

67
MariaGrazia
Mimmo
L’ARTE EGIZIA: DALLA RAPPRESENTAZIONE AL SIMBOLISMO
Gli egizi, a differenza degli altri popoli antichi, non avevano una parola specifica per indicare il concetto di arte,
infatti il geroglifico hemut non va tradotto semplicemente arte ma va inteso come la capacità da parte dell’ar-
tista di eseguire un’opera perfetta secondo la volontà dettata dal potere centrale. Come per l’Occidente, l’arte,
per gli egizi, fu un importante simbolo di prestigio. Inoltre, a differenza delle arti occidentali, un’opera egizia, sia
essa pittura, rilievo o scultura, è il risultato della collaborazione di più artigiani, guidati da un supervisore, pa‑
ragonabile al nostro designer, in grado di correggere gli errori (fig. 1). Gli uomini diretti da questi architetti, capi
scultori e maestri, erano per lo più modesti artigiani che lavoravano in laboratori collegati ai palazzi o templi o
alle residenze dei magnati locali. Molto probabilmente questa funzione era sempre stata una prerogativa della
famiglia reale.
I canoni dell’arte egizia
Gli artisti egizi, fin dall’Antico Regno
(2575-2134 a.C. circa) decoravano
le loro tombe o i loro templi
principalmente con due tecniche:
il rilievo e la pittura. Ma prima di
eseguire una rappresentazione
l’artista doveva innanzitutto prepa-
rare la parete mediante alcuni
utensili, tra i quali tre bastoni di pic-
cole dimensioni e della stessa lung-
hezza, di cui i due esterni collegati
fra loro all’estremità superiore at-
traversouna piccola corda, inmodo
che il terzo era libero e poteva rive-
lare i punti più sporgenti. Se, sulla
parete erano presenti imperfezioni
queste venivano eliminate con l’ag-
giunta di gesso, oppure colorate.
Infine, per ottenere una parete
perfettamente liscia, essa veniva
raschiata completamente. Sulla su-
perficie così trattata veniva sovrap-
posta una griglia ottenuta facendo
scattare la cordicella intrisa di colo-
re e tesa ad intervalli in senso verti-
cale e orizzontale (fig. 2).
Appena preparata la parete l’artista poteva eseguire la pittura, o il rilievo, secondo alcune regole fondamenta-
li. La prima norma era quella delle proporzioni che dovevano essere perfette e per fare questo avevano inven-
tato i cosiddetti diagrammi. Questi diagrammi subirono delle variazioni a seconda delle epoche. Durante l’An-
tico Regno il diagramma era costituito da sei linee orizzontali intersecando la linea verticalemediana del corpo.
Spesso queste linee attraversavano lunghe processioni di figure (fig. n.3). Dal Medio Regno (2040-1640 a.C.) in
poi si poteva costruire una figura anche attraverso una quadrettatura che, inizialmente, era costituita da 18
quadretti in altezza. In questo canone, il piede aveva l’altezza di un quadrato ed una lunghezza pari a 3,5 qua-
dretti. Se la figura era in stato di quiete tra i due piedi la distanza era di 4,5 quadretti, se era in movimento era
Fig 1 / Orafi, falegnami, gioiellieri e incisori, da una pittura della XVIII Dinastia (1550-1070 a.C.), da J. Baines e J.
Málek, Atlante dell’Antico Egitto, (ed. it. a cura di A. Roccati), Novara, 1985, p.194.