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modo evidente durante il regno di Amen-
hotep II. Assieme al dio Reshef si occupava
dell’educazione bellicosa del giovane prin-
cipe ereditario, veniva rappresentata infat-
ti come la dea che cavalca in quanto “si-
gnora dei cavalli”. Anche in Asia anteriore
Astarte era collegata al cavallo, antico mo-
tivo messo in relazione col carattere sel-
vaggio e bellicoso della dea. Rappresenta-
zioni di Astarte che cavalca si sono
conservate a partire dal regno di Thutmo-
si IV, proprio all’epoca di questo faraone
risale la parte superiore di una stele molto
danneggiata che raffigura la dea Astarte
nuda mentre sta cavalcando all’amazzone
un cavallo. La briglia del cavallo è avvolta
sul suo corpo perché ha bisogno di en-
trambe le braccia per tendere l’arco; la
freccia sta per essere lanciata contro un
nubiano che scappa, purtroppo di
quest’ultimo si è conservata solo la parte
superiore. L’intera scena è dominata da un
sole alato, dettaglio frequente sotto il regno di Thutomsis IV, che ci permette di fare risalire la stele alla metà
della XVIII dinastia. (foto 4) Un’altra stele proveniente dal Ramesseo e datata per ragioni stilistiche alla XIX dina-
stia è certamente da attribuire ad Astarte che cavalca. Nella parte superiore la dea è rappresentata nuda,
mentre cavalca un cavallo al galoppo; con la mano destra brandisce al di sopra della sua testa un’arma e con
la mano sinistra afferra la criniera del cavallo. Nella parte inferiore della stele si trova il donatore inginocchiato
mentre sta facendo un’offerta davanti a due tavolini. (foto 5) Sono stati ritrovati anche numerosi ostraka raffi-
guranti la dea, anche se queste ultime rappresentazioni non sono uniformi poiché mancano degli attributi
divini che Astarte possiede sulle stele: la corona atef e le sue armi tipiche che possono essere freccia, arco o
scudo e lancia. Questo si spiega considerando il fatto che gli ostraka non possedevano un carattere ufficiale
come le stele ma erano un tipo di rappresentazione più libera frutto della creatività dell’artista. Negli ostraka
si trovano solo disegni di una cavallerizza selvaggia senza attributi della dea. Uno degli ostraka meglio conser-
vato è quello del Museo di Berlino in cui si vede una donna nuda che indossa solo una collana e degli orecchi-
ni mentre sta cavalcando un cavallo senza sella e tiene con la mano sinistra le redini e con la destra brandisce
quello che può essere un arco o una freccia. (foto 6) Altro ostraka da classificare fra il gruppo di quelli di Astar-
te è al Museo di Cambridge, proveniente da Deir el-Medina. Qui il cavallo galoppa su un terreno irregolare
puntellato con piccole macchie che rappresentano il deserto. La donna, senza armi, appoggia la mano destra
sul dorso del cavallo. (foto 7) Conosciamo inoltre due piccoli monumenti votivi donati ad “Astarte la siriana” i
quali contengono preghiere per avere la salute a testimonianza che la gloria della dea divenne smisurata in
Egitto a seguito della guarigione di Amenhopte III. La prima è una piccola stele, appartenente ad un guardiano
della porte di nome Ram, il quale, a causa della sofferenza alla gamba provocata dalla poliomielite, si curava
pregando la dea. Sulla stele non viene rappresentata la dea Astarte ma sopra la figura del donatore si trova il
suo nome: “Astarte la siriana”.
Anche nella seconda stele votiva di un funzionario menfita viene nominata “Astarte la siriana” in una preghiera
per avere salvezza e salute: “Un’offerta funeraria che Astarte la siriana vuole dare, la signora del cielo, la signo-
ra delle due terre, la signora di tutti gli dei. Lei vuole dare vita, salvezza e salute, abilità nel tempio di Ptah per
il ka del funzionario Ptahankh”.
La dea Qadesh
Sulle stele egiziane del Nuovo Regno si trova di frequente la rappresentazione di una dea nuda che sta in piedi
su un leone, la quale tiene con una mano un mazzo di gigli e con l’altra mano dei serpenti. La dea è quasi sem-
pre raffigurata nuda in vista frontale con una grande parrucca, segno di riconoscimento della dea Hathor in
Egitto a partire dal Medio Regno. Le iscrizioni egiziane la menzionano col nome Qadesh. Il tipo di rappresen-
tazione, a prescindere dai dettagli come la parrucca hathorica, non è egiziana ma di origine asiatica; questo è
foto 6 / Ostrakon raffigurante la dea Astarte / LECLANT J., Astarte a cheval d’après les représentations
égyptiennes, in Syria 37 (1960), tav. III A.