ha affermato Hawass, evidenziando la grande originalità dell’opera.
L’integrazione di queste due tecniche scultoree all’interno di un unico monumento dimostra non solo la maestria dell’artista, ma anche il suo spirito sperimentale, che rimodella la nostra comprensione dell’arte funeraria e solleva nuovi interrogativi sulle pratiche artistiche di questo periodo.
La rappresentazione di una famiglia unita nell’aldilà, simbolo di continuità e legame eterno, è una testimonianza visiva della concezione egizia della vita dopo la morte, in cui la riunione dei membri familiari era vista come un elemento fondamentale dell’esistenza nell’aldilà.
La statua non solo celebra la figura del nobile, ma offre anche uno spunto sulla vita quotidiana nell’antico Egitto. Il gesto della figlia che tiene l’oca in mano, con il becco aperto nell’atto di starnazzare, ci riporta all’idea che la rappresentazione dell’aldilà non fosse solo una questione di simboli religiosi, ma anche di vita reale. Le scene quotidiane erano sempre raffigurate nelle tombe egizie, come a voler confermare che anche nell’aldilà le persone avrebbero continuato a vivere come avevano fatto nella vita terrena.
Questa statua, quindi, si inserisce in un più ampio contesto di rappresentazioni artistiche che intendevano preservare non solo l’immagine del defunto, ma anche gli aspetti più intimi e quotidiani della sua vita. La scoperta di questa statua a Saqqara è un passo importante per comprendere meglio l’evoluzione artistica e culturale della civiltà egizia.
Source: Family Statue from Gisr el-Mudir (Saqqara) – The Journal of Egyptian Archaeology – 13 May, 2025