La statua acefala del Re dei Re e il Canale di Dario

I Persiani hanno governato l’Egitto due volte. La prima tra il 529 e il 405 a.C. con la XXVII dinastia e la seconda tra il 343 e 332 a.C. con la XXXI dinastia (tabella 1).

LA XXVII DINASTIA PERSIANA
(529 – 405)
529 – 522: Cambise II
522 – 486: Dario I
486 – 465: Serse
465 – 424: Artaserse
424 – 405: Dario II
LA XXXI DINASTIA PERSIANA
(343 – 332)
343 – 338: Artaserse III Oco
338 – 336: Arses (Artaserse IV)
335 – 332: Dario III

Tabella 1: le dinastie persiane in Egitto

In questa breve nota ci occuperemo del grande Re dei Re Dario I che governò l’impero achemenide di cui l’Egitto faceva parte dal 522 al 486 a.C..
Ci restano varie testimonianze del suo passaggio e del suo potere nel paese dei faraoni come, ad esempio, le varie iscrizioni nel Wadi Hammamat o il tempio di Hibis nell’oasi di Kharga dove il re ci viene presentato come figlio della dea Mut che lo allatta.
Noi, però, concentreremo la nostra attenzione su due reperti poco noti: la statua acefala di Dario I e le stele che delimitavano il “Canale di Dario” che univa il mar Rosso al Nilo.

 

1) Statua acefala di Dario

Foto 1 – Statua acefala di Dario I (museo di Teheran) – Foto dell’autore

La statua di Dario I (foto 1) si trova attualmente al museo di Teheran. Il manufatto fu ritrovato nel 1971 in uno degli accessi della porta monumentale situata ad est del complesso dell’apadana (sala colonnata) della città di Susa in Iran.

Si tratta di una statua alta oltre due metri che rappresenta Dario I in un atteggiamento tipicamente egiziano (colonna dorsale, piede sinistro avanzato, braccio sinistro legato sul petto, braccio destro cadente in verticale con il pugno chiuso su un oggetto cilindrico che non sappiamo se fosse uno scettro o un papiro arrotolato) ma con abiti persiani.
La tunica è decorata con una iscrizione in 4 lingue: tre scritte in caratteri cuneiformi e una in caratteri geroglifici.
L’iscrizione cuneiforme, nelle tre lingue ufficiali dell’impero (persiano, elamita ed accadico) è divisa in 10 linee sulle 4 pieghe del vestito nella parte destra della statua. Il persiano è sulle prime due in due gruppi di lunghezza ineguale, mentre l’elamita e l’accadico sono sulle altre due pieghe in due gruppi di tre linee ciascuna come indicato nel disegno 1.

Disegno 1 – Melanie Wasmuth in “Political Memory in the Acheminid Empire”

Il testo, sempre uguale nelle versioni cuneiformi, è composto di tre paragrafi distinti 1.
Il primo consacra la gloria di Ahuramazda, il dio creatore della religione di Zoroastro (il credo ufficiale dell’impero achemenide) e appartiene alla fraseologia reale dei re persiani.
Il secondo, l’unico passaggio veramente originale, presenta la statua e la sua ragion d’essere, mentre l’ultimo contiene la titolatura di Dario:
Un grande Dio è Ahuramazda che ha creato questa terra, che ha creato questo cielo, che crea l’uomo, che ha creato la felicità per l’uomo, che ha fatto Dario Re.
Ecco la statua di pietra che Dario il re ha ordinato di fare in Egitto in modo che in futuro chi la vedrà sappia che l’uomo persiano tiene l’Egitto.
Io sono Dario Grande re, Re dei re, re dei paesi, re su questa grande terra, il figlio di Hystaspe, l’achemenide.
Dario, il re dice: ‘Io, che Ahuramazda protegga me e tutto quello che è stato fatto per me.’

Vediamo ora le scritte geroglifiche. Le troviamo, oltre che sulle pieghe della veste nella parte sinistra della statua, anche sulla cintura che cinge il vestito e sul basamento della statua.
Sul lato sinistro della cintura è scritto: “Il re dell’Alto e Basso Egitto, signore del compimento dei riti, Dario, possa vivere per sempre.
Sul lato destro della cintura: “Dio perfetto, signore delle due terre, Dario, possa vivere per sempre”.
Sulle pieghe del vestito, in quattro colonne ineguali, vi è il testo principale:
I) Dio perfetto, che agisce attraverso la sua mano, il sovrano, reggente delle due corone del nord e del sud, egli che ispira timore nel cuore degli umani, possa essere di prestigio nel volto di chiunque lo guarda, egli il cui potere ha conquistato ciascuna delle due terre, che agisce in conformità degli ordini del dio. Figlio di Ra, generato dal dio Atum, immagine vivente di Ra, egli che Ra ha messo sul suo trono per vedere il risultato di ciò che egli aveva iniziato. Dio perfetto che gioisce nella verità, II) egli che Atum, signore di Eliopoli ha eletto per essere signore di tutto ciò che il disco solare circonda perché egli sa che egli è suo figlio, il suo guardiano. Egli gli ha ordinato di conquistare ognuna delle due terre. La dea Neith gli ha dato l’arco che essa porta, per ricacciare tutti i suoi nemici, agendo come essa aveva sempre fatto per il bene di suo figlio Ra, la Prima Volta da quando egli è vigoroso per scacciare quelli che vorrebbero rivoltarsi contro di lui per ridurre III) quelli che vorrebbero ribellarsi contro di lui nelle due terre. Il forte re, grande di prestigio, signore del potere dato che egli presiede Letopolis, signore della sua stessa mano, egli che cancella i 9 archi, il cui consiglio è effettivo e i cui piani si realizzano: signore del suo stesso braccio quando egli penetra il caos tirando esattamente la sua freccia senza mai mancare IV) il suo obiettivo, egli il cui potere è come quello del dio Montu. Il re dell’Alto e Basso Egitto, signore delle due terre Dario, possa vivere per sempre. Grande re, re dei re, signore supremo della terra [nella sua totalità], il figlio del padre di un dio, Ushtapa, l’achemenide, egli che è apparso come Re dell’Alto e Basso Egitto sul trono dove Horo regna sui viventi come Ra alla testa degli dèi eternamente.”
Sul limitare del piedistallo si legge una dedica in 5 colonne:
“Dio perfetto, signore delle due terre, re dell’Alto e Basso Egitto, Dario, possa vivere per sempre. Immagine fatta ad esatta rappresentazione del dio perfetto, signore delle due terre che sua maestà ha fatto cosicché un suo monumento possa durare eternamente e cosicché uno possa ricordare la sua persona presso suo padre Atum di Eliopoli, signore delle due terre Ra Horakhty per l’eternità. Possa dare a lui tutta la vita, potere, salute e gioia come Ra comanda.”
Sul piedistallo, vicino all’immagine ‘sematawy’ (un simbolo dell’Antico Egitto che rappresenta l’unione dell’Alto e Basso Egitto ed è composto dall’intreccio di due piante legate ad un segno che rappresenta la trachea e le arterie; le piante sono il fiore di loto (che indica l’Alto Egitto) e il papiro (il Basso Egitto) in tre colonne ripetute due volte leggiamo: “Io do a te ogni vita, potere, stabilità e gioia. Io do a te tutti i paesi della pianura e della montagna unite sotto i suoi sandali. Io do a te l’Alto e Basso Egitto che dia adorazione al tuo bel viso come Ra in eterno”.
Sulle facce laterali del piedistallo troviamo due file simmetriche di uomini inginocchiati: i volti e i costumi permettono di riconoscere i rappresentanti dei 24 popoli dell’impero il cui nome è inoltre scritto in geroglifico in un cartiglio-fortezza (Foto 2)2.

Foto 2 – Cartiglio fortezza indicante l’Egitto

La statua è stata certamente fatta da artisti e sacerdoti egiziani con materiale che proveniva dalle cave dell’Wadi Hammamat nel deserto orientale. Probabilmente inizialmente la statua era esposta a Eliopoli, ma non si hanno certezze, e fu forse trasportata a Susa da Serse quando riconquistò l’Egitto dopo le rivolte seguite alla morte di Dario.
La data di costruzione della statua è posta nel 495 a causa di come è scritta la D del nome Dario. È quindi databile all’anno 27 di regno. In quell’anno il grande architetto Knumibra fece una delle sue numerose spedizioni nell’Wadi Hammamat: e forse a lui e a questa sua spedizione ci piace fare risalire la statua di Dario3.
Notiamo infine che la parte scritta in cuneiforme ricorda Dario all’interno dell’iconografia persiana e ci informa che il re governa l’Egitto. La parte geroglifica invece ci presenta il re dei re come faraone totalmente all’interno della cultura egizia.

 

2) Il canale di Dario

La fama di Dario è legata anche alla sua abilità di costruttore. Nell’impero costruì e completò una serie di strade ‘la via regia’ che permettevano di collegare rapidamente tutte le varie parti dell’impero. Ma per completare l’opera e permettere un rapido trasporto di merci dall’oriente all’Egitto questo non bastava. Allora Dario con un grande esempio di visione futura e di energia pensò allo scavo di un canale d’acqua dolce per legare il Nilo e quindi il Mediterraneo al mar Rosso (Suez).
Non si trattava di una nuova idea perché vi sono sufficienti fonti che suggeriscono tentativi precedenti, con parziale successo, di un simile scavo. Questi tentativi risalgono probabilmente al Nuovo Regno e certamente alla XXVI dinastia con il faraone Neco II. Ma il progetto era troppo grandioso e le difficili vicende politiche ne avevano impedito la prosecuzione.
Ora i lavori con Dario I furono portati a compimento come ci ricorda Erodoto:” …L’altra [penisola], che si diparte dalla Persia, si sviluppa verso il Mare Eritreo: comprende la Persia; dopo di essa l’Assiria e dopo l’Assiria l’Arabia, la quale finisce, o meglio, finisce solo per convenzione, nel Golfo Arabico, dove Dario fece sfociare il canale che veniva dal Nilo. (Erodoto IV 39)”.

Foto 3 – Il canale di Dario (Ancient Egypt Anatomy of a Civilisation – Barry J. Kemp)

Il risultato di questa grande intuizione fu un canale largo 45 metri e lungo circa 140 chilometri che dal ramo più orientale del Nilo (probabilmente in vicinanza di Bubastis [Tell Basta] o Per-Sopdu [Saft el-Henna]) seguiva il Wadi Tumilat fino ai Laghi Amari e poi piegava verso sud verso il golfo di Suez (foto 3). La navigazione durava 4 giorni e in questo viaggio le navi passavano vicino a gigantesche stele di granito rosso collocate in punti strategici.

L’archeologia di questo grande progetto è purtroppo scarsamente documentata e sfortunatamente si basa su analisi fatte nel XIX secolo e all’inizio del XX al tempo della costruzione del moderno canale di Suez.
La linea approssimativa del canale, come risulta dalla foto 3, è conosciuta così come il fatto che, ad intervalli, essa era segnata da isolate stele di granito collocate sul lato destro del Nilo.
Gli scavi archeologici hanno permesso di ritrovare, anche se in pezzi, quattro di queste stele di cui due, quella detta di Tell el-Maskuta e quella di Kabret (o Chalouf) sono state parzialmente ricostruite e studiate attraverso il lavoro di vari archeologi (Georges Posener (1906-1988) e altri). Le altre due stele di cui sono stati trovati solo frammenti sono denominate stele di Suez e stele del Serapeum.
I ritrovamenti portano ad ipotizzare, pur con delle eccezioni, che le stele fossero incise da entrambe le parti: geroglifico su un lato e cuneiforme con le tre lingue imperiali (persiano, elamita e accadico) sull’altro.
Inoltre, le dimensioni dei manufatti erano: 3,15 m di altezza, 2,10 di larghezza e 77 cm di spessore.
Esaminiamo dapprima la stele di Tell el-Maskuta e quella di Chalouf.

La prima è stata trovata a Tell El-Maskuta ed è importante soprattutto per il testo geroglifico; la seconda trovata a Kabret è ricordata per il testo cuneiforme.
Quella di Tell el-Maskuta fu scoperta dall’egittologo russo Vladimir Semyonovich Golenishchev (1856 –1947), nel 1889 e dal 1907 è al museo del Cairo.
Secondo lo scopritore i testi geroglifico e cuneiforme in questo caso erano scritti su due stele diverse e non su una sola stele come per quella di Kabret. Ma mentre il testo geroglifico che esamineremo è significativo, del testo cuneiforme sono stati trovati solo pochi resti e questo rende impossibile qualsiasi paragone con il testo geroglifico.
Quella di Kabret fu scoperta da Charles de Lesseps (il figlio del costruttore del canale di Suez Ferdinand) nel 1866 durante i lavori di costruzione del canale. Il testo, geroglifico e cuneiforme, era inciso sui due lati della stele. Il testo cuneiforme è il meglio conservato e il più conosciuto. I frammenti trovati inizialmente sono 35 di cui 17 conservano il testo geroglifico.

Foto 4 – Ritratto di Luigi Vassalli (Wikipedia)

La prima trascrizione della stele è dovuta all’italiano Luigi Vassalli (foto 4), un grande archeologo purtroppo sottovalutato. Egli si è recato sul posto nel 1866 dietro spinta e ordine del sovrintendente Mariette e ci ha lasciato una descrizione di quanto visto ne ‘Il museo e gli scavi dell’antichità eseguiti per ordine di S.A. il Vicerè Ismail Pascià’ (Milano 1867).

Ecco uno stralcio del suo racconto:
‘… Trenta blocchi di granito, fra grandi e piccoli, ricoperti di iscrizioni e di figure, vennero da me misurati e ottenni così la proporzione della stela (di 3 metri di altezza e 2,30 di lunghezza) la quale pare fosse elevata sovra di un grandioso zoccolo di arenaria rosea, i di cui frammenti sono per lo meno tanto numerosi quanto quelli della stela. La misura della grossezza di quest’ultima, pari a 0,75 m, mi venne fornita da un grande frammento che porta da un lato la traccia di geroglifici e dall’altro di cuneiformi. I frammenti sui quali si trovano i caratteri cuneiformi sono i più numerosi; ne contai 18 fra grandi e piccoli. Quelli con caratteri geroglifici sono circa una dozzina, ma molto deteriorati dall’azione del fuoco a cui la stela pare sia stata nel passato sottoposta. La parte cuneiforme della stela dietro le impronte che io feci venne spedita e tradotta a Parigi e dalla sua traduzione …..havvi ogni luogo di credere che sia stata eretta in commemorazione dei lavori di canalizzazione dell’istmo di Suez fatti eseguire da Dario.’

Nel 1936 la stele era a Ismailia, parte in una piazza vicino alla stazione ferroviaria e parte nei magazzini del museo (Foto 5).

Foto 5 – Stele di Kabret in una piazza di Ismailia (Posener 1936)

Ora non so bene dove sia nonostante le ricerche fatte: è probabile che si trovi nel giardino del museo di Ismailia e che qualche pezzo sia nel museo.
La datazione di queste stele è incerta ma forse gli avvenimenti descritti fanno riferimento ai primi anni del regno di Dario anche se su una stele (quella di Suez di cui parleremo più avanti) appare un numero, 24, che potrebbe essere forse una data6.
Vediamo una descrizione dei testi delle due stele, sia la parte geroglifica che quella cuneiforme confrontando le due stele di Tell El-Maskuta (lato egiziano) e di Kabret (lato cuneiforme) senza però addentrarci in analisi complete e complesse dei vari testi che risultano, come detto, lacunosi.

Iniziamo con la stele di Tell el Maskuta e il testo geroglifico4 (foto 6).
Essa aveva un disegno egiziano ed un testo geroglifico che evitava discretamente descrizioni di Dario e delle sue divinità persiane. Tra un disco solare alato due figure rappresentano l’Alto e il Basso Egitto e tenevano legate le piante simboliche dell’Egitto nell’antico gesto di una pacificazione simbolica. Sotto una serie di figure inginocchiate che sovrastano il nome delle nazioni sottomesse al re dei re. Il testo che si riesce in parte a leggere e tradurre ricorda il viaggio di una nave (forse l’inaugurazione?) nel canale.

Foto 6 – Stele di Tell el Maskuta (Barry Kemp Ancient Egypt Anatomy of a Civilisation)

Vediamo ora la stele di Kabret e ci concentriamo sul lato cuneiforme5 (foto 7). Il testo scritto in caratteri cuneiformi nelle tre lingue dell’impero (persiano, accadico ed elamitico) ha un progetto di grande interesse. Un disco alato di aspetto non egiziano si libra tra un simbolo egiziano del cielo, fiancheggiato al limite della stele da un paio di bastoni cerimoniali egizi. Sotto il disco stanno in piedi due figure coronate con una veste e con un braccio alzato, certamente un re ma non un tradizionale faraone. Tra di essi il nome di Dario in un cartiglio ma con il testo in cuneiforme. Su linee orizzontali segue un testo in cuneiforme nelle tre lingue citate. Il testo inizia con una grande affermazione di fede. “Un grande dio è Ahura Mazda che ha creato il cielo lontano, che ha creato la terra, che ha creato l’uomo, che ha creato la felicità per l’uomo, che ha creato Dario, il re ……”
Prosegue poi ricordando la grande opera del canale: “Sono un Persiano, dalla Persia ho sottomesso l’Egitto. Ho dato ordine di scavare questo canale dal Nilo che scorre in Egitto al mare che arriva in Persia. Inoltre, il canale è stato scavato come avevo ordinato e navi sono andate dall’Egitto attraverso questo canale alla Persia secondo il mio desiderio“.

Foto 7 – Stele di Kabret o di Chalouf (Barry Kemp Ancient Egypt Anatomy of a Civilisation)

Vediamo ora le altre due stele che abbiamo nominato sopra, quella di Suez e quella del Serapeum.
Il ritrovamento della terza stele, quella di Suez,è stato fatto da Jean Cledat (1871-1943) nel 1911-1912 a Koubrè 6 km a Nord di Suez e a qualche centinaio di metri dal canale e quindi denominata Stele di Suez. Cledat ha trovato delle iscrizioni geroglifiche e una iscrizione cuneiforme, ma ha ipotizzato che la stele fosse inizialmente iscritta sulle due parti. Risulta che i pezzi siano rimasti in loco. Attraverso le copie fatte da Cledat si è potuto leggere il poco rimasto della stele originale.
La quarta stele, detta del Serapeum, fu trovata tra il lago Timsah (Ismailia) e i laghi amari dagli ingegneri francesi addetti al canale che avevano preso il luogo del ritrovamento per le rovine di un serapeum da cui il nome. Il monumento è stato nominato da Linant de Bellefonds7), Charles de Lesseps, Ebers e altri. Il sito è stato scavato nel 1884 da Clermont-Ganneau. Nel 1886 23/25 pezzi della stele con segni geroglifici sono arrivati al Louvre. Due anni dopo erano già introvabili!!!

Come ultima notazione sembra che Dario, orgoglioso della sua opera, si recò personalmente in visita al canale al momento della sua inaugurazione e guardò orgogliosamente una flotta di 24 navi cariche di tributi egiziani che procedeva lentamente verso est diretto in Persia.
Purtroppo il canale di Dario presto si insabbiò e fu riaperto da Tolomeo II Filadelfo e, in periodo romano, temporaneamente ripristinato sotto l’imperatore Traiano. Dopo la caduta di Roma i successivi governanti dell’Egitto continuarono a fasi alterne a servirsi del canale o di alcuni suoi tratti, finché nel IX sec. il califfo Abu Giafar non lo fece chiudere definitivamente per ragioni militari.

NOTE

1) Francois Vallat: La triple inscription cunéiforme de la statue de Darius Premier (DSab)
M. Jean Yoyotte: Les inscriptions hiéroglyphiques égyptiennes de la statue de Darius in: Comptes rendus des séances de l’Académie des Inscriptions et Belles-Lettres, 117e année, N. 2, 1973. pp. 256-259
Lisbeth S. Fried: The Priest and the Great King (Biblical and Judaic Studies Vol. 10)
2) Le nazioni dell’impero achemenide rappresentate sul piedistallo della statua di Dario I sono: Persia, Media, Elam, Aria, Partia, Bactria, Sogdia, Arachosia, Drangiana, Sattagydia, Chorasmia, Saka, India, Maka, Nubia, Libya, Egitto, Arabia, Assyria, Skudra, Cappadocia, Lydia, Armenia, Babilonia.
3) Iscrizione di Knumibra da Couyat-Montet ‘Les inscriptions hieroglyphiques et hieratiques du Ouâdi Hammâmât (1913)’.
‘Anno 27 mese 4 della stagione invernale giorno 13 – Re dell’Alto e Basso Egitto Signore delle due Terre Dario dotato di vita in eterno – Sovrintendente ai grandi lavori, sovrintendente ai lavori delle cave (?) di montagna di tutte le terre straniere, generale, comandante delle truppe, sovrintendente ai lavori nella terra intera, sovrintendente ai lavori dell’Alto e Basso Egitto Khnumibra, figlio del sovrintendente ai lavori dell’Alto e Basso Egitto Ahmose-Sa-Neith, nato dalla signora della casa Satnefertum, figlia del padre divino di Menfi Psammetico: che abiti (2 volte) che duri (2 volte) in presenza di Min di Coptos, di Horo, figlio di Iside, di Iside, la grande, madre del dio, di Arpocrate il grande, il primo nato di Amon per l’eternità’.
4) Posener Georges: La première domination perse en Ègypt – Recueil d’inscriptions hiéroglyphiques, Le Caire, 1936 : pag 50-63
Barry J. Kemp: Ancient Egypt Anatomy of a Civilisation.
5) J. Menant in ‘Recueil de travaux relatifs à la philologie et à l’archéologie égyptiennes et assyriennes: pour servir de bullletin à la Mission Française du Caire’ Barry J. Kemp: Ancient Egypt Anatomy of a Civilisation.
6) Posener Georges: La première domination perse en Ègypt – Recueil d’inscriptions hiéroglyphiques, Le Caire, 1936
Riportiamo qui di seguito (pag 85) il passaggio in cui compare il numero 24 (forse una data): “…..….selon … l’ordre … en Perse…aucune eau…..[b]ateau [char]gés de [leurs ? tr]ib[uts] ….. vingt?-quatre.”
7) Linant de Bellefonds “Mémoirs sur le principaux traveaux”
pag 149 “ ….Sur son sommet il y avait encore, en 1856, des fragments de granit et de grès de la Montaigne Rouge du Caire. Les restes ètaint ceux d’une grande stele en granit, don’t le haut arrondi l’avait fait prendre, étant couchée a plat sur le sol, pour le debris d’un monument circulaire; mais sur une des ses faces, on voyait des hieroglyphs sculptès en creux, ainsi que des inscriptions cuneiforms, don’t j’ai quelques fragments.”
pag 171 “… car la stele qui s’y trouvait comme toutes celles du meme genre qui existaient dans l’Isthme, sont bien plus anciennes que la fondation de la ville d’Arsinoé. Ces stèles dates probablement du temps de la domination persane.”

Advertisement
Articolo precedenteEgitto: scavato un monastero copto del VI-VII secolo con pitture murali di rilievo
Mario Lauro

Mi sono laureato in ingegneria a Milano nel 1969. Ho svolto tutta la mia attività lavorativa nel campo della componentistica auto (Magneti Marelli e Denso).

L’amore per la terra dei faraoni nasce dopo un viaggio in Egitto fatto alla fine degli anni 80 ed è anche conseguente della passione che mia moglie ha sempre avuto fin dalla giovinezza per questo paese.
Insieme a lei sono stato almeno una decina di volte in Egitto visitando quasi tutti i siti archeologici con esclusione del Sinai.
Inoltre la passione per i viaggi mi ha portato a visitare tutti i paesi mediterranei dal Marocco al Libano e alla Siria seguendo in particolare lo sviluppo delle colonie romane in quelle lontane province. Sono stato inoltre in Iran, Sudan ed Etiopia.

La mia passione per l’Egitto si è inizialmente concentrata sulla lingua e in particolare sui cartigli dei faraoni. Ho seguito a questo scopo le lezioni di lingua egiziana ed egittologia tenuti all’università degli studi di Milano dalla professoressa Patrizia Piacentini e dal dott. Christian Orsenigo tramite l’associazione Per-Megiat.

Ho seguito anche le lezioni del prof. Angelo Sesana all’interno del Centro di Egittologia Francesco Ballerini di Como e dei professori Alessandro Roccati ed Emanuele Ciampini presso l’Accademia delle Antiche Civiltà (ADAC) di Milano. Sono inoltre iscritto all’Istituto Poliziano per lo Studio del Mediterraneo dell’egittologo dott. Francesco Tiradritti.

Ho pubblicato un sito ‘cartigli.it’ in cui sono indicati con traduzione e traslitterazione i cartigli di tutti i faraoni compresi i  re Tolemaici, gli imperatori romani, i re nubiani e le divine adoratrici di Amon. Nel sito ho raccolto anche alcune esperienze sulla lingua egiziana (stele, monumenti, ricordi ecc.) raccolte nei miei viaggi e nei miei studi.

Ho tenuto varie conferenze basate sui miei viaggi, quindi non solo egittologiche, a Milano nel Centro Studi Archeologia Africana, presso  Lyons  di Milano, presso il Centro Culturale Mirella di Ponte di Legno e presso alcune università della Terza Età della provincia milanese.

Ho partecipato ad un seminario su ‘La decifrazione dei geroglifici egizi: una storia di uomini’ organizzato da ADAC con la presenza dei professori Roccati e Ciampini.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here