Nel 2002 la rivista Egypte, Afrique et Orient ha pubblicato un curioso e interessante articolo di Collombert & Volokhine su interventi censori praticati dagli egittologi su monumenti e documenti egizi che mostravano scene di sesso e il membro maschile1. L’articolo, pubblicato su una rivista poco diffusa, è probabile che non sia noto a molti lettori di Mediterraneo Antico. Quindi ho pensato che valesse la pena di riproporlo con qualche adattamento al testo e alle figure.
La scoperta di alcuni monumenti e documenti di esplicito contenuto sessuale ha spesso creato imbarazzo agli egittologi che dovevano documentarli. I popoli antichi, tra cui gli egizi, non si ponevano certe inibizioni e spesso i loro codici sessuali avevano rilevanza religiosa. Il pudore degli egittologi si è manifestato particolarmente nel periodo di fine Ottocento – primi decenni del Novecento2.
È possibile verificare alcuni esempi di censure nella documentazione: nel volume del Petrie su Koptos3 la figura del dio Min è disegnata senza fallo nella riproduzione al tratto della stele di Parthenios (Ashmolean Museum).

Fig 1 bis – La stele di Parthenios è stata pubblicata nel 1896 senza il fallo. L’immagine è tratta dall’articolo di Collombert & Volokhine, citato in nota.
Nello stesso volume del Petrie4 una tavola mostra un rilievo del re Sesostri I davanti al dio Min: in questo caso il fallo è occultato dietro un cartello apposto sul rilievo.


Nella tomba del governatore Khety (XI din.), a Beni Hasan, è dipinto un geroglifico (unico nel suo genere) che mostra una coppia in amore: la pubblicazione della tomba5 riporta solamente il letto senza i due amanti.

Fig. 3 bis – Una recente fotografia mostra che i due amanti sono ancora ben visibili – Foto dell’autore.
Eppure, la scena non ha intenti erotici. Infatti, essa fa parte di una iscrizione geroglifica così tradotta da Antonio Loprieno: “Amato da coloro che gli appartengono, lodato dalle genti del suo nomo”6.
La censura non si è manifestata solo nella iconografia, ma anche nella traduzione dei testi. Nel 1898, quando pubblicò il papiro di Kahun, Griffith trovò l’episodio allora inedito del rapporto omosessuale tra Horus e Seth e lo tradusse in latino7: “Noctu autem Seth rigidum effecit membrum suum atque inseruit illud intras coxas Hori. Tunc Horus insinuavit manus suas ambas intra coxas suas et excepit sperma Seth“. In nota il testo aggiunge, sempre in latino, la contromossa di Isi con il figlio Horus: “Tunc accepit aliquantulum dulcis unguenti sparsitque illud super membrum Hori. Tunc induravit illud, introductum in vasculo, effecitque ut semen illius huc deflueret”.
Jacques Vandier, nella sua traduzione del Papiro Jumilhac, a pag. 128, usa il latino per descrivere uno screzio tra due divinità, Bebon e Thot. Il dio Bebon, un copulatore professionale, aveva offeso Thot. Mentre Bebon è impegnato con una ragazza Thot si vendica facendogli ingrossare il membro in modo tale che Bebon non riesce più a estrarlo dalla femmina. Ecco come Vandier racconta questo episodio: “Thot eum aggressus est, et, dum Bebon cum muliere quadam cocumbit et dormit, mentulam ejus unxit et carmina sua adversus eum pronuntiavit. Hoc modo, mentula Bebonis in ipsa mulieres vulva potitus est. Bebon, autem, mentulam suam aufertam esse ignoravit“. A questo punto Thot chiama tutti gli dei per mostrare loro Bebon e la donna. Poi interviene Ra per risolvere la situazione.
Già Champollion aveva dato l’esempio usando il latino per descrivere il dio itifallico Min: “habens veretrum erectum”.
Tra i vari casi di censura si possono ricordare anche esempi più recenti. Un frammento di cuoio, appartenuto al Metropolitan Museum of Art,8 rappresenta una scena con un danzatore nudo che ha in evidenza i suoi attributi sessuali. Nella scena, pubblicata da Hayes nel 1990, i genitali del danzatore sono stati cancellati9.

Fig. 4 bis – La figura originale del frammento di cuoio in cui il danzatore nudo danzando mette in evidenza gli attributi sessuali. La figura è tratta dal volume di Chloé Ragazzoli, La grotte des scribes à Deir el-Bahari, pag. 113, fig. 3.26.
Ricordiamo infine che il Papiro Erotico conservato nel Museo Egizio di Torino è stato pubblicato soltanto nel 1973 ed esposto al pubblico alcuni anni dopo, anche se alla semplice occhiata del visitatore nulla si avverte del suo contenuto erotico.

Gilberto Modonesi
1) Collombert & Volokhine, De Aegyptiacis rebus doctorum verecondia ou “let’s talk about sex”, in < Egypte, Afrique et Orient> n. 40, pagg. 45-56.
2) Nel 1905-6 Quibell trovò vicino alla piramide di Teti alcune statuine erotiche, ma “all’epoca di questa scoperta, in cui si osservava nella scienza la più grande riserva con riguardo a ogni rappresentazione che si riteneva oscena, impedì allo scopritore di pubblicarla, ed egli si contentò di una breve allusione nel suo rapporto di scavo”: Derchain, Observations sur les Erotica, in «The Sacred Animal Necropolis at North Saqqara», EES, London 1981, Appendix K, pag. 166.
3) Petrie, Koptos, 1896, pl. XXII.
4) Petrie, op. cit., pl. IX.
5) Newberry, Beni Hasan, vol. II, 1893, pl. XIV. Una delle numerose riproduzioni al tratto di questa scena si trova in Manniche, Sexual Life in Ancient Egypt, Routledge & Kegan Paul, London 1987, fig. 21, pag. 35. Un commento alla censura della iscrizione crittografica dei due amanti si trova anche in Derchain, La perruque et le cristal, in «SAK 2», 1975, pag. 67: “Newberry, cedendo senza dubbio alla pruderie del suo tempo, ha fatto scomparire dalla sua pubblicazione” la scena del coito pure avendo tradotto correttamente il testo. Una fotografia della scena è pubblicata anche da Kanawati & Woods, Beni Hassan. Art and Daily Life in an Egyptian Province, Supreme Council of Antiquities Press, Cairo 2010, foto 9 e 11.
6) A. Loprieno, La pensée et l’ecriture, Cybele, Paris 2001, pag. 18.
7) Griffith, Hieratic Papyri from Kahun and Gurob, 1898, pag. 4: È curioso che anche il Donadoni, nella traduzione del testo, semplifichi così l’episodio: “Durante la notte Seth tentò di violare Horo”, salvo poi precisare in nota (n. 47) che “il testo egiziano è molto più esplicito”: Donadoni, La religione dell’antico Egitto, Laterza, Bari 1959, pag. 372.
8) Ora scomparso.
9) Hayes, The Scepter of Egypt, vol. II, 1990, pag. 167, fig. 92. In altri volumi il danzatore è stato pubblicato integro dei suoi attributi: Pinch, Votive Offerings to Hathor, 1993, pl. 54; Manniche, op. cit., fig. n. 17, pag. 30.