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approfondimento
diverse possono incroc iarsi per com mercio,
viaggi, lavoro, guerra oppure semplicemente per
vicinanza geografica.
A questo punto bisogna capire se si trattava di
persone straniere che vivevano nel nostro paese
ma continuavano a seguire la propria religione,
oppure di italiani che per i motivi sopra elencati
vennero a contatto con religioni straniere e con-
tinuarono a praticarle anche in Italia. Infine c’è
da cons iderare la variant e per sonale di o gni
culto, che risulta più difficile da capire con le sole
testimonianze materiali.
L’argomento esposto finora, che sembra così at-
tuale, in realtà rispecchia ciò che a ccadde nel-
l’Antico Egitto per tutta la sua storia, culminando
nel peri odo di dom inazione straniera da parte
degli Hyk sos e nel corso del Nuovo Regno, pe-
riodi ai quali viene datato la maggior parte del
materiale a nostra disposizione che comprende
testi regali, preghiere e stele votive; è su queste
testimonianze oggetti ve che v errà condotta
l’analisi sulle divinità stranierein Egitto cercando
di capire da chi e per quale ragione furono por-
tate nel territorio egiziano. In seguito proveremo
a dare un’interpretazione alle rappresentazioni
tentando di definire qual e funz ione av essero
queste divinità in Egitto.
Antico Regno
Fin dal l’inizio della storia egiziana e per tutto
l’Antico Regno non si hanno testimonianze sulla
conoscenza o venerazione di divinità straniere in
Egitto a causa della mancanza di fonti. Sappiamo
però che gli egiziani della IV dinastia fecero delle
spedizioni in Fenicia, in particolare a Biblo; ma
qui, al contrario di quello che accadde successi-
vamente nel N uovo R egno, no n adot tarono e
quindi non si misero sotto la protezione di divi-
nità straniere poiché commerciavano sull’ inca-
rico del re egi ziano che er a considerato “i l più
grande degli dei”.
La prima rimozione graduale del re egiziano dalla
sua posizione di dio supremo provocò uno svi-
luppo maggiore del culto delle divinità locali; ri-
masero infatti, per il momento, sempre le divinità
egiziane a proteggere le spedizioni all’estero e
nelle cave di pietra.
Ad esempio nel Sinai durante l’Antico Regno tro-
viamo il dio Thot come “Signore di Iuntiu” e “Si-
gnore delle terre straniere”, probabilmente
anche “Signore delle zone desertiche orientali”.
Nel Sinai ed in altre zone in cui venivano estratte
le materie prime, come Serabit el-Khadim, lo
Wadi el-Hudi e la terra di Punt, troviamo vari epi-
teti del la dea Hathor collegati c on le materie
prime che si estraevano; come dea ad esse colle-
gata accompagnava l e spedizioni egiziane nei
paesi d’origine e diventò per gli e giziani la “Si -
gnora del le zo ne di materie prime”. P robabil-
mente già a partire da questo periodo, tramite le
spedizione nelle zone di confine, si sviluppò nella
cultura egiziana un’influenza religiosa che arri-
vava dall’area del Sinai e della Palestina meridio-
nale.
La zona di confine fra Egitto e Palestina, incluso
il Sinai, era a quel tempo come oggi inospitale e
offriva sostentamento solo agl i animali dei no-
madi; gli Egiziani chiamavano questi no madi
heriu sha, gli “abitanti della sabbia”, per il loro
modo di vi ta. Per separarli da que sti ul timi, gl i
abitanti della Palestina sono quelli che venivano
chiamati prima setjetiu e poi aamu, denomina-
zione che si estenderà in seguito ai vicini asiatici;
la zona palestinese ha da s empre gi ocato u n
ruolo molto importante c ome m ediatore fra
Egitto e le altre zone del Vicino Oriente mesco-
lando al suo interno varie tradizioni differenti.
Le influenze reciproche fra le diverse popolazioni
si vedono in particolare nelle città costiere feni-