Table of Contents Table of Contents
Previous Page  39 / 136 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 39 / 136 Next Page
Page Background

39

Riparia

fu risolto deviando il corso del fiume e rettificandone il traccia-

to. Il cimitero prende il nome di “monumentale”

5

proprio per i numerosi

monumenti e le numerose opere d’arte presenti al suo interno. Proprio

per questo motivo la Comunità Europea inserì il Monumentale torinese

nel volume “Arte e Architettura funeraria”, insieme a quelli di Dublino,

Madrid e Genova. Il sarcofago di cui parleremo è oggi noto come sarco-

fago “Parvis”, dal nome dell’ultimo proprietario. Nella foto 1 è raffigurato

il monumento in questione.

Per un qualche astruso motivo non compare in nessuna delle guide ai

monumenti del cimitero sinora pubblicate, però è menzionato nel Ca-

talogo dei Beni Culturali pubblicato dalla Soprintendenza Archeologica

del Piemonte. Attualmente il sarcofago non funge da sepoltura: infatti

è semplicemente appoggiato sulla copertura di una cripta, segnalando

quindi solo la presenza di una tomba: si potrebbe quindi considerare

come una “stele”. Il materiale di costruzione è il granito rosa proveniente

dalle cave di Assuan, la forma è quella di un parallelepipedo. Si tratta

di un blocco unico: è probabile che dalla cava venne estratto un unico

blocco dal quale, al termine della lavorazione, vennero ricavati sia il sar-

cofago che il coperchio. Una recente misurazione ha confermato i vecchi

dati: 2,40 metri di lunghezza, 1,10 di larghezza e 1,25 metri di altezza. Si

tratta di un sarcofago anepigrafe, con tutte le facce lisce e senza alcuna

decorazione. Nonostante sia da più di cent’anni esposto alle intemperie

la conservazione è molto buona. In epoca recente, fatta incidere dal Par-

vis, un’iscrizione ricorda come lo stesso Giuseppe Parvis, di cui in seguito

parleremo, si distinse per le sue gesta in Egitto. Il sarcofago presenta

le caratteristiche dei sarcofagi litici dell’Antico Regno: a suffragare que-

sta datazione è il confronto con quello esposto nel Museo Egizio di To-

rino, proveniente dalla mastaba 44 di El-Giza e scoperto dal Lepsius, di

dwA-n-Ra

6

“Dua-en-Ra” che fu uno dei figli del sovrano Chefren. E’ quindi

probabile che quello del Parvis provenga da un laboratorio reale attivo

durante il regno di questo sovrano. Sicuramente il defunto seppellito in

origine faceva parte della corte del faraone: solo a questi personaggi era

infatti concesso il privilegio di farsi inumare nei pressi della tomba reale;

inoltre l’utilizzo del granito proveniente da Assuan era prerogativa di chi

apparteneva alla famiglia del re: molto rari sono i casi di utilizzo di que-

sto materiale da parte di personaggi non facenti parte della famiglia del

sovrano. Generalmente i sarcofagi in pietra presentano una cassa mo-

nolitica chiusa da un coperchio, anch’esso monolitico. Essendo il costo,

tra lavorazione e trasporto, decisamente elevato e quindi praticamente

impossibile da affrontare per un qualsiasi privato, anche se di alto rango,

sia la tomba che il sarcofago erano doni del sovrano. Di ciò ne è testimo-

nianza un’iscrizione presente nel sarcofago di

Mr.S-anx

III nella quale si

legge che l’intera sepoltura venne donata dalla mamma della defunta, la

regina

htp-Hr.S

II

7

.

Nell’Antico Regno i blocchi per la costruzione dei sar-

cofagi di granito non erano estratti direttamente dalla roccia viva, tecnica

che sembrerebbe essere iniziata solo nel Medio Regno, ma si lavorava su

pietre già staccatasi in maniera naturale. Su questi massi veniva eviden-

ziato il contorno del futuro sarcofago mediante piccole cavità, nelle quali

venivano in seguito inseriti cunei di legno bagnati con acqua che, gonfiati

dall’umidità, producevano delle fratture nella pietra

8

.

5 Tale nome è relativamente recente: infatti fu alla metà degli anni ’80 del secolo scorso che l’allora assessore ai cimiteri, Beppe Lodi, propose in

giunta la nuova denominazione.

6 Suppl. 1839, 1839.

7 Regina nel corso della IV dinastia, moglie del sovrano Djedefra. Di questo sovrano poche sono le notizie giunte sino a noi: il Canone Reale, esposto

a Torino, gli attribuisce solo 8 anni di Regno.

8 Tracce di questa tecnica si possono ancora scoprire in molte cave, in primis quelle di Assuan.

"Per un qualche

astruso motivo

non compare

in nessuna

delle guide ai

monumenti del

cimitero sinora

pubblicate, però

è menzionato

nel Catalogo dei

Beni Culturali

pubblicato dalla

Soprintendenza

Archeologica del

Piemonte."