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Europa per i più disparati utilizzi.
Resi in polvere e mescolati a liquori,
erano ricercatissimi come medicine
contro le emorragie e le malattie
femminili o come tonici afrodisiaci
e, durante il Rinascimento, erano
impiegati in pittura nella realizzazio-
ne di un particolare pigmento detto
appunto “bruno di mummia”. Nean-
che le bende erano risparmiate ed
erano trasformate in una carta di
qualità in voga alla fine dell’Otto-
cento. Ma, la fine sicuramente più
indegna è da imputarsi agli Egiziani
stessi che, nella seconda metà del
XIX secolo, bruciarono mummie al
posto del carbone sulle locomotive
della tratta Alessandria-Cairo.
In realtà, il vero interesse degli Occi-
dentali per questi “reperti esotici”
andò di pari passo con la nascita dell’egittologia tra ‘800 e ‘900. Frammenti di mummie erano inclusi tra le
mirabilia delle wunderkammern già nel XVI secolo, ma è solo con l’istituzione delle prime grandi collezioni
egittologiche che la gente scoprì la morbosa passione per i cadaveri del Nilo. Musei di tutto il mondo comin-
ciarono a gareggiare per accaparrarsi sarcofagi e canopi, possibilmente pieni, mentre nella gotica Inghilterra
vittoriana si diffuse una moda che coinvolgeva un vasto pubblico di curiosi: lo sbendaggio in diretta. Nei salot-
ti della ricca borghesia o alla presenza di centinaia di persone in luoghi pubblici, veniva tolto ogni involucro
dell’imbalsamazione, dalla copertura in cartonnage fino alle bende di lino, lasciando il corpo “nudo”. Ad esem-
pio, l’egittologa Margaret Murrey sbendò la mummia del sacerdote Khnum-Nakht presso il Manchester Mu-
seum davanti a 500 spettatori a bocca aperta.
I “
Mummy Unwrapping Parties
” e, qualche decennio dopo, la “
Tutmania
” esplosa con la scoperta di Howard
Carter riflettevano il gusto dell’orrido e l’attrazione verso la morte che, purtroppo ancora oggi, spesso caratte-
rizza chi entra in un museo e si trova di fronte a una teca contente resti umani, esattamente come chi guarda
un horror o segue con attenzione ogni aggiornamento di cronaca nera. La cultura popolare, infarcita di ro-
manzi, film e leggende metropolita-
ne, ha insinuato nel grande pubbli-
co un pregiudizio difficile da
estirpare, cioè che la cultura egizia
fosse ossessionata dall’Aldilà. Non
c’è niente di più sbagliato e baste-
rebbe leggere una delle tante poe-
sie d’amore arrivate fino a noi o
dare un’occhiata al “Papiro erotico”
di Torino per rendersi conto di
come la gente dell’epoca fosse così
lugubre. In Egitto, la maggior parte
dei contesti archeologici è di tipo
templare o funerario per la confor-
mazione geografica del paese. L’esi-
guità delle terre fertili, infatti, ha
fatto sì che le stesse aree siano
state sfruttate per millenni per gli
insediamenti abitativi, con la conse-
guente cancellazione di quelli più
Cripta del Convento dei Frati Minori Cappuccini, Roma. / fonte
imgur.comMargaret Murrey sbenda la mummia di Khnum-Nakht, Manchester Museum / fonte:
pasthorizonspr.com