Negli anni Ottanta del secolo scorso ho letto in un numero della rivista egittologica KMT un articolo dal titolo Thot Hill. Da questo articolo ho saputo che nella profondità delle montagne che sovrastano Tebe esistono i resti di un tempio faraonico. L’unica notizia di questo articolo che mi era rimasta nella memoria era la difficoltà di raggiungere Thot Hill mediante un lungo e faticoso percorso in montagna.

Fig. 1 – Panorami delle montagne tebane durante la salita a Thot Hill – Foto dell’autore

Per questo motivo durante le mie abbastanza frequenti visite a Luxor non mi era mai passata per la testa l’idea di visitare Thot Hill. Ma nell’ottobre del 1998, mentre facevo le solite visite, l’ispettore Ramadan mi comunica che l’indomani non potrà assisterci perché è stato incaricato di accompagnare un vecchio signore scozzese al tempio di Thot Hill. Mr. Clark ha chiesto e ottenuto il permesso per questa visita. Colgo subito l’occasione e chiedo di associarmi al signore scozzese per la visita a Thot Hill. Naturalmente mi viene ricordata la difficoltà e faticosità del percorso, ma io penso allo scozzese ultrasettantenne e mi dico “se ce la fa lui ce la faccio anch’io dato che ho solo 58 anni”.
La mattina di giovedì 29 ottobre alla 6,45 mi incontrai con l’ispettore Ramadan, lo scozzese Mr. Clark e un giovanotto nei pressi del tempio funerario di Sethi I a Qurna e da qui iniziamo la gita prendendo un sentiero che va verso la montagna. Anche queste montagne sono spettacolari, affascinanti e misteriose.

Fig. 2 – Panorami delle montagne tebane durante la salita a Thot Hill – Foto dell’autore
Fig. 3 – Panorami delle montagne tebane durante la salita a Thot Hill – Foto dell’autore

Il percorso è davvero lungo e faticoso. Ci vogliono quasi due ore piene per raggiungere il sito. Per dovere di cronaca segnalo che l’ultrasettantenne scozzese è arrivato al tempio, mentre io a 50 metri dal traguardo mi sono afflosciato e non riesco a fare neppure un metro in più. Ma Ramadan e il giovanotto che ci accompagnava scendono a prendermi e mi portano su di peso. Arrivato!

Fig. 4 – Io tra le rovine del tempio, foto ricordo
Fig. 5 – I resti dei due piloni d’ingresso al tempio di Montuhotep III Sankhara – Foto dell’autore

L’occasione di visitare il tempio è nata all’improvviso e non ho avuto la possibilità di documentarmi. Ramadan ci dice però che una missione ungherese ha lavorato al tempio negli anni 1995-1996. La visita è piuttosto deludente perché in sostanza il tempio di Thot Hill è rappresentato dai due piloni di mattoni crudi.

 

 

In compenso la visione del panorama è magnifica perché il tempio è stato costruito proprio sulla cima più alta di quel gruppo montuoso che infatti, come scoprirò più tardi, è conosciuto anche con il nome di Crown of Thebes, la Corona di Tebe.

Fig. 7 – La statua restaurata di un babbuino in calcare a colori ritrovata negli scavi del tempio – Immagine tratta dal volume di G. Voros

Riposiamo e facciamo le foto rituali che documentano il successo della nostra visita. Sono quasi le 9 del mattino quando affrontiamo il ritorno da un altro versante che ci consente una discesa più rapida. Così, poco dopo le 10 siamo già all’area da cui siamo partiti.
Al Congresso degli Egittologi, tenuto al Cairo nel 2000, era presente anche il giovane egittologo ungherese Gyozo Voros, proprio colui che aveva lavorato al tempio di Thot Hill e che aveva documentato gli scavi in un agile volume intitolato Temple on the Pyramid of Thebes. Il volume racconta che il tempio è stato scoperto nel 1904 da un esploratore tedesco che avvertì il direttore della antichità Maspero con il quale tornò al tempio due anni dopo. Tra i resti del tempio si trovarono due statue di babbuini in frammenti e per questo motivo la cima montuosa e il tempio vennero chiamati Thot Hill presumendo che il tempio fosse dedicato a Thot.

Dopo l’annuncio della scoperta alcuni egittologi fecero visita al tempio recuperando alcuni frammenti con iscrizioni geroglifiche che dopo vare interpretazioni consentirono di attribuire il tempio al re Montuhotep III, Montuhotep Sankhara (XI dinastia), che ha regnato l’Egitto dal 2010 al 1998 a. C.
Tra i primi visitatori ci fu anche Flinders Petrie. Il grande egittologo ipotizzò che le costruzioni di Montuhotep III sulla cima della montagna avessero lo scopo di praticare la Festa Sed. Questa proposta suscitò pareri favorevoli e contrari. Si presume che la tomba di Montuhotep III sia abbastanza vicina a quella di suo padre a Deir el-Bahari, quindi ben lontana dal tempio e dalla costruzione dell’edificio per la Festa Sed a Thot Hill.
Io, che non sono Montuhotep III, mi chiedo in base a quale idea balzana il re ha fatto costruire questi edifici in un luogo così inospitale, senza acqua, lontano dai centri teologici tebani dell’est e dell’ovest, e raggiungibile solo con un impegnativo percorso. I preti salivano al tempio al mattino e scendevano a valle all’imbrunire?
Tornando all’ipotesi della Festa Sed, gli scavi di Voros la confermano, ma in un edificio a sé, non nel tempio come aveva pensato Petrie. Nel suo volume Voros scrive che “a 124 metri dal tempio” c’era l’edificio dedicato alla Festa Sed e ne dà anche la pianta.

Fig. 8 – La pianta dell’edificio della Festa Sed – Immagine tratta dal volume di G. Voros

Quindi l’affermazione di Petrie era errata per l’edificio, ma aveva ragione nel ritenere che Montuhotep III avesse intenzione di celebrare la sua Festa Sed su quella cima montuosa.
Nel suo volume Gyozo Voros scrive che data la difficoltà del pecorso altri egittologi avevano declinato l’invito di lavorare a Thot Hill. Ma Voros, giovane forte e ardimentoso, spinto dal suo professore Lazlo Kakosi, accettò l’incarico. Voros ci tiene a segnalare l’impegno e la fatica di percorrere ogni giorno 5 km. per un sentiero di montagna con il suo team e gli operai, un percorso di circa 2 ore, per tutti i giorni nei 5 mesi di lavoro a Thot Hill.

Fig. 9 – L’immagine, tratta dal volume di G. Voros mostra, in alto a sinistra, l’egittologo Voros e gli operai che salgono a Thot Hill – Immagine tratta dal volume di G. Voros

La spedizione scelse di non fissare il campo a Thot Hill a causa della mancanza d’acqua. L’appuntamento per gli egittologi e gli operai era alle 5,30 del mattino in un’area prefissata, alle 6 iniziava la salita: il lavoro continuava, con un breve break alle 11,30, fino alle ore 14, poi iniziava la discesa.
All’inizio dei lavori la missione ha recuperato i frammenti di 3 statue di calcare dipinte di un babbuino. Le statue erano state distrutte durante il IV-V secolo d.C. dagli eremiti tebani che si aggiravano su quelle montagne. La statua ricostruita (fig.7) poggiava su una base con 8 gradini, simbolo dell’Ogdoade, gli 8 dei di Hermopoli su cui presiedeva Thot. Tra i detriti si è trovata anche un’iscrizione geroglifica con il protocollo con i nomi del sovrano e la dedica del tempio al dio Horus. Sono stati recuperati i depositi di fondazione e un discreto numero di ceramiche cultuali. Il tempio aveva 3 stanze nella cella del dio.

Fig. 10 – Oggetti cultuali di ceramica ritrovati durante gli scavi del tempio – Immagine tratta dal volume di G. Voros
Fig. 11 – Pianta del tempio di Montuhotep Sankhara. Al centro il tempio in mattoni su una piattaforma di detriti di pietra di un precedente tempio arcaico – Immagine tratta dal volume di G. Voros

Gli architetti di Montuhotep hanno costruito il tempio di mattoni su una base di pietre di un tempio precedente, un tempio arcaico distrutto da un terremoto. Il tempio di mattoni era orientato verso la stella Sirio, la stella che si rende visibile in cielo l’11 luglio (nel periodo arcaico). La stella Sirio è una forma del dio Horus.

Fig. 12 – Il tempio in mattoni e il tempio arcaico sono entrambi orientati verso il sorgere eliaco della stella Sotis/Sirio. Gli assi dei due templi mostrano una sfasatura di 2 gradi. Immagine tratta dal volume di G Voros

Il tempio in mattoni e il tempio arcaico in pietra sono sostanzialmente sovrapposti, ma si nota una lieve sfasatura degli assi dei due templi di circa 2 gradi. Ciò significa che nel migliaio di anni trascorsi dalla costruzione dei due templi la stella Sirio è scivolata di 2 gradi verso est.
Voros conclude scherzosamente la parte del suo volume dedicata al tempio scrivendo che per Montuhotep era sufficiente la salita al tempio per dimostrare ai sudditi che aveva forze sufficienti per governare l’Egitto.
Nella montagna intorno al tempio sono stati rintracciati graffiti della I e II dinastia, ma anche croci e materiali copti di anacoreti ed eremiti che dal IV secolo d.C. vagavano tra le montagne.
Nelle ultime pagine del suo volume Voros racconta le ulteriori scoperte avvenute aggirando la montagna di Thot Hill. Nella parete rocciosa a picco alta 35 metri, una grotta scavata dall’uomo era visibile a mezza altezza, circa 17 metri dalla base del dirupo.

Fig. 13 – Nella parete a picco della montagna un sentiero conduce a una tomba scavata a 17 metri dalla base del dirupo. Immagine tratta dal volume di G. Voros

Dopo vari tentativi. con l’utilizzo di corde e scale, Voros è entrato nella grotta il cui ingresso è alto 2 metri. La grotta è una tomba di 120 mq. che contiene un sarcofago aperto e frantumato (la foto del sarcofago nel volume è scura, illeggibile). Voros scrive che in questa tomba Montuhotep Sankhara ha riposato 4000 anni fa.
Dietro la grande camera una cappella secondaria chiusa da un’abside contiene un’immagine a grandezza naturale di Cristo Pantocrator con i 4 evangelisti e i volti del sole e della luna.

Fig. 14 – All’interno della tomba si trova, oltre al sarcofago, anche una cappella copta dipinta con una vistosa figura di Cristo Pantocrator. Immagine tratta dal volume di G. Voros

La tomba (di Montuhotep Sankhara ?) scavata nella roccia è stata riutilizzata dagli eremiti tebani probabilmente nel IV secolo d.C.
Lo studio della tomba e delle numerose iscrizioni copte è stato interrotto a causa del massacro dei turisti svizzeri avvenuto nel novembre 1997 da parte di terroristi giunti da quelle montagne.

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Gilberto Modonesi

Ho iniziato a interessarmi dell’Egitto antico nel 1960. Nel 1964 mi sono sposato e il viaggio di nozze è stato il mio primo viaggio in Egitto. A metà ottobre il primo cortile del tempio di Luxor era allagato dall’acqua dell’inondazione del Nilo e anche le basi dei colossi di Memnon erano in acqua. Ad  Aswan i russi stavano costruendo la Grande Diga.

Nel 1980, dopo la nascita di due figli, ho effettuato la navigazione sul Nilo con tutta la famiglia. Nel 1985 ho partecipato con mia moglie a un viaggio organizzato dal Dr. Mario Tosi. Da allora e fino al dicembre del 2010 sono stato in Egitto almeno 35 volte. Agli inizi ho visitato i vari siti archeologici in taxi solo con mia moglie.. Quando sono iniziati gli attentati contro i turisti ho organizzato viaggi turistici in modo da avere una scorta militare. In questi viaggi io avevo il ruolo di “responsabile culturale”. Grazie a tutti questi viaggi ho potuto visitare i siti archeologici dal nord al sud dell’Egitto, quelli di tutte le oasi e i monumenti del Lago Nasser. Ho fatto un viaggio anche nel Sinai per visitare il tempio di Serabit el-Khedim.

Il viaggio del dicembre 2010 è stato il mio ultimo viaggio a causa della rivoluzione egiziana, poi per miei problemi di salute e successivamente anche di mia moglie.

Per arricchire la mia conoscenza dell’antico Egitto e per seguire gli sviluppi delle ricerche mi sono iscritto a varie associazioni internazionali e nazionali:

  • International Association of Egyptologists
  • Amici del Museo Egizio di Torino
  • American Research Center in Egypt
  • Fondation Egyptologique Réine Elisabeth
  • Egypt Exploration Society
  • Associazione Culturale Harwa 2001
  • Centro Egittologico Comasco F. Ballerini

Dal 2020 non ho più rinnovato la mia iscrizione a queste associazioni a causa della mia situazione personale e famigliare.

Il mio antico interesse per l’Egitto si è alimentato anche partecipando come uditore a diversi incontri internazionali:

  • Convegno sulla Magia Egizia – Milano 29-31 ottobre 1985
  • Convegno sulla Valle dei Re – Tucson (Arizona) 26-27 ottobre 1994
  • International Congress of Egyptologists : Torino 1991 – Cambridge 1995 – Cairo 2000 – Grenoble 2004 – Rodi 2012 –  Firenze 2016

Grazie alla mia esperienza di visite in Egitto e alla documentazione raccolta in migliia di diapositive ho per anni diffuso la conoscenza dell’antico Egitto presso varie “Università della Terza Età”. Poi, nel 2006, il Centro Studi Archeologia Africana, che ha sede nel Civico Museo di Storia Naturale di Milano, mi ha offerto la possibilità di organizzare e tenere conferenze sull’antico Egitto presso l’aula magna dello stesso Museo. Ho svolto questa attività dal 2007 fino al gennaio del 2020, con conferenze mensili sull’Egitto antico. Il 2020 è un anno fatidico a causa del Covid e dei miei problemi personali e di mia moglie.

Ho scritto alcuni articoli e due libri :

  • All’ombra del divino – Il significato dei ventagli nelle rappresentazioni dell’antico Egitto (2016)
  • La longeva vitalità di fiabe e racconti mitici egizi – Alla ricerca di tracce di racconti mitici e fiabe egizi in fiabe moderne europee (2018)

Nel tempo ho raccolto centinaia di articoli e acquistato tanti (troppi) libri di egittologia di varii formati e dimensioni: mignon-normali-grandi-enormi (il formato imperiale).

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