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fulmine e delle epidemie; a causa dei suoi poteri funesti si può affermare che Reshef era anche il dio degli

Inferi, come tale mostra le stesse caratteristiche del dio degli Inferi mesopotamico Nergal. Era inoltre il dio

della peste, della morte e allo stesso tempo dio della guerra e delle forze distruttive della natura; in queste sue

caratteristiche era uguale al sole incandescente d’estate che

minacciava di bruciare tutta la vita sulla terra.

Queste sue caratteristiche vengono collegate ad un elemento

iconografico che compare in alcune stele del dio: la testa di gaz-

zella messa al posto dell’ureo che si trovava abitualmente nelle

corone degli dei e sovrani egiziani. La gazzella potrebbe quindi

essere stata associata a Reshef per la sua capacità di infligge-

re del male, infatti, nel pensiero egiziano, la gazzella e l’antilope

erano trattati spesso come animali nocivi , pestilenziali e dan-

nosi; le gazzelle erano conosciute come distruttrici dei raccolti

quando arrivavano dal deserto verso le coltivazioni.

Le prime attestazioni di Reshef in Egitto risalgono al Nuovo

Regno, con il re Amenhotep II; questo re probabilmente aveva

una predilezione per le divinità asiatiche perché durante il suo

regno queste iniziarono ad essere rappresentate e menzionate

assieme al re. Forse dipendeva dal fatto che Amenhotep II risiedeva, come principe ereditario in Perunefer,

a Menfi, luogo in cui doveva esistere un forte influsso asiatico. A ciò si aggiungeva, probabilmente, anche un

forte interesse personale del re per le divinità asiatiche bellicose, che derivava dalle guerre e conquiste in

Siria e in Palestina fatte dal suo predecessore Thutmosi III. Già dalla giovane età queste divinità gli sono state

vicine, in una stele proveniente dall’area della sfinge di Giza, il re riferisce che, ancora principe, sapeva con-

durre i cavalli della scuderia e per questo “Reshef e Astarte si rallegrano di ciò”. Astarte, come sappiamo dai

ritrovamenti di Ugarit, è stata la “signora dei cavalli”, mentre in

Egitto venne adorata come la “dea che cavalca”, e viene nomi-

nata qui per questa sua peculiarità ma non si può stabilire con

certezza quale fosse il suo rapporto con Reshef. Quest’ultimo

probabilmente veniva riconosciuto come un dio “educatore del

principe”; a sostegno di ciò sono state trovate numerose testi-

monianze in Egitto che raffigurano Reshef mentre cavalca come

Astarte, armato di scudo, lancia e una mazza che agitava sopra

la testa. Le due divinità infatti, se raffigurate a cavallo, non sono

sempre di facile distinzione soprattutto in assenza di iscrizioni.

Esaminando le armi di Reshef possiamo osservare che quando

egli cavalca tiene sempre lancia e scudo in una mano, al contra-

rio di Astarte.

La dea è armata solo una volta con lo scudo, che tuttavia non tie-

ne dritto come il dio Reshef ma lo agita sopra la testa (foto 5 e 6).

A metà della XVIII dinastia finirono le rappresentazioni di Reshef

a cavallo, e abbiamo dei casi in cui le stele vennero donate al dio

da adoratori asiatici in Egitto, principalmente soldati e mercanti

che continuarono ad adorare le proprie divinità; è questo il caso

di una stele proveniente da Wadi es-Sebua in Nubia, donata nel

tempio di Amenhotep III da un mercenario asiatico di nome Qe-

mabal, il quale prestava servizio in Egitto. La stele è divisa in due

registri, nella parte superiore siedono Amon, il dio principale del tempio, e di fronte Seth. Nel registro inferiore,

davanti ad un altare, si trova Reshef mentre dall’altro lato dell’altare sta il donatore Qemabal in portamento

di adorazione. Reshef è rappresentato in piedi mentre cammina, porta la corona conica alla base della quale

pendono due nastri. Indossa un corto gonnellino il cui margine inferiore è ornato con delle frange, del volto

si riesce a scorgere solo la barba tipicamente asiatica; nella mano sinistra tiene scudo e lancia, mentre nella

mano destra tiene una mazza. Questa rappresentazione non è usuale perché di solito il dio tiene il braccio al-

foto 5 / Disegno del frammento di stele trovato a Tebe, nel tempio funera-

rio di Thumosis IV

foto 6 / Particolare del rilievo raffigurante la dea Astarte, Wadi Abbad.