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vita e tutta la salute”. Il nome Merer può essere la forma abbreviata di

un nome egiziano, ma il nome del padre Sur è probabilmente un nome

asiatico (foto 10). Nella XIX dinastia iniziarono ad essere prodotte, oltre

alle stele, anche delle statuette di Reshef, che continuiamo a trovare fino

al periodo greco-romano: si tratta dei cosiddetti “bronzi di Reshef”, un

tipo di rappresentazione del dio che viene designata anche col nome

generale di “grande dio siriano”.

Tutti i bronzi hanno un elemento in comune: rappre-

sentano un dio mentre cammina, il quale tiene alzato il

braccio destro mentre tende il sinistro in avanti; questo

portamento corrisponde esattamente a quello delle

rappresentazioni di Reshef sulle stele. Come dio della

salvezza Reshef doveva garantire la protezione e l’aiu-

to ai proprietari delle stele contro le malattie; quindi si

presume che le stele si trovassero in case private e ca-

mere ad uso abitativo.

IL DIO HORAN

Il nome di questo dio venne alla luce

abbastanza recentemente grazie alle scoperte di mo-

numenti e testi egiziani che lomenzionavano; in seguito

il suo nome fu ritrovato anche in Siria e Palestina. Però

a causa della scarsità del materiale a nostra disposizio-

ne non possiamo avere un’immagine chiara sulla sua

funzione e sul suo carattere originario. La scrittura egi-

ziana più frequente per il nome di questo dio è: Huru-

na, vocalizzato Hauron nella zona palestinese e Horan

a Ugarit, il cui nome deriverebbe dalla radice “haur” che

significa “profondità” e fa supporre perciò una sfuma-

tura di dio degli inferi e della morte. Tramite quest’ul-

tima osservazione abbiamo un’indicazione diretta sul

suo carattere, a sostegno di questa ipostesi esiste una

formula di maledizione proveniente da Ugarit nella

quale Horan era visto come colui che aveva il potere

della maledizione mortale. Il nome Horon si trovava nel

toponimo Beth-horon, che apparteneva alla zona di in-

flusso cananaico, il quale era presente anche nella lista

delle città conquistate come: Bati-huarun, forse luogo

di culto del dio stesso. Probabilmente Horan arrivò in

Egitto nel periodo Hyksos come una divinità straniera

e poi attraverso la sua unione con la grande sfinge di

Giza la sua popolarità aumentò; le prime attestazioni che accertano una

venerazione evidente del dio Horan in Egitto provengono dal periodo di

Amenhotep II. Gli stranieri in Egitto vedevano nella sfinge l’immagine del

loro dio Horan ed associavano i due culti a causa della forte somiglianza

fonetica delle due parole: sfinge “huru” e Horan “hurun”.

Attraverso questa comparazione aumentava l’importanza del dio Horan,

il quale era insignificante in Egitto, poiché la sfinge veniva identificata nel

Nuovo Regno col dio falco Harmachis ed assumeva, tramite questa unio-

ne, sempre più significato anche per gli egiziani. Così il dio Horan, identifi-

cato con Harmachis, è stato venerato anche dagli egiziani che talvolta lo

raffiguravano sottoforma di falco. La moltitudine di grandi e piccole stele

votive rinvenute dagli scavi nella zona della sfinge fa vedere chiaramente

che veniva adorata come un essere divino dal Nuovo Regno fino all’età

foto 11 / Stele di Nebnny dedicata al dio Horan

Harmachis raffigurato sottoforma di falco