Durante un viaggio in Iran nel 2014 ho avuto la possibilità, per un insieme di circostanze favorevoli, di vedere da vicino la magnifica iscrizione che Dario I, imperatore persiano, ha fatto scolpire tra il 520 e il 518 a.C. sulle pendici del monte Bisotun (Behistun). Siamo sulla strada che da Hamadan porta a Kermanshah: di qui passava l’antica via carovaniera che univa Ecbatana (attuale Hamadan), capitale della Media, a Bagdad.


In questa località Dario fece incidere su una parete di roccia verticale, a circa 100 metri di altezza e a circa 30 metri dal punto più accessibile della montagna, un enorme bassorilievo alto 3 metri e largo più di cinque per commemorare le proprie gesta e descrivere la sua presa del potere. Attorno alle figure del bassorilievo poi abbiamo una serie di iscrizioni che narrano in dettaglio la storia delle battaglie che Dario ha sostenuto per diventare re di Persia.
Il racconto è scritto in caratteri cuneiformi nelle tre lingue ufficiali dell’impero achemenide: il persepolitano (antico persiano), il babilonese (accadico) e l’elamita. Se consideriamo anche le iscrizioni le dimensioni del monumento diventano enormi: 15 metri di altezza e 22 di larghezza (fig. 1, 2 e 3).


L’iscrizione è famosa perché non solo ci descrive con molti dettagli la presa del potere di Dario (date1, luoghi e personaggi) contro il ribelle mago Gaumata ed altri satrapi infedeli, ma anche perché è servita per la decifrazione della scrittura cuneiforme e delle varie lingue che utilizzavano questo modo di scrivere.
La decifrazione fu soprattutto opera del console inglese a Bagdad e archeologo dilettante Henry Creswicke Rawlinson (1810-1895) (fig. 4)2. Questi decifrò nel 1845 dapprima il testo persepolitano; poi nel gennaio del 1852 fu in grado di presentare alla Royal Asiatic Society di Londra la traduzione delle prime 37 righe del testo accadico sulle 112 che lo compongono. Era solo l’inizio, ma fondamentale, di un lungo lavoro che porterà poi alla decifrazione anche dell’elamitico e del sumerico.
In questa breve nota però non voglio occuparmi della storia della decifrazione delle varie scritture cuneiformi, ma solo vedere insieme a voi il racconto della presa del potere di Dario utilizzando le immagini che ho scattato nella mia visita al monumento e una traduzione del testo persiano (L.W. King e R.C. Thompson) che è il più completo delle tre versioni.
Diamo prima uno sguardo d’insieme all’iscrizione.
Vediamo così il bassorilievo nella sua bellezza circondato dalle varie scritte. In particolare, a sinistra abbiamo la scritta in babilonese, sotto di essa la versione in elamitico in tre colonne e sotto il bassorilievo troviamo il testo in persepolitano in 5 colonne. A destra dell’incisione abbiamo un altro testo in elamitico che, per la ragione che vedremo più avanti, è stato cancellato e sostituito da quello sotto il bassorilievo a sinistra (fig. 5 e 6)


Guardiamo ora il bassorilievo (fig. 7) e diamone una descrizione d’insieme.
Vediamo il grande re Dario che schiaccia il nemico Gaumata, il capo dei ribelli, e davanti a lui, con le mani legate dietro la schiena e più piccoli rispetto alla figura del sovrano, gli altri principi che si erano ribellati al potere di Dario. Dietro al re abbiamo due compagni che gli erano rimasti fedeli durante tutta la campagna di liberazione.
Sopra le varie figure abbiamo il simbolo del Fravashi (fig.8), angelo custode di Dario, che qui rappresenta il dio supremo del credo persiano, Ahuramazda, che nella cultura persiana non poteva essere raffigurato3.


Ed ora aiutandoci con il testo persiano e le immagini raccontiamo la presa del potere di Dario.
Concentriamoci su Dario, il re dei re (fig. 9) che si presenta dandoci il suo albero genealogico per confermare che discendeva dal mitico fondatore della dinastia, Achemene, anche se apparteneva non al ramo principale della dinastia, quello di Ciro II e Cambise II, ma ad un ramo secondario della stessa.

Ed ecco come si presenta: ‘Il grande re, il re dei re, il re di Persia, il re dei paesi, il figlio di Hystaspes, il nipote di Arsames. Il padre di Arsames era Ariaramnes, il padre di Ariaramnes era Teispes, il padre di Teispes era Achemene. Ecco perché siamo stati chiamati Achemenidi…. 8 della mia dinastia furono re prima di me; io sono il nono. Siamo stati nove re in successione.’ (Fig. 10)4

Vediamo adesso come il re Dario racconta la sua ascesa al trono achemenide.
Quando Cambise II, suo predecessore e figlio di Ciro il Grande, era in Egitto comparve in Persia uno strano personaggio, il mago Gaumata. Questi si presentò al popolo dicendo di essere Bardiya, che Erodoto chiama Smerdes, un fratello di Cambise II che era stato ucciso per ordine dello stesso Cambise, ma la cui morte era stata tenuta nascosta e quindi non conosciuta dal popolo. Molti persiani, ingannati dal mago, seguirono allora Gaumata lasciando Cambise II. Alla morte del re achemenide Gaumata si ribellò e si presentò ai Persiani come il vero e unico erede della dinastia (11 marzo 522 a.C.). Era l’inizio della rivolta. La ribellione coinvolse inizialmente sia la Persia che la Media (fig. 11).

Il racconto continua. Nessuno osava ribellarsi al mago Gaumata per paura di essere ucciso dal ribelle, anche se sapevano che costui non era Bardiya, finché Dario, pur con pochi uomini, riuscì ad uccidere Gaumata e i suoi seguaci. Sappiamo anche la data del fatto (29 settembre 522) e il luogo, una fortezza della Media.
Nel bassorilievo di Bisotun vediamo Dario, vittorioso, che schiaccia sotto i suoi piedi il mago Gaumata (fig. 12).

Ma ormai il fuoco della ribellione al potere imperiale achemenide era stato acceso e spegnerlo non era facile visto che molti satrapi si erano uniti alla ribellione iniziata da Gaumata. Il bassorilievo ci mostra nove di questi nemici del re dei Re.
Vediamo in dettaglio la loro storia.
I primi due sono Atrina di Susa (Elam) e Niduntu-Bel di Babilonia (fig.13).
Atrina fu il primo a ribellarsi proclamandosi re dell’Elam. Dario mandò allora una armata contro di lui; Atrina fu catturato e portato in catene di fronte al re dei re che lo uccise.
Ma anche Babilonia si ribellò e qui la situazione era più complessa. Infatti, un tale Niduntu-Bel dicendo di essere figlio di Nabonedo, ultimo re di Babilonia spodestato da Ciro il Grande, si proclamò re il 3 ottobre del 522 a.C.. Dario marciò contro il nemico asserragliato sul fiume Tigri che era difficile da guadare. Ma il re diede a parte delle sue truppe pelli di animali gonfiate con aria per guadarlo a nuoto, mentre altri soldati con cavalli e dromedari riuscirono a passare il Tigri. L’esercito ribelle venne sconfitto una prima volta il 13 dicembre. Ma Niduntu-Bel si diede alla fuga e per nulla vinto, ingaggiò una seconda battaglia il 18 dicembre ma fu sconfitto. Niduntu-Bel però fuggì ancora con pochi seguaci, ma Dario lo catturò e uccise conquistando così Babilonia.

Fig. 14 – Phraortes di Media e Martiza di Susa (foto dell’autore)
La rivolta delle province continua. Vediamo altri due nemici del nostro re: Phraortes della Media e Martiza di Susa (fig. 14).
La rivolta di Martiza fu subito domata: Dario aveva molti amici in Elam e questi presero e uccisero Martiza che si era autoproclamato re di Susa.
La situazione in Media fu molto più complessa perché il ribelle Phraortes si proclamò re di Media e fu seguito da molti medi.
Dario mandò contro gli avversari in Media un esercito al comando di un suo fedele, Hydarsen. Il 12 gennaio 521 ci fu la battaglia vinta da Hydarsen, ma Phraortes non fu catturato perché non era presente allo scontro e la ribellione continuò. L’armata di Hydarsen restò in Media in attesa dell’arrivo di re Dario. Quando il re dei re arrivò in Media fu affrontato da Phraortes che fu sconfitto l’8 maggio 521. Ma Phraortes si salvò ancora e scappò con pochi seguaci. Ma alla fine fu preso e condotto di fronte a Dario. La punizione del ribelle fu terribile: Dario gli tagliò naso, orecchie e lingua e gli tolse un occhio. Fu incatenato di fronte al palazzo reale affinché il popolo lo potesse vedere. Infine, Phraortes fu crocifisso e i suoi principali seguaci furono scorticati e le loro pelli riempite di paglia.
Nel frattempo, Dario trovò anche il tempo di sedare una rivolta in Armenia.
Ma continuiamo con la descrizione del bassorilievo. Altri due ribelli compaiono nella scultura. Si tratta di Citrantakhama della Sagartia e di Vayazdata di Persia (fig.15). Vediamo la loro storia come narrata da Dario nella sua cronaca.

Fig. 16 – Arakha di Babilonia e Frada della Margiana (foto dell’autore)
Un certo Citrantakhama della regione della Sagartia si ribellò (non è chiaro dove si trovasse questa provincia: forse in una zona a sud est della Media) affermando di essere il re di quella regione. Dario reagì mandando una armata dalla Persia e una dalla Media e mise al comando dell’esercito un suo fedele generale, Takhmaspada. Il ribelle fu sconfitto e portato di fronte a Dario. Il testo di Bisotun a questo punto dice: ’Gli tagliai naso e orecchie e, dopo avergli cavato un occhio lo lasciai legato all’entrata del palazzo in modo che tutti lo vedessero. Poi lo crocifissi in Arbela (l’attuale Erbil in Iraq)’.
Ma anche in Persia il subbuglio continua. Qui un uomo chiamato Vayazdata si ribellò dicendo anch’egli, come aveva fatto Gaumata, di essere Bardiya, figlio di Ciro II. Molti persiani seguirono il ribelle. Dario mandò allora un esercito di Medi e Persiani comandati da un suo fedele generale, il persiano Artavariya. L’armata ribelle fu sconfitta il 24 maggio 521 a.C. nella città di Rakha5. Vayazdata però riuscì a fuggire e con una seconda armata diede battaglia ai fedeli di Dario, ma fu sconfitto il 15 luglio 521. Il principe ribelle fu catturato insieme ai suoi fedeli e tutti furono crocifissi.
Nel bassorilievo seguono altri due rivoltosi: Arakha di Babilonia e Frada della Margiana (fig.16). Vediamo la loro storia.
Nonostante tutte le battaglie già sostenute la guerra non era ancora finita. Babilonia si rivoltò una seconda volta. In questo caso un armeno di nome Arakha si presentò al popolo dicendo di essere anch’egli il figlio di Nabonedo e si impadronì di Babilonia. Dario mandò allora un suo fedele, Intaphrenes, contro il nemico che fu sconfitto (27 novembre 521). Arakha e i suoi fedeli finiranno poi crocifissi per ordine di Dario.
La Margiana, l’odierno Turkmenistan, si ribellò agli ordini di un certo Frada. Dario armò un esercito agli ordini di un suo fedele, Dadarsi, che sconfisse il ribelle il 28 dicembre del 521 a.C..
Il racconto dell’epopea di Dario sembra terminare qui.
Il Re, a questo punto della storia, ricorda infatti che ha combattuto 19 battaglie sconfiggendo 9 re.
Afferma poi che il racconto è veritiero, chiamando a testimone il dio Ahuramazda, il dio supremo che l’ha sempre sostenuto e aiutato nell’epica impresa, e dichiara la necessità che questo racconto sia fatto conoscere nell’impero e che sia scritto anche su tavolette d’argilla e su pergamene.
Dario poi non dimentica gli amici che l’hanno aiutato nell’impresa e li nomina tutti. Solo due però avranno l’onore di essere immortalati, alle spalle di Dario, nel bassorilievo. Si tratta di Intaphrenes, con l’arco e Gobryas con la lancia (fig. 17).

Fig. 18 – Skhunka di Scizia con il cappello a punta (foto dell’autore)
Ma la ribellione, nonostante la vittoria, serpeggia ancora nell’impero. L’Elam si rivolta nuovamente sotto un capo ribelle di nome Atamaita che però sarà sconfitto proprio dal fedele Gobryas.
Ma, prima della pace finale, ci fu un ultimo scontro con la popolazione che abitava la Scizia (Russia meridionale e Ucraina orientale che si affacciavano sulle coste settentrionali del Mar Nero). Dario fece prigionieri i loro capi: uno di questi si chiamava Skunkha (fig. 18) e indossava il berretto a punta, caratteristico degli Sciti.
E fu proprio per inserire questa figura nel bassorilievo dopo che tutta l’incisione era terminata che Dario e i suoi scultori furono costretti a cancellare la prima stesura del testo in elamitico e a inserire una seconda versione in questa lingua.
Qui termina l’iscrizione di Bisotun.
Ma è tutto vero quello che è stato scritto a Bisotun?
Non lo sappiamo, ma possiamo anche dare una diversa interpretazione del testo meno favorevole a Dario.
Il racconto ruota inizialmente attorno alla figura di Bardiya, figlio di Ciro II che secondo il racconto fu fatto uccidere da Cambise II, e dell’impostore Gaumata che diceva di essere Bardiya redivivo e quindi il vero e unico erede al trono.
Ma se fosse vero il contrario, cioè se tutto questo racconto fosse stato inventato da Dario per nascondere il fatto che aveva ucciso lui Bardiya, il vero erede al trono alla morte di Cambise II e si fosse appropriato del suo trono?
In questa ipotesi il ribelle sarebbe Dario e non Gaumata/Bardiya.
Si spiegherebbe così l’insistenza di Dario a dimostrare e legittimare la sua discendenza da Achemene. Si spiegherebbe inoltre la ribellione di molte satrapie in vari luoghi dell’impero, nonché la difficoltà di Dario di farsi riconoscere re da tutti i persiani.
Ma la storia si sa la scrivono i vincitori e non sapremo mai la verità. Ci accontentiamo di guardare la bellezza e la maestosità di questa iscrizione che celebra il più famoso re, insieme a Ciro II, dell’impero Achemenide.
Mario Lauro
1) Il testo che accompagna l’iscrizione ci fornisce il giorno e il mese in cui sono avvenuti gli avvenimenti, ma non l’anno, e utilizza l’antico calendario persiano. Le date sono state poi tradotte nel calendario gregoriano considerando che, da altre fonti storiche, sappiamo che gli avvenimenti narrati avvengono a partire dal 522 a.C.
2) Henry Rawlinson visitò tre volte il sito di Bisotun. La prima volta venne nell’estate del 1836. Non è chiaro che cosa riuscì a copiare in questa prima visita, anche se è probabile che trascrisse la prima parte del testo persiano che era il più accessibile. Passò una seconda volta a Bisotun nell’agosto del 1844 insieme al capitano Felix Jones. Terminò di copiare il testo persiano e riuscì a fatica a trascrivere il testo elamita e a copiare i testi che accompagnavano le figure. Tornò la terza volta nel 1847 e riuscì, utilizzando un cannocchiale, a copiare il testo babilonese che fino ad allora era stato irraggiungibile.
3) In Persia la religione ufficiale era quella predicata da Zoroastro che aveva come dio supremo Ahuramazda, il creatore dell’universo. Nel bassorilievo di Bisotun vediamo rappresentato l’angelo Fravashi. Questa figura rappresenta un’entità superiore che agisce come uno spirito guardiano o angelo custode che accompagna l’anima (urvan) di una persona durante la vita nel mondo materiale, guidandola verso il bene e aiutandola nella battaglia contro il male. Il Fravashi è rappresentato da un disco solare con una figura umana (faravahar).
4) The complete Royal families of Ancient Egypt di Aidan Dodson e Dyan Hilton.
5) La città di Rakha non è stata identificata. Si pensa che fosse situata tra Persepoli e Shiraz nell’Iran Meridionale.
Notiamo che nella cronaca in babilonese, a differenza del testo persiano, viene indicato anche il numero di morti e di prigionieri che Dario e i suoi alleati fanno nelle varie battaglie.
Nella battaglia di Rakha contro Vayazdata, ad esempio, Dario ci fa sapere che i nemici morti sono 4577 e i prigionieri 4077. Nella seconda battaglia di Persia, dove il ribelle Vayazdata fu definitivamente sconfitto, i morti furono 6248 e i prigionieri 4450. Analoghe informazioni ci vengono fornite per le altre battaglie. La precisione dei numeri, che in totale superano i 100.000 tra morti e prigionieri, è straordinaria. Deve però essere interpretata come un atto di propaganda imperiale volta a magnificare la potenza militare e la vittoria di Dario.
















