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L’OBELISCO VATICANO
Sisto V ha avviato il suo progetto
di restaurazione pochi mesi dopo
essere stato eletto pontefice rivol-
gendo subito la sua attenzione all’o-
belisco Vaticano, l’unico che ancora
poggiava sulla propria base dai
tempi della Roma imperiale. Il mo-
nolite, alto poco più di 25 metri, è
difficilmente databile in quanto pri-
vo di iscrizioni geroglifiche.
Plinio il
Vecchio, nella sua
Naturalis Historia
,
narra che è stato costruito ad imi-
tazione di quello eretto dal sovrano
Nencoreo
“Sesostridis filius
”,
nome
sconosciuto alle liste reali egizie
ma che oggi viene identificato con
Amenemhat II (XII dinastia). Innalza-
to originariamente nel tempio so-
lare di Eliopoli, è stato trasportato
ad Alessandria dal primo prefetto
d’Egitto Cornelio Gallo e collocato
nel Foro Giulio per volere dell’im-
peratore Ottaviano Augusto. Nel 37
d.C. l’obelisco è partito per un altro
viaggio – ben più impegnativo del
primo – quando l’imperatore Cali-
gola ha deciso di trasferirlo a Roma
per collocarlo a metà della spina
del suo circo privato situato sul lato
sinistro dell’attuale Basilica di San
Pietro, nell’area occupata oggi dalla
Sagrestia e dalla Piazza dei Protomartiri Romani. Ed è ancora Plinio a raccontarci che per trasportare l’obelisco
è stata costruita un’imbarcazione di dimensioni incredibili,
“... mai nulla fu visto sui mari di più grandioso di que-
sta nave …”,
la quale è stata poi affondata nella parte sinistra del porto di Ostia per costruirvi sopra tre moli.
Qualche decennio dopo, l’obelisco Vaticano è stato testimone della prima persecuzione dei cristiani ordinata
da Nerone in seguito all’incendio della città avvenuto nel 64 d.C., come ci tramanda Tacito nei suoi Annali. Dagli
Atti Apocrifi sappiamo invece che proprio ai piedi del monolite nel giugno del 67 d.C. si è consumato il martirio
dell’apostolo Pietro. La necropoli cristiana sorta attorno alla tomba di Pietro è diventata poi meta di pellegri-
naggi e la sacralità di quel luogo è stato il fattore determinante che ha consentito all’obelisco Vaticano di essere
l’unico fra gli oltre quaranta disseminati nell’Urbe a rimanere eretto nella sua collocazione originale per ben
quindi secoli. Ha resistito anche al sacco di Roma del 1527 ad opera dei Lanzichenecchi, ma i colpi delle loro
armi da fuoco hanno lasciato il segno nella sfera metallica che era posta in cima all’obelisco, all’interno della
quale – secondo un’antica leggenda – erano conservate le ceneri di Giulio Cesare.
Prima di Sisto V, altri pontefici avevano manifestato il desiderio di trasferire l’obelisco Vaticano al centro della
piazza antistante la nuova Basilica di San Pietro che stava sorgendo al posto della Basilica di Costantino. Tutti
però si erano dovuti arrendere di fronte alla complessità dell’operazione, ritenuta pericolosa ed eccessiva-
mente costosa anche da un nome illustre quale Michelangelo Buonarroti. L’ambizione che animava Sisto V
era senz’altro maggiore di quella dei suoi predecessori e per suo volere sono stati convocati a Roma da tutta
Europa più di cinquecento tecnici con il compito di studiare una valida soluzione all’impresa. Alla fine l’incarico
è stato affidato all’architetto svizzero Domenico Fontana, definito
“uomo d’acre ingegno e sommamente indu-
strioso
”,
il quale però era già nelle grazie di Sisto V avendolo conosciuto tempo addietro e avendo costruito
per l’allora cardinale Felice Peretti la Cappella Sistina nella Basilica di Santa Maria Maggiore (futura tomba
del pontefice). Il Fontana aveva studiato minuziosamente tutto quanto era scritto nel Rerum Gestarum dello
Obelisco Vaticano / ph P. Di Silvio