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MariaGrazia

Mimmo

L’ARTE EGIZIA: DALLA RAPPRESENTAZIONE AL SIMBOLISMO

Gli egizi, a differenza degli altri popoli antichi, non avevano una parola specifica per indicare il concetto di arte,

infatti il geroglifico hemut non va tradotto semplicemente arte ma va inteso come la capacità da parte dell’ar-

tista di eseguire un’opera perfetta secondo la volontà dettata dal potere centrale. Come per l’Occidente, l’arte,

per gli egizi, fu un importante simbolo di prestigio. Inoltre, a differenza delle arti occidentali, un’opera egizia, sia

essa pittura, rilievo o scultura, è il risultato della collaborazione di più artigiani, guidati da un supervisore, pa‑

ragonabile al nostro designer, in grado di correggere gli errori (fig. 1). Gli uomini diretti da questi architetti, capi

scultori e maestri, erano per lo più modesti artigiani che lavoravano in laboratori collegati ai palazzi o templi o

alle residenze dei magnati locali. Molto probabilmente questa funzione era sempre stata una prerogativa della

famiglia reale.

I canoni dell’arte egizia

Gli artisti egizi, fin dall’Antico Regno

(2575-2134 a.C. circa) decoravano

le loro tombe o i loro templi

principalmente con due tecniche:

il rilievo e la pittura. Ma prima di

eseguire una rappresentazione

l’artista doveva innanzitutto prepa-

rare la parete mediante alcuni

utensili, tra i quali tre bastoni di pic-

cole dimensioni e della stessa lung-

hezza, di cui i due esterni collegati

fra loro all’estremità superiore at-

traversouna piccola corda, inmodo

che il terzo era libero e poteva rive-

lare i punti più sporgenti. Se, sulla

parete erano presenti imperfezioni

queste venivano eliminate con l’ag-

giunta di gesso, oppure colorate.

Infine, per ottenere una parete

perfettamente liscia, essa veniva

raschiata completamente. Sulla su-

perficie così trattata veniva sovrap-

posta una griglia ottenuta facendo

scattare la cordicella intrisa di colo-

re e tesa ad intervalli in senso verti-

cale e orizzontale (fig. 2).

Appena preparata la parete l’artista poteva eseguire la pittura, o il rilievo, secondo alcune regole fondamenta-

li. La prima norma era quella delle proporzioni che dovevano essere perfette e per fare questo avevano inven-

tato i cosiddetti diagrammi. Questi diagrammi subirono delle variazioni a seconda delle epoche. Durante l’An-

tico Regno il diagramma era costituito da sei linee orizzontali intersecando la linea verticalemediana del corpo.

Spesso queste linee attraversavano lunghe processioni di figure (fig. n.3). Dal Medio Regno (2040-1640 a.C.) in

poi si poteva costruire una figura anche attraverso una quadrettatura che, inizialmente, era costituita da 18

quadretti in altezza. In questo canone, il piede aveva l’altezza di un quadrato ed una lunghezza pari a 3,5 qua-

dretti. Se la figura era in stato di quiete tra i due piedi la distanza era di 4,5 quadretti, se era in movimento era

Fig 1 / Orafi, falegnami, gioiellieri e incisori, da una pittura della XVIII Dinastia (1550-1070 a.C.), da J. Baines e J.

Málek, Atlante dell’Antico Egitto, (ed. it. a cura di A. Roccati), Novara, 1985, p.194.