Questa volta le sabbie d’Egitto non hanno svelato antiche vestigia afferenti l’affascinate civiltà faraonica, ma resti di un monastero copto risalente al VI-VII secolo.
Siamo nel sito di Manqabad, presso l’Ispettorato delle Antichità di Assiut, capoluogo dell’omonimo governatorato del Medio Egitto.

La struttura copta indagata era già stata identificata nel 1965, ma in questa ultima campagna di scavo sono state fatte scoperte molto interessanti e particolari.

La costruzione in mattoni crudi rivestiti da uno strato di intonaco bianco si sviluppa in due livelli architettonici. All’interno il team ha scoperto una serie di pitture murali copte di particolare rilievo. Una di queste presenta una composizione particolarmente simbolica: sono raffigurati occhi dipinti ripetutamente intorno a un volto centrale: un’immagine la cui interpretazione è emblema della visione spirituale interiore. Si tratta di un’iconografia che mette in contrapposizione la concezione divina di introspezione spirituale alla percezione terrena.

Un altro frammento murale di particolare interesse raffigura il volto di un uomo che porta in braccio un bambino, interpretato come San Giuseppe Falegname che tiene in braccio Gesù Bambino. Ai lati della scena centrale si trovano rappresentazioni degli Apostoli accompagnate da iscrizioni copte. Purtroppo non sono ancora state diffuse le immagini della struttura e di queste particolari rappresentazioni.
Il piano superiore dell’edificio è costituito da cinque stanze che, grazie ad una scala, si collegano al piano inferiore. In questo piano sono state rinvenute tre celle monastiche e due alloggi.
Lo scavo ha restituito una collezione di reperti archeologici, tra cui ceramiche e manufatti in pietra. Tra le scoperte più significative è da menzionare una lapide con iscrizione copta recante il nome e la data di morte di un santo ivi venerato, un’iscrizione parietale sempre in copto, una serie di anfore di varie dimensioni con iscrizioni in caratteri copti, un fregio in pietra finemente scolpito con motivi zoomorfi, nonché frammenti raffiguranti una gazzella e un leone. Inoltre, il team ha rinvenuto diversi vasi ceramici multiuso che contribuiscono a comprendere la funzione e la cronologia del sito.
Anche se la missione sta documentando e analizzando i dipinti murali, i lavori di scavo sono ancora in corso. Ora le energie sono principalmente concentrate nel comprendere il contesto storico e religioso dell’edificio, nonché il suo significato architettonico e artistico all’interno delle tradizioni monastiche copte, proprio attraverso lo studio delle immagini e delle iscrizioni.
Come già accennato, il sito di Monqabad fu identificato per la prima volta nel 1965, con scavi formali iniziati nel 1976. Da allora le campagne archeologiche si sono susseguite a intermittenza. Tra queste segnaliamo quelle condotte dalla missione italiana dell’Unior che dal 2014, per ben sei campagne, ha studiato il sito con un team egiziano pubblicando i risultati di ricerca in  “The Italian Egyptian Project of Study and Conservation of the Monastery of Abba Nefer at Manqabad 2020 – Preliminary Report of the 6th Campaign”. Nel 2024 ha preso inizio il lavoro dell’attuale missione archeologica condotta da una squadra interamente egiziana.
“Questa scoperta non solo getta luce sull’eredità architettonica e artistica dell’Egitto copto, ma contribuisce anche a una più ampia comprensione della vita monastica nella regione durante i primi secoli cristiani. Il sito continua a promettere ulteriori rivelazioni con il progredire delle ricerche sul campo e delle analisi interdisciplinari”.
Source: MoTA
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Tiziana Giuliani

Egittofila, sin dall’infanzia appassionata di Antico Egitto, collabora con l’associazione Egittologia.net dal 2010. Ha contribuito alla realizzazione di EM-Egittologia.net Magazine (rinominato poi MediterraneoAntico) seguendone la pubblicazione già dai primi numeri e ricoprendo in seguito anche il ruolo di coordinatrice editoriale. Dal 2018 è capo redattrice di MediterraneoAntico.

Organizza conferenze ed eventi legati al mondo degli Egizi, nonché approfondimenti didattici nelle scuole di primo grado. Ha visitato decine di volte la terra dei faraoni dove svolge ricerche personali; ha scritto centinaia di articoli per la ns. redazione, alcuni dei quali pubblicati anche da altre riviste (cartacee e digitali) di archeologia e cultura generale. Dall’estate del 2017 collabora con lo scrittore Alberto Siliotti nella realizzazione dei suoi libri sull’antico Egitto.

Appassionata di fotografia, insegna ginnastica artistica ed ha una spiccata predisposizione per le arti in genere.

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