ABIDO: ALLE ORIGINI DELLA STORIA DELLA CIVILTÀ EGIZIA1

I tumuli di Abido: tombe o cenotafi?

Il 12 marzo 2019, all’età di 76 anni, è morto Gunter Dreyer, l’egittologo tedesco che negli anni ’80 ha ripreso gli scavi delle tombe delle dinastie 0-I-II nella necropoli protostorica di Umm el-Qaab (= la madre dei cocci) 2, ad Abido, ottenendo importanti risultati anche per il significato complessivo di quest’area archeologica. I re, sepolti in questa necropoli, in vita regnavano nella città di Thinis, non ancora ritrovata perché forse sepolta sotto la moderna città di Girga.
Gli egittologi dell’Università di Pennsylvania e Yale-Institute of Fine Arts di New York hanno collaborato con i loro scavi alle grandi recinzioni di Abido a confermare la centralità di quest’area archeologica per il consolidamento dello stato nazionale in formazione3.

Sia prima che dopo la II guerra mondiale gli scavi dell’inglese Walter Emery a Saqqara avevano fatto scoprire grandi tombe con la sovrastruttura a mastaba e una struttura sotterranea architettonicamente complessa, con numerosi ambienti a magazzino oltre alla camera funeraria.

Fig. 1 – Pianta si una tomba della prima dinastia a Saqqara. La tomba è contornata da celle per le sepolture sussidiarie. La figura è tratta dal II volume di Emery, Great Tombs of the First Dynasty, London 1954, pl. XXXVIII
Fig. 2 – Ricostruzione interna di una tomba di Saqqara degli inizi della prima dinastia. La figura è tratta dal II volume di Emery, Great Tombs of the First Dynasty, London 1954, pl. XXXIX

I sigilli ritrovati in queste tombe riportavano i nomi dei re della I dinastia. Inoltre, attorno a queste tombe erano allineate numerose tombe sussidiarie, cioè tombe di persone presumibilmente sacrificate per accompagnare e servire nell’aldilà il titolare della tomba. Le tombe di Abido avevano delle stele sui due lati dell’ingresso con il nome del re e numerose tombe sussidiarie intorno, ma nel complesso la loro struttura era molto più semplice: una camera funeraria sotterranea con le pareti di legno di cedro e alcuni vani usati come magazzini.

Fig. 3 – Tomba di re Djet. La tomba è costituita da una sola camera con soffitto. La foto riprende l’inizio della discesa nella tomba – Foto dell’autore

Le tombe erano ricoperte da tavole di legno e sopra mattoni ricoperti da sabbia e ciottolame a formare un tumulo di 2-3 metri.
L’egittologo inglese Walter Emery ha scavato, sia prima che dopo la II guerra mondiale, numerose tombe a mastaba della I e II dinastia a Saqqara nord
4. Nella ricerca della tomba di Imhotep5, il costruttore della piramide a gradoni, Emery ha scoperto le necropoli degli animali, fra cui le tombe delle vacche madri dei tori Api. In una sua pubblicazione Emery mette a confronto le tombe di Abido con le mastabe contemporanee di Saqqara da cui risulta evidente la supremazia costruttiva delle tombe di Saqqara su quelle di Abido6. L’ipotesi di Emery, condivisa da molti egittologi, era che le vere tombe reali della I dinastia fossero quelle di Saqqara e che le tombe di Abido fossero dei cenotafi. Emery considerava le recinzioni di Shunet el-Zebib, ad Abido, architetture militari costruite per garantire la massima protezione alla residenza reale, quindi indipendenti rispetto alle tombe di Abido7.

Fig. 4 – La grande recinzione di re Khasekhemuy a circa 1500 metri dalle tombe reali. Le recinzioni erano funzionali alle tombe reali (la persona che si vede all’interno del monumento sono io) – Foto di Sofia Petri

I risultati degli scavi di Dreyer alle tombe e degli scavi americani alle grandi recinzioni a circa 1500 metri dalla necropoli hanno rovesciato questa tesi e convinto gli studiosi che le tombe reali della I dinastia sono quelle di Abido8. Delle grandi recinzioni attualmente è visibile solo quella di Khasekhemuy, l’ultimo re della II dinastia. Gli scavi al suo interno non hanno dato grandi risultati; quindi, la funzione di queste recinzioni ha fatto sorgere molte ipotesi nel corso degli anni. Ora prevale l’interpretazione di David O’Connor e Andrew Adam, di cui diremo più avanti, gli egittologi che hanno guidato le missioni di scavo alle recinzioni.

La tomba predinastica U-j. È stata scoperta da Dreyer nel 1988. È una costruzione di mattoni con 12 stanze completa di porte e di finestre. Più che essere il modello di una casa questo edificio voleva essere il modello di un palazzo9.

Fig. 5 – La tomba predinastica U-j è appartenuta a un re della dinastia 00 che forse si chiamava Scorpione. La tomba è stata concepita come un palazzo. Figura tratta dal volume di V. Davies & R. Friedman, Egypt, British Museum Press, London 1998, figura di pagina 37.

È stato trovato uno scettro d’avorio, prova che la tomba U-j apparteneva a un re della dinastia 00, forse un re di nome Scorpione (antecedente al re Scorpione della dinastia 0, conosciuto grazie alla grande mazza votiva conservata a Oxford10). Una stanza conteneva parecchie centinaia di giare di vino importate da Canaan, Palestina. Ma, molto più importante, in una stanza sono state rinvenute 150 piccole etichette d’osso o d’avorio con scolpiti dei segni che sono le prime forme di scrittura geroglifica.

Fig. 6 – Nella tomba U-j sono state rinvenute piccole etichette d’osso o d’avorio forate con alcuni segni di tipo geroglifico. Le etichette risalgono al 3300 a.C. circa. Figura tratta dal volume di V. Davies & R. Friedman, Egypt, British Museum Press, London 1998, figura di pagina 37.

Le etichette, con un angolo forato, dovevano essere legate a contenitori per indicarne la natura o la provenienza. Queste prime forme di scrittura risalgono al 3300 a.C. circa11.

Le tombe regali della I dinastia12. Le tombe regali di Abido mostrano a ovest uno spazio libero tra la parete della cappella e la linea delle tombe sussidiarie. Secondo l’interpretazione di Dreyer questa apertura era un’uscita secondaria, sul fondo della tomba, che consentiva all’ “anima” del re defunto di uscire a suo piacere dalla tomba per dirigersi verso un wadi a occidente, quindi per raggiungere l’aldilà13.

Fig. 7 – La tomba di re Qaa mostra sul fondo un’apertura rivolta verso un wadi occidentale che si vede sullo sfondo per l’uscita del ba del re dalla tomba – Foto dell’autore

Le pareti sotterranee della tomba erano fasciate da legno di cedro. All’interno delle tombe c’era un piccolo tumulo nascosto, non visibile all’esterno: forse era un simulacro del tumulo che simboleggia l’inizio della creazione. Questa sorta di tumulo era pure ben presente anche nelle tombe di Saqqara.
La tomba di Djer, il terzo re della I dinastia, in anni posteriori è stata considerata la tomba del dio Osiri. Anche per questo motivo l’area è ricca di cocci, tanto da dare nome alla zona, Umm el-Qaab: sono i resti delle offerte dei fedeli14.
Gli scavi del Petrie hanno scoperto che la discesa per entrare nella tomba del re Semerkhet era stata ricoperta con sabbia in cui era stata versata una enorme quantità di unguento, tanto che la tomba ne profumava ancora.

I re della II dinastia15. I primi re della seconda dinastia sono stati sepolti a Saqqara. I loro nomi sono: Hotepsekhemwy, Nebra, Ninetjer, Senedj16, Sekhemib.
La tomba di Hotepsekhemwy si svolge in un’immensa serie di cunicoli sotterranei sotto il tempio funerario del re Unas a Saqqara. La tomba di Ninetjer è altrettanto complessa17.

Fig. 8 – Stele con il nome di un re della seconda dinastia sepolto a Saqqara, Neb Ra. La stele è esposta nel British Museum – Foto dell’autore
Fig. 9 – Il groviglio di cunicoli sotto la piramide di Unas dove erano sepolti i re della II dinastia. Figura tratta dal volume di J. Spencer, Early Egypt, The British Museum Press, London 1993, pag. 104, fig. 79.

Il nome di Hotepsekhemwy (= i due poteri -Horus e Seth- sono in pace) lascia presumere che la nuova destinazione, da Abido a Saqqara, sia avvenuta in pace. Ma le due stele del penultimo re della II dinastia, Peribsen, mostrano che il patrono della regalità è Seth, non Horus, e le due statue di Khasekhem, l’ultimo re della dinastia, mostrano sulla base scene di guerra e di caduti; nella sua stele sopra il nome del re compaiono il falco Horus e l’animale di Seth insieme.

Fig. 10 – Statua di re Khsekhem, ultimo re della seconda dinastia a Saqqara. La statua si trova nel Museo Egizio del Cairo – Foto dell’autore
Fig. 11 – Sul basamento della statua di Khsekhem sono scolpite scene di battaglia. Figura tratta dal volume di W.B. Emery, Archaic Egypt, Penguins Books, London 1961, pag. 99, fig. 62
Fig. 12 – Stele di re Peribsen, penultimo re della seconda dinastia, tornato ad Abido. La stele mostra che il patrono della regalità è il dio Seth. La stele è custodita nel British Museum. – Foto dell’autore
Fig. 13 – Stele di re Khasekhemwy, ultimo re della seconda dinastia. La stele mostra che gli dei Horus e Seth insieme. Sembra che Khasekhemwy abbia militarmente riunificato e pacificato l’Alto e Basso Egitto. La stele è nel Museo del Louvre – Foto dell’autore

Il suo nome Khasekhem, “il potere è apparso”, diventa Khasekhemwuy, “i due poteri -Horus e Seth- sono apparsi”. Sembra che l’Egitto si fosse suddiviso tra un regno del Basso Egitto e un regno dell’Alto Egitto riunificati militarmente da Khasekhem/Khasekhemwy.
Gli ultimi due re della seconda dinastia, Peribsen e Khasekhemwuy, sono stati sepolti di nuovo ad Abido.

Le tombe sussidiarie. Le tombe regali erano circondate sui lati da tombe con vani di misure diverse per accogliere i corpi di personaggi diversi per ruolo e importanza. Le tombe avevano stele grezze con i nomi dei defunti che erano parenti del re, cortigiani e ufficiali, servi maschili e femminili, nani e cani.

Fig. 14 – Cartina della necropoli di Abido. La cartina mostra le tombe reali con il loro contorno di tombe sussidiarie. Figura tratta dal volume di J. Vercoutter, L’Egypte et la vallé du Nil, tome I, Nouvelle Clio, Paris 1992, pag. 202.
Fig. 15 e 16 – Stele di una tomba sussidiaria della prima dinastia conservate nel Museo del Louvre – Foto dell’autore
Fig. 17 e 18 – Stele di una tomba sussidiaria della prima dinastia conservate nel Museo del Louvre – Foto dell’autore

Non è possibile determinare come e in quale modo siano morti. L’ipotesi più probabile è che siano morti per veleno,18ma sembra che siano stati rilevati alcuni corpi con segni di strangolamento.
Le tombe reali avevano due stele ai lati dell’ingresso della tomba. Riproduco le immagini delle stele a lato del numero di tombe sussidiarie rilevato per ogni re dalla I dinastia:

Fig. 19 – Stele di re Narmer. Di questo re non sono note tombe sussidiarie. La stele è esposta nel Museo Egizio del Cairo – Foto dell’autore
Fig. 20 – Stele di re Aha, 36 tombe sussidiarie. Museo del Cairo – Foto dell’autore
Fig. 21 – Stele di re Djer, 326 tombe sussidiarie. Museo del Cairo – Foto dell’autore
Fig. 22 – Stele di re Djet, 174 tombe sussidiarie. Museo del Cairo. – Foto dell’autore
Fig. 23 – Stele della regina Merneith, madre di re Den. 41 tombe sussidiarie. Museo del Cairo. – Foto dell’autore
Fig. 24 – Stele di re Den, 121 tombe sussidiarie. Museo del Cairo. – Foto dell’autore
Fig. 25 – Stele di re Anedjib, 63 tombe sussidiarie. Museo del Cairo – Foto dell’autore
Fig. 26 – Stele di re Semerkhet, 69 tombe sussidiarie. Museo del Cairo. – Foto dall’autore
Fig. 27 – Stele di re Qaa, 26 tombe sussidiarie. Museo del Cairo. – Foto dall’autore
Fig. 28 – Durante la 13ma dinastia è stata posta nella tomba di Djer il monumento che rappresenta l’atto fondativo del mito di Osiri, generare Horus, il figlio vendicatore. Ora il monumento si trova nel Museo Egizio del Cairo – Foto dell’autore

Nella XIV dinastia è stata posta nella tomba di Djer il monumento che rappresenta l’atto fondativo del mito di Osiri.
Meno evidente è la presenza di persone sacrificate nella seconda dinastia. Nella tomba di Khasekhemwy sono stati trovati tre scheletri umani vicino alla camera funeraria del re, sicuramente sacrificati.

Fig. 29 – Immagine della tomba di re Khasekhemwy. È la tomba più grande della necropoli. La tomba è costruita in mattoni, ma al suo interno per la prima volta ci sono alcune lastre di calcare. Immagine tratta dal volume di David O’Connor, Abidos, Thames & Hudson, London 2009, pag. 188, pl. VII.

Fig. 29

Le grandi recinzioni19. Sono localizzate nell’area di Abido chiamata Shunet el-Zebib (= “magazzino dell’uva”, nome alquanto misterioso20).

Fig. 30 – La grande recinzione di re Khasekhemwy a Shunet el-Zebib. La recinzione fa sistema con la tomba del re – Foto dell’autore

Gli scavi effettuati negli anni 1980-2005 hanno fatto ritrovare i resti delle recinzioni di quasi tutti i re della I dinastia e della regina madre Merneith. Il re Aha ne aveva addirittura tre, anche se di piccole dimensioni, a ognuna delle quali si cerca di dare un significato. Alcune recinzioni erano corredate da sepolture sussidiarie. Vicino alle recinzioni di Djer e Djet sono state trovate tre tombe che contenevano non meno di 10 asini.

Fig. 31 – Immagine di una tomba in cui sono stati sepolti due asini. Non ricordo la fonte.

Attualmente l’unica recinzione visibile è quella dell’ultimo re della II dinastia, Khasekhemwy: le pareti si elevano fino a 11 metri e la recinzione è di 120 x 61 metri21. Le pareti, che presentano i recessi tipici degli edifici regali, sono state stuccate e sbiancate. Gli scavi all’interno della grande doppia recinzione di Khasakhemwy hanno fatto ritrovare solo i resti di un piccolo edificio di mattoni vicino all’angolo orientale, una cappella di culto, e nel quadrante occidentale un bacino realizzato in un tempo precedente. L’ingresso della recinzione si trovava nell’angolo sud-est ed era chiuso da una porta; un altro portale era nell’angolo nord-est. Nel tempo sono state formulate molte ipotesi sul significato di queste recinzioni che comunque erano associate alle tombe regali.
Anche attorno alle recinzioni sono state trovate sepolture sussidiarie: Aha 6 – Djer 269 – Djet 154 – Merneith 80; per le altre recinzioni il numero è indeterminato22. Che fossero persone sacrificate appare evidente nella recinzione delle tombe di Aha e di Semerkhet23: la copertura delle tombe regali e delle tombe sussidiarie era comune; quindi, la loro sepoltura era avvenuta in contemporanea con quella del re. Le tombe sussidiarie delle recinzioni dovevano contenere, diversamente da quelle delle tombe regali, corpi di servi e artigiani: infatti essi avevano con sé nella tomba strumenti di lavoro (coltelli, asce, scalpelli, aghi e accette).
Tombe reali, tombe sussidiarie e recinzioni costituivano concettualmente un complesso unitario. Gli scavi hanno dimostrato che le grandi recinzioni precedenti quella di Khasekhemwy erano state demolite subito dopo la sepoltura del re24. Evidentemente ciò avveniva perché esse avevano esaurito la loro funzione con la sepoltura del re. La tomba era il luogo in cui si realizzava la trasformazione del re e il suo passaggio nell’aldilà. Coloro che erano sepolti nelle tombe sussidiarie lo seguivano immediatamente per esaudire i suoi bisogni correnti, le sue volontà e i suoi piaceri (ad esempio i cani per andare a caccia). Le grandi recinzione rappresentavano simbolicamente ciò su cui si esercitava il potere del re: il palazzo reale, la città, il territorio con le relative attività svolte dalla popolazione. Le tombe sussidiarie delle recinzioni erano infatti destinate a servi, artigiani, asini. Con la morte del re tutto ciò che simbolicamente era rappresentato dalla recinzione si trasferiva nell’aldilà per mantenere intatto il potere regale anche nell’aldilà25.

Le navi sepolte. A sud-est della recinzione di Khasekhemwy sono state scoperte 12 fosse nel 1991 che contenevano simulacri di barche; altre due fosse sono state scoperte nel 2000 portando il totale delle barche a 14.

Fig. 32 – A sud est della recinzione di Khasekhemwy sono state scoperte 14 fosse che contenevano simulacri di barche. Le barche risalgono alla I dinastia, ma non è stato identificato il re che ha ordinato la loro costruzione. L’immagine è tratta dal volume di David O’Connor, Abidos, Thames & Hudson, London 2009, pag. 189, pl. IX

Lo studio delle barche ha stabilito che esse sono della I dinastia, ma non è stato individuato il re che ha ordinato la formazione di questa squadra navale. La sovrastruttura, composta di mattoni di fango, si presenta lunga e stretta; in essa era racchiuso uno scafo di legno con le stesse proporzioni. Le 14 fosse sono distribuite su uno spazio di circa 6o metri; ogni barca è sepolta sotto uno strato di sabbia e ciottolame alto circa 50 cm. e largo circa 60 cm; la lunghezza media delle fosse è di 26,5 metri e quella delle navi di 18-19 metri.
Trattandosi di simulacri di navi il loro significato non può che essere simbolico: forse per viaggiare in cielo con il dio sole26.

Gilberto Modonesi


1) Sulla materia di questo paragrafo esiste un importante volume: T. Wilkinson, Early Dynastic Egypt, Routledge, London & New York 1999.
2) I cocci si riferiscono alle numerose offerte portate dai fedeli.
3) Una descrizione complessiva sui risultati e le interpretazioni dell’area archeologica di Abido si trova nel volume di O’Connor, Abidos. Egypt’s First Pharahos and the Cult of Osiris, Thames & Hudson, London 2009.
4) Una visita all’area degli scavi di Emery a Saqqara nord si è rivelata molto deludente. Dal suolo compaiono solo alcuni mattoni, quindi le grandi mastabe della I e II dinastia possono essere conosciute solo grazie ai volumi pubblicati da Emery.
5) Emery non ha trovato la tomba di Imhotep, ma Chris Naunton ritiene possibile che la tomba di Imhotep fosse una delle mastabe più monumentali tra quelle scavate da Emery: Naunton, Searching for the Lost Tombs, Thames & Hudson, London 2018, pagg. 48-49.
6) Emery ha documentato nei suoi volumi sugli scavi di Saqqara mastabe della I dinastia di misura doppia a quelle di Abido, ricche di magazzini e offerte e con più di 60 tombe sussidiarie attorno. Emery, Great Tomb of the First Dynasty, Voll. II e III, EES, Oxford University Press, London 1954 e 1958.
7) Emery, Archaic Egypt, Penguin Books, London 1961, pagg. 116-117.
8) La prima volta che abbiamo visitato la necropoli di Umm el-Qaab, nel 1994, G. Dreyer era presente ed è venuto a salutarci e a spiegarci che le grandi recinzioni associate alle tombe erano una prova certa che le tombe di Abido fossero quelle regali. Le grandi tombe a mastaba di Saqqara erano probabilmente tombe di parenti del re. Secondo Dreyer i corpi sepolti nelle tombe sussidiarie mostravano di avere avuto alla morte un’età abbastanza simile e giovanile, quindi di essere stati scelti per accompagnare il re nell’aldilà.
9) Davies & Friedman, Egypt, British Museum Press, London 1998, pag. 36.
10) Wilkinson, 1999, op, cit., pag. 52. Alcuni vasi della tomba riportavano il segno di uno scorpione, così si è formata l’ipotesi che il re avesse nome Scorpione.
11) L’originalità della scrittura egizia dimostra che essa è sorta autonomamente in Egitto e non per influenze mesopotamiche. Dreyer ha addirittura ipotizzato che la scrittura egizia sia sorta prima del cuneiforme.
12) O’Connor, 2009, op. cit. pagg. 136-157. Wilkinson, 1999. op. cit., pagg. 66-82: in questo volume tutti i re della I dinastia sono presentati con il dettaglio di quanto si sa su ciascuno di loro.
13) Questa indicazione ci è stata mostrata e spiegata da Dreyer durante la nostra visita. In quel momento era sotto scavo la tomba del re Qaa e Dreyer ci mostrò dei gradini che dalla camera funeraria portavano verso l’esterno. O’Connor invece ipotizza che questo passaggio consentiva ai preti di entrare nelle cappelle di culto, ora totalmente scomparse, costruite di fianco alla tomba.
14) Nella tomba di Djer è stata trovata una scultura che si trova al Museo del Cairo. Essa rappresenta Osiri sul letto di morte. È stato dimostrato che la scultura è opera di un re della XIII dinastia.
15) Wilkinson, 1999. op. cit., pagg. 82-105: tutti i nomi di possibili re di questa dinastia sono citati e presentati.
16) Forse tra Senedj e Sekhemib ci sono stati altri effimeri sovrani.
17) Lacher-Raschdorff, The tomb of king Ninetjer and its reuse in later periods, in Abusir and Saqqara in the years 2010/2012 (edited by L. Barta, F. Coppens, J. Kreici), pagg. 537-550.
18) Segnalo due articoli che indagano sulle morti di coloro che erano sepolti nelle tombe sussidiarie: Hikade & Roy, Ancient Egypt: A Tale of Human Sacrifice?, in The Ancient Near East Today, 2018, vol. VI, n. 8. Campbell, Human Sacrifice at Abydos in First Dynasty Egypt, in ANE C267, 2012. T. Wilkinson, L’antico Egitto. Storia di un impero millenario, Einaudi, Torino 2012: questo autore a pag. 52 scrive che i corpi mostrano segni di strangolamento.
19) O’Connor, 2009, op. cit., pagg. 159-181. Wilkinson, 1999, op. cit., pagg. 238-240 e pagg. 245-246.
20) O’Connor, 2009, op. cit., pag. 25.
21) La recinzione di Peribsen, il re precedente, misura 151×54 metri.
22) O’Connor, 2009, op. cit., pag. 173. Queste tombe sono state depredate e distrutte già nell’antichità.
23) Wilkinson, 1999, op. cit., pag. 237.
24) Ciò non è avvenuto solo per la recinzione di Khasekhmwy, forse per il cambio di dinastia e per lo spostamento a Saqqara della necropoli con il re Djoser.
25) È questa l’interpretazione di O’Connor e Adam sul significato delle recinzioni di Abido. Faccio notare che questa è anche l’interpretazione corrente per il complesso piramidale del re Djoser a Saqqara. La recinzione di Djoser è in pietra, quella di Khasekhemwy è in mattoni: però la conformazione delle due recinzioni è abbastanza simile, entrambe hanno l’ingresso a sud-est.
26) L’importanza delle barche in Egitto è più che evidente. Simulacri di barche della I dinastia sono stati trovati anche alle tombe a mastaba di Saqqara e altrove, ma sempre una sola barca associata a una tomba. Fosse contenenti barche si sono diffuse nei periodi successivi: basti pensare alle piramidi di Giza.

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Gilberto Modonesi

Ho iniziato a interessarmi dell’Egitto antico nel 1960. Nel 1964 mi sono sposato e il viaggio di nozze è stato il mio primo viaggio in Egitto. A metà ottobre il primo cortile del tempio di Luxor era allagato dall’acqua dell’inondazione del Nilo e anche le basi dei colossi di Memnon erano in acqua. Ad  Aswan i russi stavano costruendo la Grande Diga.

Nel 1980, dopo la nascita di due figli, ho effettuato la navigazione sul Nilo con tutta la famiglia. Nel 1985 ho partecipato con mia moglie a un viaggio organizzato dal Dr. Mario Tosi. Da allora e fino al dicembre del 2010 sono stato in Egitto almeno 35 volte. Agli inizi ho visitato i vari siti archeologici in taxi solo con mia moglie.. Quando sono iniziati gli attentati contro i turisti ho organizzato viaggi turistici in modo da avere una scorta militare. In questi viaggi io avevo il ruolo di “responsabile culturale”. Grazie a tutti questi viaggi ho potuto visitare i siti archeologici dal nord al sud dell’Egitto, quelli di tutte le oasi e i monumenti del Lago Nasser. Ho fatto un viaggio anche nel Sinai per visitare il tempio di Serabit el-Khedim.

Il viaggio del dicembre 2010 è stato il mio ultimo viaggio a causa della rivoluzione egiziana, poi per miei problemi di salute e successivamente anche di mia moglie.

Per arricchire la mia conoscenza dell’antico Egitto e per seguire gli sviluppi delle ricerche mi sono iscritto a varie associazioni internazionali e nazionali:

  • International Association of Egyptologists
  • Amici del Museo Egizio di Torino
  • American Research Center in Egypt
  • Fondation Egyptologique Réine Elisabeth
  • Egypt Exploration Society
  • Associazione Culturale Harwa 2001
  • Centro Egittologico Comasco F. Ballerini

Dal 2020 non ho più rinnovato la mia iscrizione a queste associazioni a causa della mia situazione personale e famigliare.

Il mio antico interesse per l’Egitto si è alimentato anche partecipando come uditore a diversi incontri internazionali:

  • Convegno sulla Magia Egizia – Milano 29-31 ottobre 1985
  • Convegno sulla Valle dei Re – Tucson (Arizona) 26-27 ottobre 1994
  • International Congress of Egyptologists : Torino 1991 – Cambridge 1995 – Cairo 2000 – Grenoble 2004 – Rodi 2012 –  Firenze 2016

Grazie alla mia esperienza di visite in Egitto e alla documentazione raccolta in migliia di diapositive ho per anni diffuso la conoscenza dell’antico Egitto presso varie “Università della Terza Età”. Poi, nel 2006, il Centro Studi Archeologia Africana, che ha sede nel Civico Museo di Storia Naturale di Milano, mi ha offerto la possibilità di organizzare e tenere conferenze sull’antico Egitto presso l’aula magna dello stesso Museo. Ho svolto questa attività dal 2007 fino al gennaio del 2020, con conferenze mensili sull’Egitto antico. Il 2020 è un anno fatidico a causa del Covid e dei miei problemi personali e di mia moglie.

Ho scritto alcuni articoli e due libri :

  • All’ombra del divino – Il significato dei ventagli nelle rappresentazioni dell’antico Egitto (2016)
  • La longeva vitalità di fiabe e racconti mitici egizi – Alla ricerca di tracce di racconti mitici e fiabe egizi in fiabe moderne europee (2018)

Nel tempo ho raccolto centinaia di articoli e acquistato tanti (troppi) libri di egittologia di varii formati e dimensioni: mignon-normali-grandi-enormi (il formato imperiale).

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