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approfondimento

influssi stranieri

nella

religione egiziana

di Roberta Vivian

(PRIMA PARTE)

Proviamo a catapultarci con la mente nel futuro, magari fra 3000 anni, e pensiamo: se un archeologo

dovesse scavare alcune nostre città, che idea si farebbe dei nostri culti religiosi sulla base delle rile-

vanze archeologiche? Troverebbe per la maggior parte resti di chiese o santuari di qualche ordine

cristiano, ma anche, in minor numero e solo in alcune città, resti di qualche moschea o tempio ebraico

e in base ai ritrovamenti, si renderebbe conto che queste erano forse le religioni più diffuse nello stato

italiano.

Ma se riuscisse a condurre indagini anche sui resti delle abitazioni in una qualunque città? Probabil-

mente accanto ai culti per così dire “ufficiali”, quelli più diffusi, troverebbe forse i resti di libri o oggetti

che manifestano un interesse per religioni nuove oppure importate da paesi lontani: come il New Age,

il Buddismo, l’Induismo ecc. Da questo ne deriverebbe un quadro molto complesso per l’archeologo,

poiché si troverebbe di fronte ad una religione ufficiale e ad altre religioni arrivate in seguito dal-

l’esterno tramite contatti di vario tipo fra le popolazioni; pensiamo ad esempio che due popolazioni

Arrivo degli asiatici in Egitto, da un affresco della tomba di Khnumhotep a Beni Hasan, XII dinastia