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più tarda. Da queste testimonianze possiamo distinguere tre aspetti
cultuali diversi della sfinge: venne venerata, infatti, sotto il nome di
“huru”=sfinge, con il nome di Harmachis ed infine anche col nome del
dio straniero Horan.
Le stele dedicate ad Horan a Giza lo raffigurano sotto l’aspetto di una
sfinge sdraiata e più raramente anche sotto forma di falco se è legato
ad Harmachis. Vediamo quindi, su una stele proveniente da Giza, il
dio Horan menzionato assieme al dio Harmachis, intendendo chia-
ramente un solo dio, poiché il verbo della formula viene costruito al
singolare. Su questa stele è rappresentato un grande falco, eseguito
molto finemente, dietro al quale ci sono tre colonne di iscrizioni ge-
roglifiche in cui si legge: “O Hurna-Harmachis, possa egli dare lode e
amore al ka del servo di Kheraha Nebneny” (foto 11).
Su un’altra stele, in cui viene rappresentata la sfinge nel registro su-
periore ed un uomo con una donna inginocchiati nel registro inferio-
re, il dio Horan viene chiamato Hurona, infatti si legge: “O Harmachis
di Hurona, il grande dio”. Nell’iscrizione del registro inferiore si legge:
“Un beneficio che il re dà al tuo ka, o Hurona-Harmachis, il grande
dio. Possa egli dare prosperità, salute al ka dello scultore delle Due
Terre, Dhutynekht. Sua sorella, la sua amata, la padrona di casa Ana-
themheb”. Dal nome della moglie, il quale significa “Anath è in festa”, si
può concludere che almeno la donna era di origine asiatica (foto 12).
Solo attraverso la sua equiparazione con la sfinge, di sicuro dovuta ai
suoi adoratori di origine asiatica, il dio Horan divenne dio regale e ven-
ne venerato in realtà solo come tale poiché, al di fuori dei monumenti
che provengono dai dintorni della grande sfinge, si trovano solo poche
indicazioni circa una sua venerazione nel resto del territorio egiziano.
Solo nella città di Pi-Ramses Horan possedeva un piccolo santuario
come dio fa-
cente
parte
del culto rega-
le. All’interno
è stata trovata
una statua, la
quale raffigu-
ra Horan sotto
forma di falco
che protegge
Ramesse II nel-
le sembianze
di un bambino
che porta l’indice alla bocca e con la mano sinistra tie-
ne un giunco. Questa statua ha un doppio significato
perché dà luogo alla scrittura crittografica del nome di
Ramesse II. Nell’iscrizione attorno alla base si legge: “il
buon dio Usermaatra, figlio di Ra, amato da Horan di
Ramesse Miamun” (foto 13).
foto 13 / Nome crittografico di Ramesse II
foto 12 / Stele di Dhutynekhet dedicata al dio Horan, Giza
Roberta
Vivian
Veneziana, da sempre appassionata di
Antico Egitto, ha conseguito la laurea ma-
gistrale in Conservazione dei Beni Archeo-
logici presso l’Università di Ca’ Foscari nel
2005, interessandosi nella tesi triennale
del villag- gio di Deir el Medina e successi-
vamente, nella tesi spe- cialistica, del culto
delle divinità asiatiche in Egitto. Durante la
sua formazione ha svolto diverse attività...
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