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GLI OBELISCHI EGIZI A ROMA

Da sempre l’uomo si è costruito dei simboli che in qualche modo lo avvicinassero al divino, al soprannaturale,

che rendessero concreto il suo rapporto con il trascendente. Alcuni di essi erano così piccoli da poter essere

indossati, altri potevano pesare decine di tonnellate come nel caso di uno dei simboli più celebri dell’antico

Egitto: gli obelischi, che sono presenti nelle città di tutto il mondo.

Una trentina di questi sono di origine egizia, altri sempre di epoca antica, altri ancora di epoca moderna ma

realizzati a ispirazione di quelli egizi. Roma è la città che in assoluto possiede il maggior numero di obelischi

antichi, 13 in tutto, di cui 8 di epoca egizia e 5 di epoca romana. Questo è il primo di una serie di articoli che

ci faranno conoscere uno ad uno gli obelischi di Roma seguendo cronologicamente la storia della loro riedifi-

cazione nella nostra capitale e traducendo le iscrizioni geroglifiche dove presenti. Dopo una parte introduttiva

che abbraccia la storia egizia e quella romana, questo primo appuntamento dedica una particolare attenzione

al monolite Vaticano perché, come si diceva poc’anzi, è stato il primo ad essere riedificato in epoca moderna

inaugurando così la lunga opera di cristianizzazione degli obelischi voluta dai pontefici romani.

Introduzione

Il nome “obelisco” deriva dal greco

οβελίσκος

,

diminutivo di

οβελος

,

spiedo, asta, con chiaro riferimento alla sua

forma allungata e appuntita. Gli egizi lo indicavano con la parola tèkhen

,

txn

.

In una fase primitiva forse

l’obelisco era semplicemente una pietra sacra di forma irregolare che è stata poi perfezionata fino ad assume-

re l’aspetto allungato e affusolato che oggi conosciamo. La sua forma deriva da quella della piramide e come

questa rappresenta il fascio di raggi solari che si diffondono sulla terra: era quindi unmonumento strettamen-

te connesso al culto dio-sole Ra. Il legame con la forma piramidale è ancora evidente se si osserva la cuspide

dell’obelisco, quella chiamata dai greci

pyramidion

(piccola piramide), ma che in realtà rappresentava la cosid-

detta pietra benben

, simbolo della mitica Collina emersa dall’oceano primordiale (il Nun) durante la

creazione. Le notizie più remote riguardanti gli obelischi risalgono all’Antico Regno ed è proprio la famosa pia-

na di Giza a raccontarcelo. Il principe Merhet, figlio del re Khufu (Cheope), fra i vari titoli riportati nelle iscrizioni

della sua tomba aveva anche quello di “

sacerdote del grande obelisco di Khufu”

. Questi antichi esemplari erano

realizzati con blocchi di calcare e avevano probabilmente dimensioni inferiori rispetto a quelli costruiti in epo-

che successive. Purtroppo quasi nulla rimane del grande centro di culto solare situato ad Eliopoli dove questi

obelischi si innalzavano numerosi, ma si possono immaginare strutture simili a quelle sopravvissute nei siti di

Abu Ghurab e Abusir, fra le quali la meglio conservata è il tempio solare di Niuserra. La tecnica di realizzazione

degli obelischi è poi cambiata e si è passati dai blocchi di calcare ai monoliti di granito. Venivano estratti dalla

grande cava di Aswan, nel sud dell’Egitto, dove ancora oggi giace il famoso

“obelisco incompiuto”

, scavato su tre

lati e poi abbandonato forse a causa di alcune rotture nella parte inferiore. Questi monoliti erano spesso incisi

con iscrizioni geroglifiche che celebravano il giubileo reale o altri importanti avvenimenti riguardanti il regno

del sovrano che li aveva fatti erigere. Quello in granito rosso di Senusret I è l’obelisco più antico ancora eretto

in Egitto, e si innalza proprio ad Eliopoli nel sito in cui il sovrano aveva fatto edificare un tempio solare a partire

dal suo terzo anno di regno; è l’unico superstite della coppia di obelischi che sorgevano davanti all’ingresso del

tempio (il gemello è andato distrutto attorno al 1200 d.C.) e le sue iscrizioni si riferiscono proprio alla celebra-

zione del giubileo del re, nel trentesimo anno di regno. L’utilizzo dell’obelisco come monumento celebrativo è

diventato ancor più frequente nel Nuovo Regno e fra i costruttori più famosi ricordiamo Hatshepsut, Thutmosi

III, Sethi I, Ramesse II, fino a citare in Tarda Epoca Psammetico II.

Purtroppo molti obelischi sono andati distrutti e molti altri sono stati portati via dalla loro terra già nei tempi

antichi per mano dei vari conquistatori che si sono avvicendati sul trono d’Egitto negli ultimi secoli di vita del-

Paolo

Belloni

EGITTOLOGIA