Novità dal “The Colossi of Memnon and Amenhotep III Temple Conservation Project”

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Nella via che dalla riva del Nilo porta verso i siti della West Bank, si incontrano due enormi statue assise conosciute sin dall’antichità. Ne sono testimoni i tanti graffiti lasciati dai viaggiatori antichi e la celebre leggenda che ha donato loro il nome: i Colossi di Memnon.

La testa di uno dei colossi appena inaugurati imbragata per essere sollevata da una gru.

Com’è noto i due colossi rappresentano Amenhotep III e sorvegliano l’ingresso del più grande tempio funerario mai costruito in Egitto, con i suoi 35 ettari di estensione “…impreziosito da statue regali di granito, di quarzite e di pietre pregiate, eseguite per durare milioni di anni: sono più alte del sorgere dei cieli; i loro raggi sono sui volti degli uomini come il sole nascente […] quando le statue sono viste nella loro sede, grande è il giubilo per la loro imponenza […] una durevole fortezza di arenaria, interamente ornata d’oro, i pavimenti splendenti d’argento e tutte le porte di elettro”  (descrizioni provenienti da varie stele trovate in situ).

Tuttavia, di questa magnificenza ben poco è arrivato fino a noi a causa di crolli dovuti a terremoti e agli effetti delle inondazioni annuali del Nilo, non più gestite quando il tempio fu abbandonato. A completare l’opera di distruzione il riuso intensivo dell’area come cava per materiali da costruzione.

Un dettaglio del volto di uno dei colossi.

Per nostra fortuna dal 1998 opera nel sito di Kom el-Hettan (collina dei muri), il team del “The Colossi of Memnon and Amenhotep III Temple Conservation Project”, guidato oggi da Hourig Sourouzian, che ci ha regalato una splendida novità: due colossi che prima giacevano a terra in numerosi pezzi, di cui era impossibile avere contezza vistando l’area archeologica, sono stati riposizionati nella loro collocazione originale, all’altezza del terzo pilone del tempio. Un lavoro complesso che ha richiesto una notevole perizia tecnica, assieme ad una coscienza approfondita del sito.

All’inaugurazione era presente il ministro del Turismo e delle Antichità Sherif Fahthi, il segretario del Consiglio Supremo delle Antichità Ismail Khaled, oltre le autorità locali.

A noi non resta che ringraziare il team della dott.ssa Hourig Sourouzian per il lavoro che da anni svolge in quest’area, nel tentativo di estrarre dalla terra le vestigia di questo straordinario complesso templare e offrirlo alla meraviglia del nostro sguardo.

(Non siamo in grado di attribuire i crediti delle foto, ma siamo a disposizione per rimediare in qualsiasi momento)

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