Borsa mediterranea del Turismo Archeologico #1

 A cura di Francesca Rossi

 

Siamo arrivati alla fine di questa carrellata di presentazione delle scoperte archeologiche che si contendono il premio istituito dalla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico insieme ad Archeo e dedicato all’archeologo Khaled al-Asaad.

Vi ricordo che potete votare la scoperta che più vi ha colpito tramite la pagina Facebook della BMTA fino al 18 ottobre.

L’ultimo ritrovamento di cui parleremo oggi riguarda la città romana sommersa nel golfo di Hammamet, in Tunisia.

Anche in questo caso si tratta di un gioiello dell’archeologia e del passato giunto fino a noi praticamente integro. La città si chiama Neapolis ed è stata scoperta da un team di archeologi sardi, algerini e tunisini che hanno lavorato a una serie di spedizioni sul posto cominciate nel 2009 e finanziate dal Consorzio Uno per gli Studi Universitari di Oristano.

Neapolis è venuta alla luce dagli abissi nella missione protrattasi dal 2 al 15 luglio dello scorso anno.

Gli studiosi Raimondo Zucca, Pier Giorgio Spanu, del Dipartimento di Storia, Scienze dell’Uomo e della Formazione dell’Università di Sassari e Mounir Fantar dell’Institut National du Patrimoine di Tunisi hanno spiegato che la parte portata alla luce è, in realtà, una specie di antica zona industriale ante litteram collegata alla Colonia Iulia Neapolis, luogo fondato nel V secolo a.C. che ha visto approdare lungo le sue coste cartaginesi, fenici e romani, raggiungendo un’area di 60 ettari (finora ne sono stati rinvenuti 20, un chilometro di lunghezza per duecento metri di larghezza);

L’ultima missione, iniziata nel 2009, ha consentito anche di perfezionare la planimetria di Neapolis che, per l’esattezza, è un terzo della Colonia Iulia Neapolis.

Da notare che questa città sommersa è suddivisa in isolati di 71 metri per 35,5, insomma una notevole precisione matematica e geometrica, mentre gli edifici si trovano a cinque metri di profondità.

La Colonia Iulia Neapolis, infatti, è sprofondata nel mare a causa di un terremoto nel IV secolo d.C.

Era stata localizzata già nell’Ottocento, ma i lavori di scavo sono iniziati nel 1965, restituendo una domus e uno stabilimento in cui si produceva garum, ovvero una salsa fatta con interiora di pesce e usata come condimento.

Nel corso dell’ultima spedizione (la nona) è stato ritrovato anche un frammento di lastra calcarea attraverso il quale gli studiosi sono risaliti al probabile Foro romano con il tempio dedicato a Giove Capitolino (se così fosse, si tratterebbe del quarto Foro ritrovato in Africa).

Anche in questo caso parliamo di una storia ancora tutta da scrivere e su cui archeologi, geomorfologi e archeosismologi dovranno lavorare, facendo riaffiorare un passato custodito nel mare.

In questi giorni abbiamo visto scoperte archeologiche eccezionali, fatte da uomini e donne motivati, appassionati tanto alla loro professione, quanto alla cura della memoria di chi visse prima di noi.

Scegliere tra questi ritrovamenti non sarà facile; tutti meritano il premio e non è semplice piaggeria.

In questi casi si dice sempre “che vinca il migliore” ma, gli amanti dell’archeologia lo sanno, tutti i siti archeologici, i lavori, i saggi, gli scavi che permettono di far affiorare dalla terra frammenti o intere città, sono allo stesso livello. Tutti fondamentali per costruire la nostra Storia, proprio quella che non possiamo permetterci di dimenticare se vogliamo progredire nel futuro.

Per saperne di più

La pagina Facebook del concorso:

https://www.facebook.com/borsamediterraneaturismoarcheologico/

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