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samarcanda
la via
dorata
per
samarcanda
di Aila Santi
ARCHEOLOGIA NEL CUORE DELLA VIA DELLA SETA
Siamo arrivati a Samarcanda a notte tarda, dopo un lungo viaggio. Ci siamo sistemati in un apparta-
mento nei pressi dell’Istituto Archeologico che il giorno dopo avremmo visitato accompagnati dal di-
rettore Amreddin Berdimuradov.
L’istituto è un enorme parallelepipedo sovietico a tre piani. Il direttore si mostra orgoglioso della bella
e nuovissima scritta al neon affissa sulla facciata e degli irrigatori automatici installati di fresco nel
giardino antistante.
Se si esce sulla strada un taxi o un damas –dei furgoncini Chevrolet a sei posti, mezzo di trasporto per
eccellenza delle famiglie uzbeke- ti possono condurre in pochi minuti agli edifici più importanti della
città: i mausolei e le madraseh Timuridi. (FOTO 1)
Begzod, un ragazzo tajiko che abita vicino all’istituto, ci dice in un italiano fluido di aver studiato in
una scuola di italiano famosa in tutto il paese e ci accompagna a scoprire le meraviglie del cuore
antico di Samarcanda. Intorno al gigantesco sito che era Afrasiab, la Maracanda dei Greci, si accumu-
lano una serie di quartieri popolari, la maggior parte dei quali edificati completamente in mattoni di
terra cruda essiccata al sole ed intonacati: segno etnografico tangibile della sopravvivenza di una tra-
dizione edilizia vecchia di millenni. Dai tetti di tegole e lamiere svettano le cupole turchesi e gli impo-
nenti archi acuti del Rejistan, “La piazza del Re”, antico nome ripristinato dopo che era stato cambiato,
nel corso della dominazione sovietica, in un più socialista: “Piazza del popolo”. Il Rejistan è il cuore tu-
ristico della città, e lo si capisce dalla quantità di locali e ristoranti tipici disseminati tutti intorno, dai
We travel not for trafficking alone;
By hotter winds our fiery hearts are fanned:
For lust of knowing what should not be known
We take the Golden Road to Samarkand.
James Elroy Flecker
1.
La piazza dei
Rejistan
a Samarcanda