

I furti nelle tombe
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Alberto ELLI
Sobekemsaf non è citata è perché questa è lasciata a un altro documento (Leopold II - Amherst), Abbott
essendo dedicato quasi esclusivamente alle accuse rivolte da Paser e all’invalidità di alcune di esse. Il
verdetto del Peet che Abbott sia parziale e fazioso, scritto dal punto di vista di Pauraa, va pertanto mitigato.
L’avversione a Paser e il favore nei confronti di Pauraa, benché evidenti, non inficiano il valore storico del
documento, che anzi ci riporta un vivo spaccato della vita giudiziaria di tutti i tempi, dove l’imparzialità
granitica dei giudici è per lo più solo nelle intenzioni
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.
Benché il verdetto emesso dal Grande Tribunale pose fine al processo, la condanna di Amonpanefer e
dei suoi complici non significò affatto la fine dei furti nelle tombe, che continuarono per molti anni ad essere
una costante preoccupazione per Khaemuase e per i suoi successori.
3.2.2
Anno di regno 17
Le indagini, ormai avviate, portarono al recupero di notevoli quantità del materiale rubato: non solo oro,
argento e bronzo, ma anche altri beni di valore, come tessuti pregiati e pezzi di mobilio. Siamo informati di
ciò dai papiri BM10053 Rt (
Harris A
) e BM10068.
Benche BM10053 Rt - datato all’“
Anno di regno 17, primo mese della stagione invernale, giorno 8
” di
Ramesse IX - contenga solo liste di nomi, preso insieme ad altri documenti diventa del massimo interesse. In
realtà si tratta di una
“
Registrazione delle deposizioni. (Elenco de)gli (oggetti di) rame appartenente ai ladri
che si era trovato che avevano rubato nella Sede della Perfezione e che il vizir
Khaemuase e il primo profeta di Amon-Ra re degli Dei Amenhotep avevano interrogato
nel Tempio di Maat a Tebe, che fu posto per iscritto per conservarlo
(= il rame)
ad opera
del sindaco Pauraa, (del)lo scriba di distretto Unennefer, (de)l capo operaio della Tomba
Userkhepesh, de(l ...) Qadjeret (e?) del portinaio della Tomba Khonsumose
” (BM10053
rt 1.4-7).
Il papiro contiene la deposizione di 8 ladri. Dopo che un ladro ha confessato la sua colpa, egli dà una
lista di persone con le quali egli ha diviso il suo bottino, dando per ognuno la parte di bottino distribuita, ciò,
ovviamente, al fine di poter procedere al recupero della refurtiva. Dall’elenco dei nomi, e relative qualifiche,
riportato - sono più di cento! - si vede come persone di ogni rango fossero coinvolte nei furti e nella
ricettazione degli oggetti rubati: mercanti, scribi, caprai, pastori, barcaioli, portinai, pescatori, artigiani,
tessitori, custodi, marchiatori, sacerdoti, fabbri, calzolai, libatori, birrai, bollitori di unguenti, operai,
giardinieri, fornai, magazzinieri, servi, soldati, lavandai, marinai, medici, barbieri; e non mancano donne:
numerose sono infatti le “cittadine” e le schiave. Questo lungo elenco di persone è indice e testimonianza
anche del “peso” che i proventi dell’attività truffaldina, rimessi in circolazione dopo averli prelevati dalla
loro “infruttuosa” destinazione iniziale, avevano sull’“economia” della regione.
Quanto al papiro BM 10068, esso inizia con
“
Anno di regno 17, mese ... (della stagione) ... giorno 10 + x, sotto la Maestà del re
dell’Alto e Basso Egitto Neferkara Setepenra (v.p.s.), il Figlio di Ra, signore delle corone
come Amon, Ramesse Khaemuase Mereramon (vp.s.), amato da Amon-Ra, re degli dei,
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Sull’obbiettività “illusoria” di molti di questi documenti della pratica, così come anche per il papiro relativo agli
scioperi dell’anno 29 di Ramesse III, si veda P.J. F
RANDSEN
,
Editing reality: the Turin Strike Papyrus
, in S. Israelit-
Groll (ed.),
Studies in Egyptology: presented to Myriam Lichtheim
, Magnes Press, Hebrew University, 1990, pp. 166-
199, a p. 172.