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trovava principalmente nell’Alto Egitto. Il nero (Kmt) (fig. 16) deriva-

va dal bitume usato anche nell'imbalsamazione connesso quindi

all’idea dell’aldilà e del regno dei morti. Sacro simbolo del dio sole

Ra, (kheper), lo scarabeo nero, si dipingeva macinando il carbone

prodotto dalla legna mescolato al grasso. Esso rappresentava la

terra nera, cioè l’Egitto stesso. Anche il dio Osiride a volte è rap-

presentato in nero; così i fondi dei sarcofaghi. Colori sintetici: il

verde (wahdj) (fig. 17) rappresentava il colore della rigenerazione,

associato a Ptah, colui che aveva portato l’ordine dopo il Caos pri-

mordiale, e poi ad Osiride, il dio che rinasce dopo la morte. Si può

quindi dire che per gli egizi il colore era parte integrante di ogni

aspetto della vita quotidiana ed era indizio della sostanza di ogni

cosa. Quando si diceva, per esempio, che non era possibile ve-

dere il colore degli dei, significava che non si poteva conoscere o

comprenderli veramente. La pelle verde di Osiride (chiamato

anche il Grande Verde) era un riferimento al suo potere sulla veg-

etazione e sulla sua resurrezione; “fare cose verdi” indicava un

comportamento positivo. Il dio Atum con la pelle blu (fig. 18) indi-

cava il suo aspetto cosmico. Il colore non sempre aveva un signifi-

cato simbolico, a volte, per esempio, i colori di ogni singolo animale

si alternavano per distinguerli più facilmente. Nei primi tempi della

XVIII Dinastia, il fondo era di solito dipinto di verde o, eccezional-

mente di giallo. In seguito fu preferito il bianco, anche se nelle

tombe del Periodo Ramesside (Nuovo Regno, XX Dinastia, 1196-

1070) si trova spesso il giallo. La tavolozza è limitata. Gli

ocra giallo (fig. 19), rosso e marrone sono pigmenti di

terra quindi hanno resistito bene all’invecchiamento. Il

bianco era usato solo o mescolato ad altri colori per

alleggerirne i toni e per renderli più coprenti. Il verde

era ottenuto mescolando l’azzurro al giallo ocra. Lo si

otteneva anche dai sali di rame, solitamente carbonati,

ma non sempre era resistente e a volte assumeva sfu-

mature rossastre. Il colore si applicava in toni uniformi

dentro un contorno (campitura) con un pennello, gen-

eralmente costituito da fibre di palma. In genere, i pig-

menti scelti, per essere stesi sulla superficie completa-

menteasciutta,simescolavano(temperare=mescolare)

con una sostanza collosa ottenuta da lattice di gomma,

albume d’uovo. Gli antichi egizi imitavano il colore na-

turale dell’oggetto rappresentato, quindi l’erba era

verde, il fango nero, l’acqua azzurra, gli indumenti di

lino bianchi, giallo oro e bianco argento. Le tonalità della pelle erano convenzionali: la pelle degli uomini era

bruno-rossastra, quella delle donne ocra chiaro; gli asiatici avevano la pelle di un giallo chiaro, mentre le

popolazioni dell’Egeo erano bruno-rossastre come gli egizi. Non sempre queste norme erano rispettate e a

volte le donne hanno una pelle giallo-bruna e alcuni asiatici presentano lo stesso bruno-rossastro delle

popolazioni egee. Nei gruppi di uomini disegnati con profili sovrapposti, le forme alterne sono rese in toni

chiari e scuri per distinguerle l’una dall’altra. L’unica coloritura quasi illusionistica alla quale indulgevano i pitto-

ri egizi era la rappresentazione della pelliccia degli animali, del piumaggio degli uccelli e delle scaglie dei pesci.

Quando dipingevano soggetti architettonici potevano imitare abilmente anche le venature del legno o le mac-

ule del granito rosso; rendevano anche la superficie zigrinata e venata dei recipienti di breccia e di porfido o la

striscia ondulate dei vasi di vetro policromo.

Il simbolismo nell’arte egizia

Una delle rappresentazioni più diffuse nelle pareti funerarie sia dell’Antico Regno che del Nuovo Regno che

dimostra maggiormente il legame stretto tra immagine e simbolo è quella della vigna (fig. 20) la cui rappresen-

tazione assunse un importantissimo significato legato all’ambito religioso. Addirittura la sua valenza “religiosa”

è già presente agli albori della civiltà egizia. Il vino è già bevanda di elezione del re morto dopo che ha raggiun-

to la sua destinazione celeste. Nei corredi funerari delle tombe di Abido sono stati trovati i sigilli dei tappi delle

giare e i tappi delle stesse con delle iscrizioni di notevole importanza se lette in chiave simbolica in quanto ci

fig 8 / Le lucertole e le api venivano rappresentate di profilo;

da A.A.E., op.cit., 1985, p. 60.

fig 9 / Le celebri Oche di Meidum; da C. Aldred, L’Arte Egizia,

1988, p. 65.

fig 10 / Ispezione di bestiame, da A.A.E., 1985, p. 192.